Le tasse in ogni paese servono a finanziare il welfare: la sanità, la scuola, i trasporti, in una parola tutti i servizi erogati dal “pubblico”. E’ necessario sottolinearlo in modo chiaro dal momento che, anche per le storture del nostro fisco, il suo pesare soprattutto sui redditi da lavoro dipendente e sulle pensioni, molti italiani ne hanno una percezione negativa.
Due sono gli elementi di distorsione più evidenti: l’Irpef è di fatto un’imposta “riservata” ad alcune categorie: la pagano in netta prevalenza i lavoratori dipendenti, i professionisti soggetti a trattenuta alla fonte ed i pensionati. Questo aspetto si collega direttamente al secondo elemento critico: l’evasione fiscale ha dimensioni inaccettabili, oltre il 15% del Pil sfugge al sistema di prelievo e ogni anno al gettito vengono a mancare circa 100 miliardi di euro, un importo superiore all’intera spesa per la scuola o la sanità.
Riformare il fisco è una esigenza primaria: si tratta di tutelare maggiormente la famiglia, il lavoro sia dipendente che autonomo, spostando il peso sulle rendite finanziarie e i patrimoni.
Il Pd, nel corso dell’ultima Assemblea Nazionale, ha presentato la sua proposta per riformare l’erario: un progetto forte, chiaro e incisivo. “Fisco 20, 20, 20” è il nostro piano per spostare il carico delle tasse dal lavoro, dai professionisti, dalle famiglie e dall’impresa alle rendite finanziarie. Un euro di reddito da lavoro o da impresa deve essere tassato meno di un euro tratto dalla rendita, a differenza di quanto avviene oggi.
L’aliquota del 20% è il riferimento per la tassazione di tutti i redditi.
La nostra proposta prevede l’abbassamento al 20% dell’aliquota sul primo scaglione Irpef – oggi al 23% –, la riduzione del numero delle aliquote intermedie e la revisione degli scaglioni a vantaggio dei redditi medio-bassi.
La giungla delle deduzioni e delle detrazioni va razionalizzata. La detrazione in particolare, oltre che per livello di reddito, deve differenziarsi per età, a vantaggio dei giovani e degli anziani.
Proponiamo l’introduzione di un “bonus per i figli”, sotto forma di sconto d’imposta o di trasferimento a favore dei beneficiari.
Vogliamo eliminare gradualmente l’Irap sul costo del lavoro e premiare chi si impegna con coraggio: la parte di reddito reinvestita non deve essere tassata. Inoltre, il reddito ordinario percepito dal lavoratore autonomo, dall’imprenditore individuale o dalla società di persone va tassato al 20%. Soltanto la parte eccedente può essere soggetta a tassazione Irpef.
La riforma fiscale deve essere l’occasione per orientare l’economia verso la sostenibilità ecologica. La nostra proposta contiene incentivi per la riduzione della produzione di rifiuti, per il riciclo e per la gestione del ciclo integrato; la riduzione delle aliquote Iva per i beni ad elevata efficienza energetica; prestiti a tasso zero per realizzare interventi per l’efficienza energetica degli edifici; la re-introduzione a regime della detrazione fiscale del 55% per l’efficienza energetica; l’applicazione dell’ imposta sul consumo di combustibili fossili, senza che essa si sovrapponga ad altre forme di disincentivazione.
Intendiamo favorire il lavoro femminile attraverso una agevolazione fiscale per il reddito da lavoro delle donne in nuclei familiari con figli minori.
La nostra proposta si fonda su due vincoli irrinunciabili: data la nostra condizione di finanza pubblica, il gettito fiscale deve restare invariato; ogni euro recuperato dall’innalzamento della fedeltà fiscale va vincolato alla riduzione delle imposte.
Le tasse sono uno strumento importante per la redistribuzione della ricchezza e la realizzazione di una uguaglianza di opportunità per tutti i cittadini.
Il fisco deve essere anche “trasparente”: gli italiani devono sapere come vengono spesi i loro soldi.
Questa è la proposta di governo che noi democratici presentiamo agli italiani per una alternativa politica credibile alla destra.
Le tasse sono antipatiche perché da decenni sono una disgrazia per tutti, o almeno per chi le paga. Gli autonomi, imprenditori e simili sono tartassati quanto i dipendenti. La differenza è che in tantissimi evadono
Chiti, date visibilità a queste proposte, fatele conoscere a tutti e ora non fissatevi sulla casa di berlusconi ai caraibi, non porta consenso quella politica
Redistribuire senza punire chi guadagna tanto lecitamente. tassare il giusto tutti, quindi fate bene a dire che le rendite sono graziate.
