«L’isola dei cassintegrati e’ il simbolo di una Sardegna senza lavoro e senza progetti. Chiudono le industrie e migliaia di posti di lavoro sono a rischio. Noi vogliamo industrie rispettose dell’ambiente e dei lavoratori, e le aziende si devono impegnare ad utilizzare sistemi ecocompatibili».
Sono parole di un rappresentante di Legambiente a sostegno dell’iniziativa dei lavoratori che da due mesi occupano pacificamente l’ex carcere de L’Asinara per difendere il loro lavoro.
La mancanza di progetti è purtroppo una realtà non solo sarda ma nazionale. Come ho sottolineato più volte, una delle responsabilità del governo di destra è quella di non avere una politica per lo sviluppo che indichi la via per uscire dalla crisi.
La settimana scorsa sono arrivate nuove importanti notizie dal fronte lavoro. L’Istat ha diffuso i nuovi dati relativi all’occupazione e, ancora una volta, non giungono segnali di ripresa: il tasso di disoccupazione cresce ancora: a marzo ha raggiunto l’8,8%, dato peggiore dalla primavera del 2002. Le persone in cerca di occupazione sono 2,194 milioni, il 2,7% in più rispetto a febbraio, il 12% in più rispetto a marzo 2009. Preoccupa in particolare la crescita della disoccupazione femminile: sono il 4,8% in più le donne in cerca di lavoro nel giro di appena un mese. Negli ultimi dodici mesi abbiamo perso 367.000 occupati, una diminuzione dell’1,6%. Ne consegue che il tasso di occupazione è ancora diminuito: 56,7%, il peggiore dal secondo trimestre del 2002.
Sempre la scorsa settimana, alla Camera è stata approvata la nuove versione del Disegno di legge sul Lavoro. Grazie ai rilievi con cui il Presidente Napolitano ha motivato il rinvio della legge alle Camere e all’impegno del Pd, il testo è molto migliorato, anche se presenta ancora aspetti negativi, che indeboliscono il diritto del lavoro. Sono state escluse le controversie relative al licenziamento tra quelle su cui sarà possibile ricorrere all’arbitrato invece che all’autorità giudiziaria. L’approvazione di un emendamento del Pd fa sì che il lavoratore non sarà più costretto a scegliere in sede di assunzione se demandare le eventuali controversie alla pronuncia secondo equità di un arbitro, la scelta andrà fatta di volta in volta nel momento in cui si dovesse aprire una controversia.
L’impegno del Pd aveva portato al voto dell’Assemblea della Camera un’altra proposta in favore dei lavoratori: il prolungamento da 12 a 18 mesi della Cassa Integrazione ordinaria e la costituzione di un fondo per il pagamento degli stipendi a lavoratori che non li percepiscono da diversi mesi, ma non godono di tutele perché dipendenti di aziende non formalmente in crisi. Il governo e la maggioranza hanno detto no, per mancanza di copertura finanziaria. Ancora una volta la destra dice no a risorse a sostegno dei più deboli dopo aver sperperato denaro per tagliare l’Ici ai più ricchi e soprattutto per l’operazione elettoralistica dell’Alitalia.
Non trova soldi per i lavoratori, per le imprese ma aumenta la spesa corrente. Complimenti, non c’è che dire!
Segnalo questi dati Istat: Sicilia, Sardegna e Campania sono le regioni con il tasso di disoccupazione più alto d’Italia: 13,9%, 13,3% e 12,9%).
La Sicilia ha il tasso di disoccupazione più elevato sia per la componente maschile sia per quella femminile.
C’è un incremento del tasso di disoccupazione giovanile a livello nazionale e ovviamente anche qui le regioni meridionali mostrano i livelli più alti. Spiccano Sardegna, Sicilia e Basilicata: 44,7%, 38,5% e 38,3%. Il Lazio è l’unica regione del Centro-nord a presentare un tasso superiore alla media nazionale.
Cordiali saluti
Senatore Vannino Chiti non pensa che tutto il partito dovrebbe sostenere la proposta di Veltroni, sul contratto di lavoro unico ?
Per la serie “Facciamoci del male” e per la serie “Messaggi alieni da Cortona” anche ieri è andata in onda la solita, triste, autolesionista e incomprensibile battaglia interna di quelli che, dopo aver affossato il pd svuotandolo della politica per soddisfare i palati di Veltroni che lo voleva “leggero”, adesso minacciano anche la scissione perchè non hanno abbastanza potere.
Vorrei che Franceschini e Fioroni si domandassero se credono sul serio che gli elettori di sinistra siano interessati minimamente, in questo particolare momento, alle sue rivendicazioni di potere politico per la minoranza all’interno del pd.
Che quadro sconfortante! la grecia fallisce, l’Europa soffre e noi abbiamo sti dati qui! Spero arrivino tempi migliori e sinceramente spero che chi di competenza sappia muoversi bene, siamo nelle loro mani
Siamo alle solite, i posizionamenti interni del PD. Dateci le proposte, la visione dell’Italia.
