Un italiano su due ha subìto ripercussioni negative a causa della crisi economica.
E’ quanto emerge da un’indagine del Censis diffusa pochi giorni fa e riportata dal Sole 24 ore. Il rapporto informa anche sul fatto che il 60% degli italiani nei primi quattro mesi del 2009 ha affrontato la congiuntura negativa riducendo i propri consumi.
Se aggiungiamo le difficoltà ben note in cui versano la grande industria italiana e, soprattutto, le piccole e medie imprese, il quadro che emerge ancora una volta è quello di un’Italia che soffre e arranca ogni giorno. Ho avuto modo di conoscere da vicino il dramma che colpisce i lavoratori che rischiano il posto di lavoro in diverse imprese. Le piccole realtà produttive da sempre costituiscono il motore del nostro Paese: dobbiamo fare tutto il possibile per consentire loro di operare nelle condizioni di mercato migliori e, al contempo, dobbiamo tutelare in ogni modo la stabilità dell’occupazione dei lavoratori che in quelle imprese si spendono ogni giorno.
Un’altra tendenza pericolosa che si sta consolidando riguarda l’indebitamento degli italiani: dall’ultimo decennio a oggi è cresciuto considerevolmente il volume del credito al consumo, non solo per gli acquisti di alto valore, ma anche per i beni di medio-piccolo valore.
Come è noto l’Italia ha come nazione un enorme debito pubblico, il più alto tra i paesi avanzati. Questo debito continua a crescere. A marzo ha toccato la cifra record di 1.741.257 milioni di euro.
Il gioco di cifre con cui il Governo snocciola stanziamenti erogati per far fronte alla crisi non considera questi dati: l’idea guida è che non parlare della crisi o dire – quando se ne parla – che non c’è più, serva a risolverla. Intanto metà degli italiani fa economia sui consumi.
Le conseguenze non sono però soltanto i conti più leggeri nelle tasche di tanti cittadini. Vi è anche un fattore psicologico: è raddoppiato – da 8 a 16% – il numero di persone che non sanno come comportarsi di fronte alla crisi. Non sottovalutiamo questo aspetto. L’insufficiente intervento del Governo, le difficoltà dell’economia che si riverberano nella vita di ogni giorno, lasciano spazio al disorientamento. Chi è colpito dalla crisi si sente a volte solo, isolato.
Compito della politica è anche quello di dare certezze e prospettive a queste persone.
Al modello sbagliato che la destra, italiana e internazionale, ha proposto negli ultimi 15 anni, tutte le forze riformiste della sinistra devono rispondere proponendo un progetto diverso, che coniughi la tradizionale vicinanza ai più deboli con i grandi temi del terzo millennio: i diritti civili e l’ambiente. Di questo parlerò la prossima volta. Da qui dobbiamo ripartire guardando anche oltre la crisi ed elaborando un insieme di idee. Per un nuovo capitolo progressista al Governo.
Berlusconi: “Questa crisi ha come fattore massimo il fattore psicologico. E’ compito quindi del Governo diffondere fiducia e ottimismo”.
‘La priorita’ del governo – spiega Berlusconi – e’ portare l’Italia fuori dalla crisi e penso che lo faremo meglio di altri Paesi’. Anche perche’, sottolinea il premier, ‘abbiamo delle eccellenze nell’abbigliamento, nel mobile e adesso anche nell’auto con la straordinaria vicenda Fiat-Chrysler.
Sono tutte positivita’ che mi fanno dire – conclude Berlusconi – che anche questa volta riusciremo a superare questa crisi profonda’.
L’Italia puo’ uscire dalla crisi economica ‘prima e meglio’ di altri Paesi. Parola del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Intervenendo alla convention di Coldiretti, il premier insiste sull’importanza di essere fiduciosi: ‘Dobbiamo aggredire i mercati stranieri, dove si guarda all’Italia con interesse in diversi casi con amore’.
Al 73,5%. Silvio Berlusconi oggi pomeriggio ha radunato 25 potenziali candidati e candidate alle Europee e ha fornito un sondaggio secondo il quale il Presidente del Consiglio con quella percentuale e’ il leader piu’ amato al mondo.
“Noi abbiamo una stima un po’ meno drammatica ma io condivido le parole del ministro Tremonti. La fase drammatica e’ superata. Guardiamo quindi alla ripresa’. Lo ha detto il ministro degli esteri, Franco Frattini, commentando le stime del Pil (-5,9).
