Mentre sull’Isola dei Cassintegrati lo scorso 3 giugno si sono “festeggiati” i 100 giorni di protesta pacifica, la disoccupazione in Italia continua ad aumentare.
Dopo oltre tre mesi di originale e coraggiosa battaglia per il lavoro e dopo il fallimento della trattativa con la multinazionale chimica Ramco, gli operai della Vinyls non demordono e chiedono ai sindacati la massima unità per affrontare e risolvere la loro vertenza. Al governo chiedono che si occupi con maggiore impegno della loro vicenda, attraverso l’intervento diretto del Ministro per le Attività Produttive – se finalmente questo importante incarico verrà assegnato dopo le dimissioni di Scajola – o del Presidente del Consiglio.
In base alle rilevazioni dell’Istat, il tasso di disoccupazione relativo al mese di aprile è ancora peggiorato e si attesta all’8,9%. Non stavamo così male dal quarto trimestre del 2001. Il numero di persone in cerca di occupazione è pari a 2 milioni 220 mila, il 20,1% in più rispetto a un anno fa.
Come se non bastasse, ci sono dati ancor più preoccupanti: quasi un terzo dei nostri giovani è senza un lavoro. Il tasso di disoccupazione dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni è salito al 29,5%, con un aumento dell’ 1,4% rispetto al mese precedente e di 4,5 punti rispetto a un anno prima. È il dato più elevato da quando esistono le serie storiche mensili dell’Istituto di Statistica, ovvero dal 2004. Che futuro ha un paese in cui già a 20 anni i giovani sono sconfortati dalla difficoltà di trovare un impiego per lo meno dignitoso se non pienamente appagante?
Dopo due anni di immobilismo e sprechi di denaro pubblico, il governo ha preso atto della situazione di difficoltà finanziaria in cui si trova il nostro paese e ha varato una manovra molto dura: chiede sacrifici in prevalenza alle categorie a reddito medio-basso, non investe minimamente per l’avvio di un nuovo sviluppo.
Attendiamo che governo e maggioranza si accorgano dell’emergenza occupazionale per varare interventi seri. Il Partito Democratico continua ad avanzare le sue proposte per l’immediato e per il medio periodo. Per esempio, chiediamo di spostare le risorse stanziate per favorire la stipula di contratti di produttività aziendali, che realisticamente in tempo di crisi non si realizzano e comunque non rappresentano la priorità, verso la diminuzione del costo del lavoro a tempo indeterminato.
Il Partito Democratico vuole anche che siano superate le ingiustizie del precariato diffuso e permanente. La nostra proposta è incentrata su: drastica riduzione delle tipologie di contratti atipici; incentivazione del contratto a tempo indeterminato attraverso un minor costo del lavoro stabile rispetto a quello precario; graduale introduzione di garanzie su reddito, malattia, infortuni, riposo, maternità per tutte le forme di lavoro, anche per le imprese individuali, innanzi tutto con l’universalizzazione dell’indennità di disoccupazione; unificazione e riforma della cassa integrazione ordinaria e straordinaria; politiche di formazione permanente per il reinserimento al lavoro; introduzione dello Statuto dei lavoratori autonomi e dei professionisti per definire un denominatore di tutele anche per queste categorie.
Il lavoro è la vera emergenza nazionale e dovrebbe rappresentare la priorità per chi ha la responsabilità del governo. La destra invece continua a non curarsene. È il momento di una mobilitazione generale del mondo del lavoro. I sindacati devono saper ritrovare la loro unità ma non in astratto o a attorno a equilibri di schieramento, bensì nel giudizio sulla crisi, sulle misure adottate dal governo, sulle modifiche indispensabili per farle corrispondere alle esigenze del mondo del lavoro e delle giovani generazioni.
Occorre una azione comune e la volontà di stare in campo dei lavoratori per riuscirci.
Chiti, ma quale unità sindacale! Cisl e Uil firmano tutto quello che gli propongono
Conosco tre persone che hanno perso il lavoro, almeno 5 che hanno peggiorato la loro condizione lavorativa e almeno 10 che tremano…mi pare una statistica esemplare
Io direi attendiamo proposte costruttive da parte di chiunque
Destra, sinistra, centro: sono tutti uguali. L’unica forza politica che difende il lavoro e i lavoratori è la Lega. Abbiamo almeno il coraggio di ammetterlo!
Caro Binci, il discorso che fai tu io te lo posso rovesciare: E’ LA CGIL CHE NON FIRMA NIENTE, non diamo la colpa agli altri adesso. Perchè non parliamo del livello di assenteismo che c’è a Pomigliano ?
