Le energie alternative e rinnovabili rappresentano una scelta irrinunciabile per il futuro: gli scienziati sostengono che se vogliamo contenere entro i 2°C l’aumento della temperatura della Terra, dobbiamo abbattere le emissioni di gas serra dell’80% entro il 2050. Che queste energie alternative debbano essere ricercate nel sole, nel vento, nelle biomasse, nella geotermia più che nel nucleare lo dimostra, da ultima ma non solo, la tragedia di Fukushima in Giappone: l’energia atomica non è ancora sufficientemente sicura e un guasto in una centrale può rappresentare una minaccia per tutto il pianeta. Inoltre, la tecnologia atomica ha costi molto elevati e l’uranio, il combustibile delle attuali centrali, è un minerale, dunque non una fonte rinnovabile ma esauribile.
La crescita del settore delle rinnovabili ci impone di percorrere sempre di più questa strada: gli investimenti mondiali sono passati dai 52 miliardi di dollari del 2004 ai 243 del 2010. Negli ultimi dieci anni nel mondo gli impianti fotovoltaici sono cresciuti con un tasso pari al 40% l’anno. Oggi un impianto per l’energia solare costa la metà rispetto al 2005. La Cina entro il 2015 passerà dall’attuale 8,3% di produzione “sostenibile” all’11,4%. La Germania prevede di soddisfare entro il 2050 l’80% della sua domanda con le rinnovabili.

La produzione di energia da fonti alternative può anche essere uno strumento per migliorare la condizione di vita dell’uomo nel mondo: sono ancora un miliardo e quattrocento milioni le persone prive dell’accesso all’elettricità: i piccoli impianti alternativi, diffusi in maniera capillare, sono una prospettiva concreta per dare a tutti la possibilità di una vita dignitosa.
Inoltre, l’altra sfida da vincere è il risparmio energetico: secondo gli esperti, usando in modo razionale le tecnologie esistenti, potremmo risparmiare il 30% dell’energia che consumiamo.
In Italia la situazione ha iniziato a cambiare in senso positivo nel 2007: molti passi in avanti sono stati fatti ma si procede a strappi, senza una strategia chiara.

Comunque, dal rapporto “Comuni Rinnovabili 2011” di Legambiente, emergono dati molto incoraggianti: un comune su otto è autosufficiente dal punto di vista elettrico, grazie all’utilizzo combinato di diverse fonti di energia rinnovabile. Il 22% dei nostri consumi elettrici viene alimentato da una fonte rinnovabile. Venti comuni italiani hanno raggiunto il 100% di sostenibilità non solo per i consumi elettrici, ma anche per quelli termici (il riscaldamento domestico e l’acqua calda). Infine, nella classifica delle realtà più virtuose, alle piccole comunità di montagna si stanno via via aggiungendo alcune città, come Treviso. Anche il meridione fa la sua parte. Ad esempio, Lecce e Agrigento hanno raggiunto l’autosufficienza.

L’Italia ha le risorse naturali, le competenze e la volontà “dal basso” per diventare un paese all’avanguardia nella produzione di energia da fonti alternative e rinnovabili. Ciò che ancora manca è una politica coerente a livello di governo, che si aggiunga all’intraprendenza mostrata dalle realtà locali. Abbiamo bisogno di una politica energetica nazionale chiara, che miri a incentivare il settore con continuità – guardandosi attentamente dalle speculazioni, anche della criminalità organizzata –, che semplifichi le procedure e dia certezza agli investimenti. Il contrario di quello che sta facendo il governo di destra, che in maniera ideologica ha incentrato tutto sulla opzione del nucleare. Il bonus del 55% sugli interventi edilizi per il risparmio energetico – introdotto dal governo di centrosinistra nel 2007 – è stato reinserito in extremis nell’ultima legge finanziaria dopo che il governo l’aveva cancellata. Un decreto legislativo varato a marzo dal governo ha generato preoccupazione in tutto il settore e mette a rischio tanti posti di lavoro a causa del taglio degli incentivi per lo sviluppo delle energie rinnovabili.

L’unica forza politica che dimostra di credere nello sviluppo sostenibile è il Partito Democratico: il nostro piano per la green economy è una delle proposte che presentiamo al paese per una alternativa di governo alla destra.