“La fase apocalittica e’ stata superata ma la crisi continua”. Lo ha sottolineato il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, nel corso della conferenza stampa al termine dei lavori della Conferenza internazionale sul ‘Global standard’.
“L’attivita’ del Governo e’ in continuo movimento – ha aggiunto il ministro.
“Il suo atteggiamento nei confronti di molte delle grandi difficoltà contemporanee era ottimista e facile. Le primissime istruzioni che ricevetti a Londra, nel 1930, quando entrai a far parte dell’ufficio del ‘Corriere della Sera’ furono: ‘Non accennare alla crisi economica mondiale’. Erano parole sue trasmesse a tutti i giornalisti, il suo modo di risolvere una delle più grandi difficoltà del tempo. Mi domandai, ricordo, che cosa sarebbe accaduto se la stampa italiana avesse smesso di parlare dell’Oceano Atlantico: gli italiani sarebbero forse annegati cercando di andare a New York in bicicletta?”
E ancora: dei problemi “erano stati aggrediti solo i sintomi visibili, e mai le vere cause profondamente radicate, troppo complesse e tediose per poter interessare un capo dilettantesco, frettoloso e giornalistico”.
“La propaganda, la regia, i continui colpi di scena avevano narcotizzato il paese”.
“Egli era costretto a rinnovare il suo spettacolo continuamente. Solo mantenendo il suo pubblico elettrizzato, interdetto, spaventato e divertito, egli sarebbe riuscito a far dimenticare agli italiani il sacrificio della libertà e la squallida miseria della grande maggioranza, ad unirli dietro di sé in una folla compatta, a scoraggiare e a dividere l’opposizione”.
(Luigi Barzini ‘Gli italiani’ – Mussolini, ovvero i limiti della messa in scena)
Non sarà arrivato il momento di trovare un nuovo sistema di welfare che tuteli di più tutti? naturalmente non intendo dire che occorre attingere alle casse dello Stato per pagare tutto e tutti. Ma da anni sento parlare di progetti che razionalizzino meglio i soldi disponibili in base al nuovo mercato del lavoro.
Salve Chiti!
Salve Onorevole
Oggi ho visto su Repubblica.it che l’Italia è al 23′ posto su 30 paesi dell’Ocse per livello di stipendi. Evidentemente il problema del potere d’acquisto è sempre più chiaro.
Matteo, credo si debba evitare però semplificazioni. Il problema degli stipendi in Italia ha radici antiche, diciamo 20ennali! Questo per dire che non è una conseguenza della crisi attuale.
Certo Luigi, è vero, ma la crisi ha aggravato tutto e non si può dire che il governo stia facendo qualcosa di concreto né per le imprese né per i lavoratori…
Buongiorno senatore, anch’io voglio commentare questi dati sui salari, se l’italia si trova al 23 posto su 30, la colpa non è di destra o come dice l’irresponsabile ministro Sacconi di sinistra e dei sindacati. La colpa è del costo del lavoro troppo alto, non è possibile che per pagare 50 a un lavoratore l’imprenditore deve dare 100. Questo è un tema che andrebbe risolto subito trovando un consenso tra tutte le forze politiche, e invece siamo sempre al punto di partenza e la situazione peggiora ogni giorno.
Il ministro Sacconi dovrebbe vergognarsi e basta. Dare la colpa agli altri è lo sport preferito di questo paese. Invece di prendere atto della condizione allucinante dei lavoratori italiani, dei salari da fame, del precariato che non consente di programmare la nostra vita, dà la colpa agli altri e soprattutto dice che il governo ha fatto molto, tutto quello che bisognava fare. Purtroppo senatore Chiti io penso che anche il Pd non abbia fatto molto, ma almeno in quei 2 anni di governo damiano e bersani qualcosa si era iniziato a fare per darci un po’ di ossigeno. Servono riforme vere per il mercato del lavoro Senatore, e il Partito democratico deve farsene carico in tutte le prossime battaglie politiche. Un saluto e grazie per lo spazio.