Chiti, continui così: la crisi va denunciata ogni volta più di prima.
Io pongo un interrogativo: chi parla di crisi superata o lieve non gira per la strada? non vede che la gente è pessimista più di prima? che le le persone in difficoltà aumentano? vi dico di più: l’accattonaggio è aumentato negli ultimi anni, per la verità non negli ultimi due anni ma qualcosa di più. Diciamo 5
Avete visto Pomigliano? Chiti lei che dice? come sempre è finita a guerre di posizione
Caro Francesco, le vertenze che coinvolgono le parti sociali sono tante, molto più di quelle che sono oggetto dell’attenzione degli organi d’informazione. Spesso in queste occasioni, dopo la trattativa, si giunge alla firma di tutte le parti, con l’unione di tutti i sindacati. Purtroppo questo non avviene su alcune importanti vertenze nazionali e le divergenze tra le principali sigle sindacali emergono sulle scelte strategiche, come la decisione di fare uno sciopero generale.
Io penso che quando le condizioni proposte sono incompatibili con la tutela dei diritti dei lavoratori, i sindacati non debbano recedere dalla fermezza delle loro posizioni e promuovere iniziative di protesta pacifica. È giusto e doveroso restare nella trattativa, ma senza rinunciare alla propria missione. I sindacati hanno il delicato compito di rappresentare le istanze del mondo del lavoro, difendere tutele e diritti, senza perdere di vista l’interesse generale. La loro posizione deve sempre essere indipendente e costruttiva.
Ciao Gabri, purtroppo la sua statistica è quanto mai attendibile, sono in tanti gli italiani che possono riferire testimonianze simili alla sua. Inoltre, le statistiche ufficiali raccontano la stessa verità: l’Italia è in difficoltà, le famiglie spendono meno, anche sui beni di prima necessità. L’aumento del tasso di disoccupazione e della cassa integrazione ha ridotto il potere d’acquisto di tanti italiani e creato un diffuso senso di sfiducia. Le aziende e i negozi che non sono riuscite a resistere alla crisi e hanno chiuso sono migliaia.
Anche i dati relativi al PIL degli ultimi due anni dimostrano che siamo in una fase di crescita zero. La priorità di chi ha la responsabilità di governare deve essere quella di affrontare questa emergenza, aiutare i lavoratori, le imprese, i ceti a reddito medio-basso e gettare le basi per dar vita a uno sviluppo nuovo e sostenibile. La destra che ci governa fa tutt’altro, impegnata com’è tra leggi ad personam, leggi volte a contrastare il lavoro della magistratura e una manovra finanziaria che fa pagare ai più deboli i costi del risanamento e degli errori che hanno commesso in questi due anni.
Caro Emanuele, capisco la sua posizione, lei chiede che tutti i partiti facciano il loro dovere per perseguire l’interesse dell’Italia e degli italiani. Ma le proposte sono in campo e su queste bisogna giudicare: quelle del governo e della maggioranza di destra sono contenute nelle politiche messe in atto negli ultimi due anni. Una condotta del tutto insufficiente rispetto alle difficoltà del mondo del lavoro, delle imprese; rispetto alla fatica che tanti italiani fanno per arrivare a fine mese.
Il partito Democratico ha avanzato le sue proposte alternative che mettono al centro l’aiuto immediato verso chi ha perso il lavoro, chi si trova in cassa integrazione, i precari – che nella crisi sono i primi a pagare –, le imprese – che hanno difficoltà di accesso al credito e senza liquidità non possono rilanciarsi –, i cittadini che hanno un reddito medio-basso. Inoltre abbiamo proposto un pacchetto di misure per avviare uno sviluppo nuovo, puntando sulla green economy e sulla sostenibilità della crescita.
Anche le nostre proposte alternative alla manovra economica del governo contengono misure di sostegno del potere d’acquisto e di rilancio attraverso le liberalizzazioni. Le nostre sono proposte immediatamente attuabili e che non sono incompatibili con il doveroso risanamento dei conti pubblici. Infatti abbiamo proposto anche politiche di rigore contro l’evasione fiscale, gli sprechi e per lo spostamento del carico fiscale dal lavoro alle rendite.
