«Siamo di fronte al fallimento della destra a Roma. L’azzeramento della giunta è stata una mossa disperata e inadeguata. É inadeguato il programma, è inadeguato il sindaco Alemanno».
Parla da commissario del Pd laziale Vannino Chiti, vice presidente del Senato. Se quando lo hanno chiamato a tenere insieme i cocci del suo partito gli avessero parlato di “riconquista del Camipidoglio” si sarebbe preso a schiaffi da solo per dirsi che era tutto vero e non si stava farneticando.

Crede realmente che Alemanno possa cadere prima del tempo?
«Sinceramente sì. La misura dell’azzeramento è stato un gesto inusuale e al tempo stesso un segno della sua debolezza».

Ammetterà però che se le cose non vanno, cambiare la squadra è legittimo. Che cosa doveva fare Alemanno, lasciare tutto come prima? Suvvia, gli riconosca almeno un po’ di coraggio.
«No, non è coraggio. Erano mesi che noi chiedevano le dimissioni degli assessori coinvolti. Il sindaco ha tentato di galleggiare su Parentopoli finché ha deciso di azzerare tutti tranne se stesso. Personalmente credo poi che il fallimento di Alemanno vada oltre il suo programma. E’ il fallimento di una certa visione di Roma. Non esiste nessuna capitale europea così chiusa in se stessa. Che non abbia un rapporto forte e non competitivo con il territorio che la circonda. Ma vado oltre: forse c’è un limite nella cultura stessa della destra romana, un modo di intendere la funzione stessa di sindaco».

A cosa si riferisce?
«Alla sua visione deficitaria delle istituzioni. Alemanno non fa il sindaco, fa il capo di una fazione. E’ a voi del Messaggero del resto che ha dichiarato di aver stipulato la tregua dei manifesti con il presidente della Provincia Zingaretti. Ecco, vede: fra le istituzioni non si decidono tregue, si collabora per il bene comune, come avviene del resto in tutta Europa.

Ma Zingaretti non può nascondersi dietro un dito. Sarà il vostro candidato nel 2013. Basta guardare i muri di Roma per capire che la campagna elettorale è già cominciata per tutt’e due le parti.
«Zingaretti è il presidente della Provincia e deve fare il presidente come lo sta facendo, cioè bene. Ma soprattutto dimostra un’altra idea delle istituzioni. Alemanno in Campidoglio ha sostituito 35 dirigenti con uomini di partito. Poi ci si chiede come mai non riescono a controllare le aziende. Penso che se continua a interpretare il ruolo di sindaco in questo modo Alemanno difficilmente riuscirà  a concludere il suo mandato e andrà a casa prima de tempo. E non credo sarà una grande perdita per i romani».

In questo caso, se si votasse per assurdo domani, voi avreste il personale politico in grado di governare? Siamo ancora in piena depressione post-Veltroni?
«Il Pd è riuscito in questi anni a mettere in campo sindaci di assoluto spessore che hanno saputo far bene. Guardi l’ultimo sondaggio de Il Sole 24 Ore e vedrà come si sono classificati».

Alemanno sostiene di aver trovato la macchina comunale in condizioni disastrose.
«Sono menzogne, questa macchina l’ha sfasciata lui e la Parcntopli sta lì a dimostrarlo».

La Parentopoli dei sindacati è cominciata però molto prima di Alemanno. Lo riconosca.
«A me non vanno bene tutte le Parentopoli. Bisogna però andare al nodo dei fatti, ai motivi per cui c’è stata: Alemanno e il centrodestra hanno cestinato le regole che le precedenti amministrazioni avevano imposto. I n questo modo è saltato tutto. Nella pubblica amministrazione le assunzioni vanno fatte per concorso e nelle aziende municipali seguendo norme e criteri trasparenti.
Chi ha cambiato le regole?»

Claudio Marincola