E attenzione: qualche tempo fa a Ballarò hanno dinostrato che il tanto sbandierato da tutti quoziente familiare crea la fregatura: si paga di più anzichè di meno con quel meccanismo di cumulo familiare
Portare l’aliquota irpef attualmente al 23% al 20%, mi pare doveroso non crede?
Non crede che occorra viceversa aumentare le aliquote irpef sui redditi alti?
a proposito, perchè il PD non ha aderito alla manifestazione di sabato? noi lavoratori, precari e disoccupati ci siamo sentiti traditi dal PD, sembra una nuova DC!
criticate berlusconi si ma voi che volete fare?
ecco quale dev’esser la nostra risposta:
1-Riforma Fiscale
redistribuire, a parita di pressione fiscale complessiva, l’onere
fiscale trasferendo il carico dai redditi bassi a quelli alti:
portare l’attuale aliquota irpef del 23% al 20%
alzando le aliquote sui redditi alti
Aumentare la tassazione sulle rendite finanziarie portandoci ai
livelli europei.
reperire risorse per lo sviluppo:
aumento dell’iva su tabacchi, alcolici, beni di lusso e giochi
privatizzazione della RAI (abbinata a legge antitrust seria)
vendita delle frequenze radiotelevisive
abolizione delle province
2-Sviluppo Economico:
aumento delle spese pubbliche per la ricerca e innovazione
Crediti d’imposta per gli investimenti in innovazione
Infrastrutture
Formazione legata alle esigenze delle imprese riforma della giustizia civile per ridurne i tempi
3-Opporci alla precarizzazione del lavoro
come:
cancellando stage, tirocini e contratti a progetto (il datore di lavoro avrà solo 3 possibilità contrattuali: il contratto a t. indeterminato, l’apprendistato e il contratto a t.determinato)
ridefinendo i limiti per il ricorso ai contratti a termine evitandone l’abuso,reintroducendo il credito d’imposta per le assuzioni a t.
indeterminato
riorganizzare gli ispettorati del lavoro aumentandone le risorse economiche ed umane per potenziare la lotta al lavoro nero.
Massimo, come fai a dire una cosa simile? ma ti pare che pagare oltre il 40% di sola irpef sia poco? guarda che guadagnare non è reato, se a quell’irpef aggiungi tutte le altre imposte si supera la metà del reddito lordo. Scherziamo?
sì ecco, ma vi pare che si possa dire di aumntare le tasse a qualcuno? ma per carità! anche le partite iva pagano una marea di tasse
Caro Carmelo, la cattiva percezione che molti italiani hanno delle imposte è dovuta anche al nostro sistema fiscale, per niente premiante nei confronti di chi si distingue per impegno, capacità, dedizione, serietà. Questo però non può giustificare in nessun modo il livello di evasione fiscale che attanaglia il nostro paese e che è una delle cause dell’elevata pressione fiscale. Inoltre, è giusto ricordare i tanti servizi pubblici di cui godiamo grazie al contributo fiscale che versiamo.
Per ricostruire un rapporto di fiducia tra l’erario e i cittadini è urgente varare la riforma del fisco, incentrata sull’equità, l’incentivo a lavorare e non a speculare, la semplificazione del sistema, la trasparenza. La proposta del Pd è in campo, aspettiamo di vedere se la maggioranza saprà raccogliere la nostra sfida.
Caro Ambrosinus, è vero: il Pd deve fare il massimo sforzo per far arrivare le nostre proposte a tutti gli italiani. I cittadini vogliono sentire cosa hanno da proporre i partiti per risolvere i loro problemi e il nostro dovere è dare delle risposte. L’Assemblea Nazionale, sia a maggio che a ottobre, ha approvato proposte serie e importanti per cambiare l’Italia. Sul fisco, l’università, il mercato del lavoro, la green economy servono riforme importanti, che rilancino il nostro paese secondo i principi del merito, dell’equità, del rispetto dei diritti, delle tutele di ogni persona.
Cara Simonetta, il fisco non può essere un sistema per punire qualcuno. Se viene percepito così, come a volte accade, è evidente che il sistema non funziona.
Nemmeno la proposta di tassare di più le rendite finanziarie, e in particolare la speculazione, non vuole essere una misura punitiva ma una provvedimento necessario per abbassare le tasse sui lavoratori.