In Sardegna non c’è solo la Vilnys. C’è ancora protesta tra gli operai dell’Eurallumina di Portovesme, chiusa da più di un anno. L’Alcoa deve ancora presentare un piano insutraale serio, se no scoppia un casino.E immagino che tutta l’Italia sia messa in ginocchio come noi.
Firmato, un sardo appassionato.
Buongiorno, mi rivolgo ad Angela: interessanti quei dati, ma possibile che la Calabria non rientra tra le più disgraziate? me ne rallegro visto che ho origini calabresi, ma mi pare strano. Lì la ‘Ndrangheta è peggio della mafia e le difficoltà socio-economiche peggiori della Sicilia. Anche la geografia non aiuta!
Cara Angela, la ringrazio per il contributo che arricchisce il nostro dibattito. Sono dati preoccupanti, che peggiorano il quadro già molto negativo che percepiamo ogni settimana da una serie di rilevazioni statistiche. Nelle tre regioni che lei cita c’è, in sostanza, un tasso di disoccupazione tra i 13% e il 14%, tra i 4 e i 5 punti in più del dato nazionale, che già è alto e in costante crescita. Questo dimostra che divario esista tra le regioni più ricche e quelle che accusano il maggiore ritardo. Un divario che evidentemente arriva anche a 10 punti. Una situazione grave e inaccettabile! C’è una vasta zona d’Italia in cui i cittadini rischiano di perdere la speranza di potersi affermare attraverso il lavoro, di potersi costruire una vita dignitosa. E’ evidente come questa carenza di lavoro – ancor più accentuata per quanto riguarda le giovani generazioni – e le difficoltà economiche siano tra le cause principali dell’attrattiva esercitata dalla criminalità organizzata sui giovani emarginati del meridione.
Cara Laura, il contratto unico è tra le proposte avanzate dal PD in materia di lavoro. In Parlamento sono state presentate diverse proposte tutte incentrate su questo modello ma che si differenziano tra loro su alcuni punti.
Il lavoro è tra le dieci priorità su cui il partito nei prossimi mesi si confronterà, nell’ambito del progetto Italia 2011, per poi presentare una sua proposta sui cui sfidare la maggioranza e il governo.
Di fronte ai grossi difetti che ha oggi il mercato del lavoro, soprattutto in termini di giustizia sociale ed equità, sarebbe un errore cercare solamente di tornare alle soluzioni del passato: l’economia si è globalizzata, sono cambiate le dinamiche di funzionamento della produzione e il settore dei servizi ha preso il sopravvento. La flessibilità deve essere una vera opportunità, non una forma di vessazione. Per far questo occorre estendere alla categoria debole, cioè i precari, le tutele di cui hanno pienamente diritto.
Una strada possibile è l’introduzione di un contratto unico che prevede una flessibilità iniziale – che serva alla verifica dell’impegno, delle capacità e delle competenze del lavoratore – e una stabilizzazione progressiva.
Sono comunque elementi indispensabili un nuovo sistema di ammortizzatori sociali, le tutele garantite per tutti, nonché percorsi di formazione e un adeguato indennizzo economico per chi dovesse essere licenziato.
Proprio oggi il PD ha approvato un testo di riforma del mercato del lavoro da sottoporre all’Assemblea Nazionale che si riunirà venerdì prossimo. In questa proposta, oltre al lavoro a tempo indeterminato, si riducono le forme di contratti atipici: rimangono il contratto a tempo determinato e il lavoro a progetto, che viene circoscritto e ben delimitato. Si introduce anche una graduale armonizzazione delle aliquote contributive e vengono elevati gli oneri dei contratti atipici, di modo che questo tipo di lavoro costi piu’ di quello a tempo indeterminato.
Rendere meno “conveniente” per il datore di lavoro questo tipo di contratti è, del resto, la strada maestra scelta da tutti i governi europei per garantire che un corretto utilizzo di rapporti di lavoro che non debbono sostituire l’assunzione, ma affiancarsi ad essa come strumento per incentivare l’occupazione.
Si tratta di una proposta innovativa che raccoglie tutte le sfide del contratto unico.
In generale, è importante che qualsiasi riforma sul diritto del lavoro non ridimensioni quelle garanzie per i lavoratori che sono parte importante delle conquiste dell’Italia moderna.
Caro Morpheus, la scissione di una componente del partito sarebbe una sconfitta per tutti e la negazione del progetto che ha dato vita al Partito Democratico. Ma non penso sia un pericolo all’ordine del giorno. Ritengo che il Partito dia spazio a tutte le sensibilità e che il suo scopo fondativo sia proprio quello di fare la sintesi tra tutte le idee del campo progressista. L’elezione del segretario coincide con la scelta di una linea politica che riguarda anche il come si vuole strutturare il partito. Chi ha una visione diversa può comunque dare il suo contributo di idee e suggerimenti che possono essere recepiti, ma queste diverse visioni non devono diventare motivo di divisioni permanenti.