Veronica
La crisi non centra niente con il problema dei salari che abbiamo da 20 anni, come ha scritto Luigi sopra. Ma il problema è che se il Governo non intende adesso fare una riforma seria che risolva il problema non sò quando mai lo farà. Purtroppo di questo io dò responsabilità alla classe politica in generale, anche se un pò più di colpa ce l’ha la sinistra che da sempre si professa vicina ai problemi dei lavoratori. Serve una riforma sul lavoro, e serve farla condivisa con la maggioranza e con i sindacati. Di questo avremmo bisogno, di un assunziione di responsabilità da parte di tutti per risolvere una questione che se non sarà affrontata rischierà di portare l’italia nella povertà più vera.
Buongiorno senatore. Sono un elettore di centro che come toscano ha molta stima per lei dal punto di vista politico. Da qualche settimana vedo il blog molto spesso e ora mi sono deciso a scrivere. Io ho sempre votato centrodestra, per cui spero lo stesso di essere il benvenuto. Credo che l’unico messaggio serio sia quello dell’ultimo visitatore, Maurizio. E’ inutile azzuffarsi su chi abbia ragione e chi ha torto, se ha fatto meglio la destra o la sinistra. Qui come dice maurizio c’è un problema molto serio da risolvere, quello dei salari troppo bassi. A me che l’aiuto venga da un partito piuttosto che da un altro non mi interessa. Ma il punto dim partenza deve essere la consapevolezza che esiste questo problema. Il secondo punto è come cercare di risolverlo. Ammesso che l’unico modo di risolverlo è quello di fare in italia finalmente una vera riforma del mondo del lavoro, a questo punto bisogna capire come. E qui dò ragione ancora a maurizio, l’unico modo è trovare un accordo tra tutte le forze politiche, anche quelle fuori dal parlamento e con Confindustria e con i sindacati. Perchè solo se siamo daccordo tutti poi siamo tranquilli che nessuno cambierà mai questa riforma. Dobbiamo tagliare il costo del lavoro, se no è chiaro che vanno tutti <ll’estero a produrre. E poi servono incentivi legati alla produzione, incentivi legati alla qualità del lavoro, ai risultati che uno raggiunge. Perchè noi dobbiamo essere sempre gli ultimi, perchè l’Italia non innova mai, perchè siamo sempre il fanalino di coda dell’europa?
Ringrazio vannino chiti per lo spazio sul suo nuovo sito. un saluto a tutti.
Damiano
La crisi c’è e morde strati sempre più larghi di popolazione. I dati del Censis parlano chiaro e fanno piazza pulita rispetto ad interpretazioni di parte. Trovo perciò del tutto condivisibile l’analisi dell’on. Chiti riguardo le piccole e medie imprese e la tutela dovuta, innanzitutto, verso chi vede in percolo il proprio posto di lavoro. Perché è vero che di fronte a questa crisi e alle sue conseguenze ci si sente soli, indifesi, e il compito della politica è anche quello di indicare una strada, una prospettiva. Ecco, se la politica riuscisse a ritrovare questa sua dimensione perfino una crisi economica così dura e difficile potrebbe rivelarsi un’opportunità per ridefinire una scala di valori, perché è da lì che discendono anche i nostri bisogni. E’ vero ad entrare in crisi è un modello voluto dalla destra e dalla destra imposto in tutto il mondo, è una parabola che ha cominciato il suo percorso negli Stati Uniti di Regan e che è finita con la crisi dei mutui subprime. Per questo vorrei più forza e coraggio a sinistra nel denunciare la natura di questa crisi che non viene da Marte e non è figlia di nulla, ma è la loro crisi il loro fallimento. Diciamolo ad alta voce e senza paura. Grazie. Un saluto, Carolina
Buongiorno a tutti e grazie a vannino chiti per lo spazio. Rispondo a Damiano, elettore di centro destra. Qui nessuno vuole fare polemiche inutili caro Damiano, tutti noi tengono a risolvere il problema perchè ci siamo dentro e ne siamo coinvolti. Ognuno di noi ha famiglia e fatica ad arrivare a fine mese. Però visto che tu hai votato questo Governo, prenderai atto anche tu che è completamente inadeguato a affronatre la crisi. Uno che dice che la colpa degli stipendi bassi è della sinistra e dei sindacati, come può risolvere un problema vero e reale per i cittadini ? Sacconi la butta in rissa per mascherare tutto ciò che non è stato fatto. Mi dispiace ma siete indifendibili. Ujn saluto agli altri utenti del blog.