Quanto al quoziente familiare, io penso che sia sempre necessaria una analisi accurata delle misure da varare. Non possiamo ragionare sulla base degli slogan e delle etichette. Ciò che è importante è giungere al risultato finale: ridurre la pressione fiscale sulle famiglie per aiutare questo nucleo importante della società. Lo studio del provvedimento da varare deve partire da questo punto fermo.
Caro Massimo, la ringrazio per il contributo. La riduzione della prima aliquota Irpef dal 23% al 20% è una misura necessaria per aiutare chi percepisce redditi medio-bassi. Ma occorre trovare le risorse e su questo punto non sono d’accordo con lei: chi ha un reddito alto già adesso contribuisce in maniera significativa alla causa comune. La aliquota Irpef più alta, la quinta, è al 43%, la quarta è al 41%. Si tratta di soglie già considerevoli. Piuttosto, io penso che le risorse vadano trovate aumentando le imposte sulle rendite finanziarie, oggi graziate con un prelievo del 12,5%. Quasi la metà di quanto pagano oggi coloro che rientrano nella prima fascia di reddito.
Per quanto concerne la manifestazione dell Fiom del 16 ottobre, il Pd ha fatto una scelta precisa: aderisce ufficialmente solo alle manifestazioni organizzate dal partito stesso. Ma era presente con diversi suoi autorevoli rappresentanti, per dimostrare che noi siamo il partito del lavoro, che vuole mettere il tema dell’occupazione al centro dell’agenda politica. Il nostro impegno è dimostrato anche dalla proposta di riforma del mercato del lavoro e dall’impegno affinché il governo e la maggioranza si occupino della vera emergenza: la crisi e il lavoro.
Il Partito Democratico, come ha detto il Segretario Bersani, ha un compito diverso da quello di aderire o meno a manifestazioni sindacali: deve fare la sintesi tra tutte le componenti, proporre un nuovo patto sociale.
Rispondo alla sua sollecitazione laddove lei dice che oltre che criticare l’operato di Berlusconi, noi democratici dobbiamo mostrarci propositivi: è proprio quello che stiamo facendo. Il post che stiamo commentando riguarda una delle nostre importanti proposte per l’alternativa. Altre sono state illustrate nei mesi scorsi. Una di queste, la nostra riforma del mercato del lavoro varata nello scorso maggio, può essere una risposta alle questioni interessanti che lei solleva in materia di contratti di lavoro.
Tutte le sue proposte sono interessanti e degne di un dibattito politico sul futuro dell’Italia. In particolare, sono d’accordo con lei sulla necessità di sostenere la ricerca e l’ammodernamento delle infrastrutture; sull’urgenza di ridurre i tempi della giustizia; sul dovere civico e etico di rafforzare il contrasto del lavoro nero e degli incidenti sui luoghi di lavoro, una autentica vergogna nazionale che si trasforma in dramma.
Caro Massimiliano, la quarta e la quinta aliquota Irpef si attestano al 41% e 43% del reddito lordo. Si può anche pensare a una riduzione di esse, seppur non in via prioritaria perché l’urgenza oggi è aiutare chi sta peggio e arranca a causa della crisi. Inoltre dobbiamo garantire la copertura di tutti i servizi che uno stato civile e vicino ai cittadini deve garantire. Nel complesso, non c’è dubbio, la pressione fiscale in Italia è troppo elevata. Con un serio lavoro di contrasto e recupero dell’evasione fiscale potremmo lavorare concretamente a un piano di riduzione delle tasse. Questo governo invece si occupa di altro e l’evasione fiscale in questi due anni e mezzo è aumentata.
Cara Mariella, come dicevo, la pressione fiscale in Italia si attesta su livelli elevati e naturalmente anche tutte le categorie di autonomi, imprenditori, liberi professionisti etc. versano un importi considerevoli. Il nostro problema è l’alto livello di evasione che si colloca proprio nelle categorie non sottoposte a trattenuta delle imposte alla fonte.
Non dobbiamo aumentare la pressione fiscale su chi già paga molto ma su chi paga troppo poco: le rendite da capitale.
Onorevole Chiti,
Lei scrive che le aliquote irpef più alte sono già considerevoli e quindi non suscettibili di aumentare ulteriormente, ma In Svezia Le aliquote progressive previste per le imposte sul reddito delle persone fisiche possono arrivare fino al 59,17%, in Germania le ultime aliquote sulle persone fisiche sono al 42% e 45%, in Austria 43% e 50%, in Belgio arrivano fino al 50%, mentre in Olanda sono del 42% e del 52%.
http://www.nuovofiscooggi.it/rubrica/dalmondo/schede-paese?page=10
Lei si dice favorevole a ridurre l’aliquota irpef al 20% e a ridefinire le aliquote intermedie favorendo i redditi medio-bassi, poi razionalmente sottolinea che occorre trovare le risorse.