Il confronto su come strutturare il partito è un presupposto indispensabile per poter proporre agli italiani una seria alternativa di governo, ma la gente vuole sentire da noi quali proposte avanziamo, quali idee proponiamo per il progresso dell’Italia.
Caro Gigi, siamo in una situazione difficile. L’Europa soffre ma è grazie all’Unione Europea che abbiamo conosciuto un’epoca di grande pace e, negli ultimi anni, di stabilità monetaria, che ha tenuto al riparo da grossi pericoli i paesi più fragili come l’Italia. Anche in questa fase critica l’Europa sta facendo la sua parte per tutelare la Grecia e preservare tutta l’unione monetaria dalle conseguenze che il crack greco può generare.
Certo, questa crisi pone ancora una volta l’esigenza di avere una Unione Europea che parli con una voce sola su temi fondamentali come l’economia e la politica estera. Sappiamo bene che non è un percorso facile, nessuno stato vuole rinunciare alla sovranità in queste materie,ma si tratta di un cammino inevitabile.
Perché arrivino tempi migliori, come lei auspica, penso sia necessario intraprendere una nuova via di sviluppo, non incentrato sulla speculazione e il consumismo sfrenato ma sulla tecnologia sostenibile e la centralità della persona. L’economia deve tornare a basarsi sulla produzione di beni e servizi utili, non sulla finanza che ha portato all’attuale crisi mondiale e che ha ridotto sul lastrico tanti risparmiatori.
Caro Marco, condivido la sua contrarietà all’eccesso di protagonismo pubblico che c’è nel Partito Democratico. Un partito che vuole rappresentare tutte le forze progressiste italiane non può non avere al suo interno diverse anime che, nell’ambito della visione generale comune, hanno idee differenti tra loro. Gli organi interni esistono per questo e in particolare i congressi servono a stabilire quale linea sia quella prevalente. Tutto ciò non giustifica il fatto che dopo la chiusura dei congressi le mozioni diventino formazioni permanenti che si confrontano in pubblico e cercano visibilità per sé. Finito il congresso le mozioni si sciolgano.
Le diverse idee devono confluire in una proposta unica attraverso il confronto interno. Come dice lei, sono le proposte ciò che interessa ai cittadini italiani.
Caro signor Cuttini, purtroppo oltre alla Vinyls e le altre aziende in difficoltà di cui le cronache parlano, ci sono molti altri casi difficili da affrontare e qualcuno, per fortuna, risolto positivamente. Fa bene lei a segnalare altre vertenze che conosce, più se ne parla e più probabilità ci sono che si trovino soluzioni positive per i lavoratori.
Anche per colpa del disinteresse dimostrato dal governo, che in queste situazioni ha il dovere di fare la sua parte per trovare nuovi investitori e svolgere un ruolo di mediazione, si rende necessario dare la maggiore ribalta possibile alle battaglie per il lavoro. Che se ne parli attraverso i mezzi d’informazione è anche un modo per sensibilizzare gli italiani su problemi che riguardano altri cittadini e che meritano la partecipazione di tutti. Purtroppo in Italia sono pochi gli organi di stampa che dedicano il giusto spazio ai problemi del lavoro.
Il mio blog sarà sempre a disposizione per diffondere la conoscenza di qualsiasi altra vertenza o situazione difficile mi venga segnalata.
Cara Simona, la sua osservazione è sicuramente fondata: la Calabria è una regione con grandi difficoltà economiche e lavorative, con una realtà criminale molto forte e radicata. E’ un problema che riguarda tutto il meridione d’Italia e che si trascina da troppo tempo. Le soluzioni proposte in passato si sono rivelate spesso inefficaci o, in qualche caso, peggiorative.
La lotta alla criminalità organizzata deve essere fatta a tutto campo. Servono mezzi adeguati alle investigazioni, una giustizia che funzioni e garantisca certezza della pena in tempi ragionevoli. Tutto ciò oggi manca e le soluzioni proposte dalla destra per ovviare a questi problemi sembrano mirare a tutt’altro piuttosto che andare incontro alle esigenze dei cittadini. Possiamo però registrare con soddisfazione e speranza il dato positivo dei tanti giovani che negli ultimi anni si sono orgogliosamente battuti per affermare la legalità nella loro terra di Calabria. E’ da qui che bisogna partire per sconfiggere un fenomeno che non è solo culturale ma, come ci hanno insegnato tra gli altri Falcone e Borsellino, si sconfigge solo se si vince anche la battaglia culturale.
Dal punto di vista amministrativo il Federalismo fiscale può essere un’opportunità per responsabilizzare le amministrazioni locali e consentire quindi che le risorse vengano impiegate meglio. Questo avverrà solo se il federalismo avrà regole certe che tutelino l’equità. Decentrare le responsabilità non deve significare abbandonare alle proprie difficoltà le regioni più indietro nello sviluppo.