Jack
C’è un solo modo per uscire dalla crisi. Seguire l’esempio di Obama e puntare tutto sulla green economy. Sul tema dei salari invece mi trovo daccordo con Damiano che è necessaria una riforma bipartisan, un accordo tra forze politiche, sindacati e confindustria.
Dilemma
Questo governo ha fin’ora sbagliato tutto. Prima ha detto che loro hanno anticipato la crisi con le misure fatte a giugno: è falso perchè gli effetti della crisi non si potevano prevedere a giugno, gli effetti della crisi ci sono stati da settembre in poi. Poi il governo è rimasto immobile. Non hanno fatto niente, con la scusa che grazie alle loro brillanti previsioni avevano già fatto tutto prima dell’estate.
Ecco allora che l’Iatlia è rimasta ferma mentre tutti gli altri paesi intervenivano pesantemente mettendo in campo gli aiuti all’economia.
Risultato: la cassa integrazione taglia fuori tutte le aziende che hanno meno di 15 dipendenti, gli ammortizzatori sociali interessano forse il 10% dei lavoratori che hanno perso il lavoro. Il fatturato è crollato. Gli stipendi sono quelli descritti dall’ocse. Peggio di cosi non sò proprio come potevano fare. E Damiano viene anche a darci consigli come elettore di centrodestra????? Senatore qui la situazione è drammatica e nessuno pare se ne accorga.
Giovanni da Prato.
Non capisco come mai Damiano debba dare giudizi di serietà a chi lascia messaggi su questo blog. Io non ho mai criticato nessun commento e mai mi sognerei di farlo. Ognuno è libero di pensare e dire quello che vuole. A parte che a me sembra che tutti i commenti su questo blog siano sempre stati, oltre che rispettosi anche condivisibili. E aggiungo che forse l’utopia è proprio quella di chi pensa che si possa trovare un accordo sulla riforma del mondo del lavoro. Nessuno potrà mai trovarsi daccordo con questa destra, è impossibile fare riforme con questo governo.
Ieri sentivo il discorso di Raffaele Bonanni all’assemblea della Cisl, parlava di emergenza salari. Diceva che in termini di potere d’acquisto gli stipendi sono fermi a 10 anni fa. Tutto giusto, solo che a mio parere su di lui aleggia il sospetto di un atteggiamento “morbido” nei confronti di berlusconi e del governo, per cui la sua battaglia (verbale) è poco credibile.
Grazie a tutti.
Concordo con Serena, è così. La propaganda condiziona, inganna, ma solo per un periodo di tempo limitato. La realtà è più resistente e le bugie hanno le gambe corte.
A Massimo dico: bisogna riformare il sistema del Welfare. Bisogna passare dalla remunerazione dei rischi subiti o potenziali, alla costruzione di uguali possibilità di vita per tutti. Così si unifica il mondo del lavoro e si coinvolgono i giovani e i precari. È in questo quadro che istruzione e formazione assumono una centralità.
Certo matteo è proprio così, quella degli stipendi è questione urgente e prioritaria. Proprio a questo tema sarà dedicato il mio intervento della settimana.
A Luigi, è vero. Il problema degli stipendi in Italia ha radici lontane, forse non vent’anni ma gli ultimi quindici certamente. Deve però, proprio per questo, essere affrontato. Il Governo Prodi aveva iniziato a farlo: il Governo di destra no. Ha sprecato le risorse nella vicenda Alitalia ad esempio (come ho già scritto), ma non è intervenuto per ridurre il prelievo fiscale sulle buste paga dei lavoratori. La crisi rende più dure le condizioni di vita, riducendo ancora il potere d’acquisto.
E ha ragione federica. È così. Sono del tutto d’accordo con queste considerazioni. Sia le imprese che i lavoratori sono penalizzati dall’inazione del Governo.
Sono d’accordo con Ambrosinus. L’analisi dei dati sui salari sarà il nocciolo del mio prossimo intervento.
A Veronica voglio dire: il Governo Prodi aveva iniziato interventi per rilanciare il potere d’acquisto dei cittadini: aveva ridotto le tasse su imprese e lavoratori dipendenti; dato una 14ª mensilità alle pensioni medio-basse; sostegno alle famiglie più povere. Nell’accordo con Sindacati e Confindustria si era affrontata la riforma degli ammortizzatori sociali. Forte era stato l’impegno contro l’evasione fiscale. Il Governo Berlusconi ha cambiato strada e rotta. La crisi, seria, che colpisce il mondo – e dunque anche l’Italia – sta facendo il resto.