Ovviamente lei onorevole Chiti, ben saprà della difficile situazione di finanza pubblica che abbiamo, come ovviamente onorevole Chiti, saprà dei vincoli rigidi e precisi impostici dal patto di stabilità.
Allora, onorevole Chiti, non crede che una proposta di politica seria dovrebbe, allorquando comporta una spesa, indicare i mezzi con cui finanziarla o compensarla economicamente?
Lei indica l’aumento della tassazione delle rendite finanziarie e su questo ovviamente sono d’accordo con lei, Ma onorevole Chiti lei che è più smaliziato di me, saprà certamente che gli introiti connessi a tale intervento appaiono alquanto incerti e non penso proprio che siano sufficienti a coprire completamente le minori entrate derivanti dalla riduzione dell’aliquota irpef oggi al 23%.
Lei fa un discorso tipico dei politici, quando si tratta di proporre spese o minori entrate, accontenta tutti, ma quando si tratta di indicare il modo di finanziare le misure che si propongono rimane sul vago e nega qualsiasi ipotesi che possa scontentare qualcuno.
Visto che non è favorevole ad un seppur minimo aumento delle aliquote irpef per i redditi alti, vediamo se è d’accordo con queste alternative:
Privatizzazione e vendita della RAI ai privati.
Abolizione delle province
abolizione del pubblico registro automobilistico
dimezzamento del numero dei parlamentari e riduzione delle loro indennità
eliminazione delle attuali disposizioni sul vitalizio ai parlamentari
(a tal proposito però, mi risulta che l’ attuale parlamento già si sia espresso, PD compreso, ovviamente in senso sfavorevole in data 21 settembre 2010, i miei complimenti)
aumento dell’iva su tabacchi, alcolici e beni di lusso
aumento delle tasse sui giochi
taglio delle spese militari
Onorevole Chiti, mi rendo conto che essendo in campagna elettorale non sia il massimo per un politico proporre di aumentare le tasse, ma allora in alternativa mi indichi dove andrebbe lei a tagliare la spesa pubblica perchè in mancanza di ciò, rischierebbe di venir messa in discussione l’intera vostra proposta politica che potrebbe venir tacciata come la classica promessa demagogica da “partito del debito”.
Onorevole Chiti,
quanto alla manifestazione del 16 ottobre, devo scriverle che non ho apprezzato la posizione non unitaria del PD in merito alle questioni del lavoro che in quella sede venivano denunciate.
Non ritiene che gli operai debbano rappresentare sempre un interlocutore da ascoltare con particolare attenzione da parte di un partito che si dice di centrosinistra?
Le persone che hanno manifestato con la FIOM erano infuriate semplicemente perchè vorrebbero un sindacato che non firmi le cambiali in bianco imposte in modo autoritario da un imprenditore che tra l’altro essi stessi hanno contribuito a finanziare con il pagamento delle tasse nei momenti di difficoltà.
Quelle persone vorrebbero non essere ricattate dal loro datore di lavoro con una sparata del tipo “o accetti queste condizioni o delocalizzo in Serbia”, ma vorrebbero che ogni accordo possa essere discusso serenamente e poi votato democraticamente.
non le pare che il mondo del lavoro abbia bisogno oggi più che mai di comporre il conflitto sindacale nel suo interno?
non crede che un governo di centrosinistra dovrebbe assumere, anche in questo campo, un atteggiamento opposto a quello tenuto dal ministro Sacconi? e quindi invece che manovrare tatticamente per spaccare i lavoratori fra di loro, promuovere al contrario la composizione del conflitto tra i lavoratori stessi, mediante una legge che consenta agli operai di votare democraticamente per respingere o accettare di volta in volta gli accordi?
Tanti elettori votarono PD, nella speranza che quel partito si sarebbe schierato a difesa della parte più debole, secondo un principio di giustizia sociale ed equità che dovrebbe essere patrimonio culturale del centrosinistra, per questo ci siam sentiti traditi.
E’ vero che il partito è cosa diversa dal sindacato, si tratta di due soggetti distinti e autonomi nelle loro rispettive funzioni, ma è altrettanto vero che la politica non può arroccarsi nel proprio palazzo senza essere un minimo permeabile verso le istanze della società.