Il ruolo dei Senati nel continente europeo
1. Onorevoli colleghi, è un grande onore per me partecipare a questa undicesima Riunione dell’Associazione dei Senati d’Europa. La diplomazia e la cooperazione parlamentare hanno assunto negli ultimi anni un rilievo sempre maggiore e rappresentano uno strumento fondamentale per affrontare le difficili sfide internazionali che ci sono di fronte. Questioni attuali come la crisi economica e occupazionale, la sicurezza internazionale e la lotta al terrorismo, le emergenze energetiche e climatiche necessitano di risposte efficaci e coordinate che i nostri Parlamenti e i nostri Governi non possono più eludere.
2. Il nesso tra dimensione nazionale e sovranazionale è uno degli aspetti decisivi della contemporaneità. Le legislazioni nazionali devono sempre più integrarsi con il tessuto normativo comunitario e internazionale. In particolare, in ambito europeo, le nostre Assemblee rappresentative sono chiamate ad assolvere una duplice funzione: partecipare alla formazione di un “diritto europeo” e garantire il processo di continuo recepimento di questo “diritto” negli ordinamenti nazionali. Ponte tra i diversi livelli istituzionali, i Parlamenti nazionali hanno il compito di favorire l’attuazione del principio di sussidiarietà, aprendosi sia all’esterno, con un rapporto sempre più intenso e partecipativo con l’Unione europea e con le organizzazioni internazionali, sia all’interno, come portatori delle istanze dei territori e delle regioni. A questo compito, nei sistemi bicamerali, sono chiamate principalmente le Camere Alte che, nonostante le diversità di compiti di collocazione nel quadro dei poteri, sono accomunate dalla generale vocazione a rappresentare le realtà locali.
3. La sfida fondamentale è la costruzione europea. Processo storico irreversibile, nonostante le temporanee e preoccupanti battute di arresto legate alle ratifiche del Trattato costituzionale, prima, e del Trattato di Lisbona, ora.
Anche da questo nostro incontro, oggi, deve venire un messaggio forte: si proceda rapidamente alla approvazione in tutti i Paesi e poi all’attuazione del Trattato di Lisbona.
La crisi, che scuote in profondo il mondo, e cambierà molto nell’economia e nella vita sociale, chiede con urgenza un di più di Unione Europea. Non è possibile uscirne in modo positivo come singoli paesi.
Alla realizzazione di questo obiettivo, le Camere Alte possono recare un insostituibile contributo. E’ forte oggi l’esigenza che l’Europa si costruisca non più solo nelle cancellerie dei governi o negli uffici dei tecnici, ma coinvolgendo i nostri cittadini e dunque dall’interno dei nostri territori. Non solo con l’attività di applicazione e adattamento della normativa europea nel contesto giuridico nazionale. Ma anche con un contributo per così dire “creativo”. La fase ascendente del diritto comunitario può trovare nei Senati e nella loro rappresentatività una sede efficace di espressione.
4. L’Italia è uno dei rari casi di identica ripartizione di poteri e di funzioni tra le due Camere. Il bicameralismo perfetto previsto dal nostro ordinamento costituzionale è frutto della storia italiana e per una lunga fase ha concorso alla vitalità della nostra democrazia.
E’ diffusa, ormai, la consapevolezza che questo modello abbia esaurito la sua attualità, cosicché già da alcuni anni in Italia si discute di una riforma costituzionale orientata ad introdurre un bicameralismo asimmetrico, analogo a quello di altri grandi paesi europei.
Nella difficile ricerca di un equilibrio tra stabilità e rappresentatività, le Camere sentono la necessità di differenziare il proprio ruolo, con l’assunzione da parte del Senato di una più specifica funzione di “raccordo” tra diversi livelli istituzionali – Unione Europea, Stato Centrale, Regioni, Autonomie Locali – rispetto alla funzione di “raccordo” fiduciario con il Governo della Camera dei Deputati. La stessa tendenza verso un’evoluzione dello Stato in senso federale, può ulteriormente rafforzare il ruolo del Senato, giacché quanto più si realizza una distribuzione territoriale del potere, tanto più si afferma l’esigenza di strumenti di sintesi unitaria, così da garantire la necessaria coesione del Paese.