Caro Luca, non condivido queste generalizzazioni. La politica ha una storia: le diverse aree politiche si sono sempre distinte per battaglie diverse, per la difesa di interessi differenti e su questa base vanno giudicate. La difesa dei più deboli e dei lavoratori è la storia e la missione della sinistra. In questi anni probabilmente abbiano commesso qualche errore, ma il Pd è il partito del lavoro, su questo tema ci stiamo battendo tutti, chiediamo a gran voce – da due anni – che il governo affronti finalmente l’emergenza. Siamo noi che proponiamo il rilancio dell’Italia attraverso uno sviluppo nuovo e sostenibile, che crei tanti posti di lavoro nei settori che possono crescere attraverso il forte investimento nella green economy.
Se in Parlamento, nello scorso marzo, per la prima volta dall’inizio della legislatura si è parlato di crisi e lavoro è solo per merito del PD, che ha lungamente chiesto che il lavoro diventasse una priorità. Il governo invece dimostra di non interessarsi ai problemi degli italiani e di avere altre priorità.
Lei dice che la Lega difende i lavoratori. La verità è che la politica della Lega Nord è tutta basata sulla propaganda, nessun fatto concreto.
Berlusconi e il governo si occupano di altro – per esempio ostacolare l’uso delle intercettazioni o trovare il modo di sottrarre il Presidente del Consiglio ai processi nei quali è imputato – e la Lega li asseconda in tutto. Non obietta nulla contro le leggi ad personam e non contesta il fatto che l’Italia non abbia politiche governative per il mondo dell’imprese e per il lavoro. Hanno detto no alla riduzione delle tasse sul lavoro dipendente, sui redditi e le pensioni medio-basse, così da rilanciare i consumi; hanno ancora detto no a misure di sostegno per le piccole imprese.
Dunque, come vede, il Pdl e Lega sono uniti nella insufficienza politica con la quale stanno gestendo la situazione economica e sociale dell’Italia.
Ciao Cittadino indignato, come dicevo all’inizio a Francesco, la gran parte dell’attività sindacale non è oggetto di attenzioni degli organi d’informazione. Sono tanti gli accordi che tutte le sigle sindacali, compresa la Cgil, firmano a livello nazionale o locale.
Non è importante stabilire chi ha la responsabilità delle diverse scelte che fanno i sindacati italiani. Ciò che è necessario è che essi lavorino insieme per ritrovare unità e essere in grado di rappresentare al meglio gli interessi dei lavoratori, difendere i loro diritti, battersi per estenderli anche ai precari, senza logiche di corporazione e tenendo presente l’interesse generale.
Quanto alla vicenda dello stabilimento Fiat di Pomigliano, l’atteggiamento della Cgil è stato molto responsabile. Il segretario Epifani ha detto chiaramente che è importante tutelare l’investimento della Fiat in Campania e che i lavoratori partecipino alla consultazione referendaria. Ha inoltre aggiunto che la Cgil è pronta a trattare con la Fiat per giungere a una soluzione equilibrata – eliminando dall’accordo le parti più dure per i lavoratori – e disponibile a trovare misure per contrastare il livello di assenteismo che, non c’è dubbio, quando raggiunge livelli eccessivi è un fatto negativo e allarmante.
Cara Simona, la ringrazio per la testimonianza. È drammatico constatare che le persone in difficoltà stentano sempre di più.
Le difficoltà economiche degli italiani non le vede solo chi non vuole vederle: basta andare nei supermercati per vedere le difficoltà dei cittadini; basta girare per strada per vedere quanti negozi hanno chiuso in questi due anni. Sui giornali leggiamo praticamente ogni giorno di aziende che chiudono, che annunciano licenziamenti o il ricorso alla cassa integrazione. La contrazione dei consumi è testimoniata dalle statistiche.
Come dice lei, è una fase di difficoltà iniziata qualche anno fa, ma che in questi due anni si è acuita in maniera drammatica. Chi sottovaluta questa realtà si assume una grande responsabilità.
Caro Marco, io penso che l’investimento della Fiat su Pomigliano sia molto importante e che da parte di tutti i soggetti coinvolti debba esserci il massimo impegno per la riuscita dell’operazione. Siamo di fronte al primo caso in Europa di rientro delle produzione esternalizzata. Bisogna trovare una soluzione equilibrata nell’interesse di tutti.
Penso anche che non si possa prescindere dal sentire la voce dei lavoratori. Alcuni punti della bozza di accordo sono estremamente delicati e riguardano diritti fondamentali dei lavoratori, garantiti dalla nostra Costituzione. Non vedo motivi per cui non si debba continuare a discutere per giungere a un accordo migliore, che tuteli i lavoratori e garantisca l’investimento della Fiat con la necessaria flessibilità e migliori standard di produttività.
Dopo il referendum, mi auguro che l’azienda ribadisca la sua ferma volontà di investire su Pomigliano.