(9Colonne) Roma, 9 mar – “Stante l’attuale assenza di obblighi di informazione, il consumatore ha solo l’illusione di comprare pane fresco, magari perché caldo al momento dell’acquisto, ma in realtà non è in grado di distinguere se si tratta di un prodotto realizzato solo con farina, acqua e sale all’esito di una lievitazione che dura una notte intera, oppure di un pane semplicemente riscaldato realizzato anche con lievitanti ed additivi per resistere ai processi di congelazione, la quale può durare anche due anni”. Lo sostengono i senatori del Pd in una interrogazione al premier ed al ministro dello Sviluppo economico ai quali chiedono di dare attuazione al decreto ministeriale sui panifici predisposto due anni fa, peraltro condiviso dai panificatori, notando che “l’ulteriore ritardo nell’emanazione della disciplina regolamentare normativamente prevista danneggia gravemente i cittadini consumatori oltre al patrimonio agro-alimentare tradizionale e mette a rischio un intero settore del valore di 7 miliardi di euro per 400.000 addetti, con 25.000 piccole imprese che sfornano in media 100 chilogrammi di pane al giorno ciascuna”. I senatori – Paolo Giaretta, Marilena Adamo, Silvana Amati, Emanuela Baio, Giuliano Barbolini, Fiorenza Bassoli, Franca Biondelli, Daniele Bosone, Filippo Bubbico, Vannino Chiti, Carlo Chiurazzi, Mauro Del Vecchio, Roberto Di Giovan Paolo, Cecilia Donaggio, Francesco Ferrante, Mariapia Garavaglia, Maria Fortuna Incostante , Giovanni Legnini , Mauro Maria Marino, Alberto Maritati , Roberta Pinotti, Francesco Sanna, Luciana Sbarbati, Marco Stradiotto, Salvatore Tomaselli, Luigi Vimercati, Flavio Pertoldi, Giuseppe Lumia, Gian Carlo Sangalli e Paolo Rossi – chiedono di “sapere se e quando il Governo intenda adottare il decreto di cui all’art. 4 del decreto-legge n. 223 del 2006, per difendere la trasparenza nella produzione del pane e per tutelare i consumatori, disciplinando l’indicazione del metodo di produzione e delle modalità di conservazione e consumo, nonché specificando quali forni potranno legittimamente recare, sulla propria insegna, la denominazione di ‘panificio’, per aggiungere elementi di qualificazione ad un’attività produttiva che, altrimenti, rischierebbe di ‘deprofessionalizzarsi'”.
Ultimi articoli
- la Repubblica: Religioni ponte del dialogo contro i populismi reazionari
- Controradio: Le religioni e le sfide per il futuro. Vannino Chiti
- Il Tirreno: Intervista a Vannino Chiti: “Torniamo all’educazione civica perché le religioni possano convivere”
- Avvenire: Politica e religioni. Senza ideali non c’è futuro.
- Governo. Chiti: Lega e M5s dilettanti allo sbaraglio, governo subito o voto a luglio