La mia valutazione è che l’elezione del Senato rimarrà in Italia a suffragio universale e diretto, magari in collegamento con le elezioni regionali. Ciò anche in ragione della consistente differenziazione interna tra i vari territori. Nel nostro contesto l’elezione diretta assicura un tasso più elevato di autorevolezza democratica della rappresentanza, più adeguato all’ assolvimento di un ruolo di garanzia politico-istituzionale.
5. Valorizzare nella chiave sin qui descritta il ruolo dei Senati è anche un modo per contrastare le concezioni riduttive della democrazia che rischiano di compromettere l’effettività della rappresentanza ed il principio della separazione dei poteri. Come ha sottolineato un grande filosofo politico come Jurgen Habermas , nei regimi parlamentari contemporanei è in atto una trasformazione dell’equilibrio dei poteri costituzionali che, diversamente da quanto prescritto dalle singole Carte costituzionali, porta a una sempre maggiore prevalenza dei Governi sulle Assemblee legislative.
La tendenza decisionista ad imporre ai Parlamenti l’agenda dei Governi limita l’autonomia legislativa e avalla l’idea che le Assemblee legislative siano organismi marginali. Col pericolo di alimentare sentimenti di antiparlamentarismo che l’Europa ha già conosciuto in passato e che sono stati all’origine di gravi involuzioni democratiche.
La mia convinzione è che nel XXI secolo la democrazia abbia di fronte a sé due sfide: quella del populismo all’interno delle varie nazioni, e quella del fondamentalismo ideologico – religioso, animatore del terrorismo, sul piano internazionale.
6. Certo non possiamo nasconderci che i Parlamenti vivano una situazione di difficoltà in molti paesi e che debbano essere capaci di riformarsi per tornare ad acquisire una centralità nei sistemi democratici. Il senso di estraneità e allontanamento dei cittadini dai propri rappresentanti istituzionali deve indurre gli uomini politici ad un severo esame di coscienza. Chi assume incarichi pubblici non può pensare se stesso come appartenente a un “ceto sociale” o a una “categoria”, giacché la peculiarità della politica come “professione-vocazione” in un sistema democratico è quella di essere un servizio per la collettività e un’attività sempre soggetta al controllo degli elettori.
La frattura tra società civile e classi dirigenti, che ha generato movimenti di antipolitica, deve essere ricomposta anche aprendo le nostre Assemblee a nuove forme di informazione, trasparenza e comunicazione con i cittadini.
Le nuove tecnologie informatiche possono dare un contributo decisivo non solo a modernizzare e rendere più efficienti le nostre procedure, ma soprattutto a far conoscere ai cittadini i meccanismi e i contenuti della democrazia. Il Senato italiano ha sviluppato progetti di avanguardia in questo campo che speriamo possano essere “scambiati” e condivisi con gli altri Parlamenti europei ed essere di supporto alle democrazie emergenti.
In un’Europa che diventa sempre più unita e in un mondo che diventa sempre più interdipendente è di fondamentale importanza potenziare le attività internazionali delle nostre Assemblee, intensificare lo scambio delle esperienze, far circolare buone pratiche e modelli di funzionamento efficaci. E’ anche per questa via che i Parlamenti possono assolvere la loro funzione di centri nevralgici della democrazia contemporanea, il che significa una loro capacità di rinnovare e rendere continuo il rapporto con i cittadini, sanando le fratture che talora oggi si aprono tra società e istituzioni, società e politica.
Questo, per me, è il nostro compito primario, il nostro contributo alla fase di costruzione dell’Unione Europea.