A Maurizio Matera: è vero che serve una riforma seria e giusta. Eviterei di mettere sullo stesso piano sinistra e destra. Non è così nei fatti. Poi sono d’accordo che il problema prioritario è il “che fare”. Le riforme del mercato del lavoro; un nuovo Welfare. Ed è importante la convergenza di tutte le parti sociali e delle forze politiche. Ma il Governo Berlusconi non sembra interessato ed in ogni caso non si muove per ora in questa direzione.
Caro Damiano, è certamente il benvenuto. Mi fa piacere che il sito possa diventare uno spazio di confronto civile e aperto a tutti. La ringrazio per le sue parole di stima. Nel merito della questione dei salari, così bassi da non consentire una vita dignitosa e tranquilla, sono d’accordo sulla necessità di riforme che riguardino un nuovo Welfare, gli ammortizzatori sociali, la detassazione dei salari, incentivi alla ricerca e alla qualità del lavoro. Concordo con lei che sia indispensabile ricercare un’intesa con tutte le parti sociali e tra le forze politiche. Non so se sarà d’accordo con me nel dire che il Governo Berlusconi non ha intrapreso questo percorso. Grazie ancora, un saluto cordiale.
Ha ragione Carolina. Dobbiamo avere più forza nel denunciare il fallimento di una ideologia della destra di fronte alla crisi che colpisce il mondo. Affermare con chiarezza e convinzione i nostri valori di riferimento. Discutere con i cittadini, i precari, i lavoratori, il mondo delle imprese, le nostre proposte. Dalla crisi si può uscire “migliori”: dobbiamo convincerci e convincere che il Pd è il soggetto politico che può contribuire ad aprire questa strada. Dare fiducia.
Jack è vero che il Governo cerca di nascondere le sue responsabilità e insufficienze accusando sempre la sinistra, l’opposizione, i sindacati. È giusto non accettare queste impostazioni ma rispondere in modo critico, evitando di cadere nelle trappole, nelle risse, ma accompagnando alla denuncia le nostre proposte alternative. Con i cittadini dobbiamo saper parlare: con tutti. Se non lo facessimo, chi ha votato per la destra, continuerebbe a farlo. Non sapremmo spostare consensi. È importante la discussione che Damiano, ci aiuta a svolgere: va fatta senza sacrificare le proprie convinzioni e con grande rispetto.
Dilemma, bisogna rilanciare l’economia avendo a riferimento la necessità di sostenere l’innovazione, in tutti i campi. La strada della green economy è quella giusta, per contribuire a realizzare un nuovo sviluppo. Mi propongo di intervenire su questo tema, la prossima settimana.
A Giovanni. Ci accorgiamo che la situazione è drammatica. Le nostre proposte sono alternative rispetto a quelle del Governo: per i salari; l’estensione della cassa integrazione; un nuovo Welfare; misure di sostegno alle piccole imprese. Il Governo è immobile e ha sprecato le risorse che erano disponibili: basti pensare al pozzo senza fondo dell’Alitalia gestita in quel modo dalla destra per calcoli solo elettorali. Damiano però ha posto un’esigenza giusta, sostenuta non solo da lui: la ricerca di un ampio consenso, sociale e politico, sulle riforme.
A Lorenzo Conti: penso che Damiano non intendesse dire che i messaggi non erano seri, ma che per lui era convincente quello di Maurizio. In ogni caso: dobbiamo essere critici nei confronti del Governo, fermi nella battaglia di opposizione. Dobbiamo però saper parlare con tutti i cittadini: vivono le nostre stesse contraddizioni e difficoltà. Se si costruisce “dal basso” una unità di intenti, posizioni comuni, allora sarà possibile anche strappare qualche risultato positivo e utile in Parlamento.
guido, non facciamo i giudici delle posizioni politiche o sindacali altrui. Sarebbe sbagliato. Dobbiamo saperci confrontare con tutti, partendo dal merito dei problemi, dalle situazioni reali. Dobbiamo ricercare la più ampia unità nel Paese, nei luoghi di lavoro, nelle scuole. Sulla emergenza salari siamo d’accordo? Bene, su questo costruiamo iniziative comuni forti ed efficaci, fino a che non raggiungeremo un risultato positivo. Questo deve essere fatto ed è la scelta giusta, anche se su altri temi o priorità restano differenze.