Caro Direttore,
la tragedia che ha colpito la comunità Rom e tutta la città di Roma è una ferita aperta. Il sindaco Alemanno ha cercato di difendersi attribuendo la responsabilità alla burocrazia e invocando poteri speciali e finanziamenti sostanziosi per gestire l’emergenza dei campi nomadi nella Capitale. Legittimo per lui difendersi così, anche se il quadro che ha dipinto secondo me non corrisponde alla verità, e proverò a spiegare il perché.

Mi permetto di scriverLe perché ieri – a mio giudizio in maniera assolutamente acritica – Corrado Ruggeri, il capo della cronaca di Roma del giornale da Lei diretto, sposa la linea del sindaco, senza sottolineare le lacune e le inesattezze contenute nella posizione di Alemanno. Inoltre, l’editorialista giunge alla conclusione che sia irrealizzabile la linea di un incontro e rispetto tra culture, coerenti con i valori della democrazia e dei diritti umani – scritti nella nostra Costituzione e nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo – che da sempre arricchisce la comunità romana. Credo sia un fatto grave, soprattutto perché a farlo è il Corriere della Sera, il più importante giornale italiano, custode del pensiero libero e tollerante.
Veniamo ora agli elementi della vicenda, almeno quelli che noi reputiamo non siano stati assolutamente considerati. Le dichiarazioni di Alemanno, come quasi sempre ormai, hanno scatenato forti polemiche. Non concordo sulla considerazione di Ruggeri secondo cui altri hanno reso complicata l’ulteriore realizzazione del piano del sindaco. I poteri speciali che reclama, Alemanno già li possiede. Sono oltre 30 i milioni a disposizione del Campidoglio per affrontare una questione delicata e complessa come quella dei campi nomadi. Le amministrazioni che lo hanno preceduto, nel periodo fra il 2000 ed il 2007, hanno realizzato sette villaggi attrezzati, che hanno dato accoglienza ad oltre 4.500 persone. Sette villaggi in sette anni, senza alcun bisogno di poteri speciali e senza avere a disposizione i 30 milioni di euro di cui Alemanno dispone. Di tutto questo, sul Suo giornale, nessuna traccia. Di tutto ciò che non è stato fatto o, peggio, è stato fatto male deve rispondere chi guida la città di Roma.

Checché ne dica il premier inglese David Cameron, l’incontro tra persone di etnia, cultura e religione diverse è una realtà e la sfida è creare le migliori condizioni di convivenza nella società. Siamo in un’epoca in cui la globalizzazione ha abbattuto le barriere tra le persone e gli stati. Di fronte a episodi tragici come quelli della morte di quattro bambini, dobbiamo casomai ricordarci delle persecuzioni subite dai popoli Rom, fino alla eliminazione fisica nei campi di sterminio nazisti, e interrogarci sul tasso di solidarietà e sulla coerenza dei nostri impegni nel governo delle società moderne.