«Il Pd sta sbandando», avverte Vannino Chiti, ex presidente della Regione ed ex vicepresidente del Senato. «I sindaci uscenti non dovrebbero mai essere sottoposti a primarie, è un principio che va stabilito per sempre». Invece a Massa succederà proprio questo. E sulla possibilità che il Pd possa andare al governo, Chiti dice: «Prima serve un referendum tra gli iscritti».«Stiamo sbandando». L’ex vicepresidente del Senato Vannino Chiti fa il tagliando al Partito democratico ad un mese e mezzo dalle Amministrative. Chiti mette sotto accusa la mancanza di un metodo nell’utilizzo delle primarie per la scelta dei candidati e in particolare la scelta di sottoporre a consultazione anche i sindaci uscenti, come succederà a Massa con Alessandro Volpi e come sarebbe successo a Siena se gli avversari interni di Bruno Valentini avessero trovato le firme necessarie per opporgli un candidato (a Pisa si faranno quelle di partito per trovare il successore di Marco Filippeschi, ma il Pd è stato di fatto commissariato). L’ex governatore della Toscana ha lanciato, con i suoi successori Claudio Martini e Enrico Rossi, un appello per l’unità del centrosinistra. «Faremo una convenzione nazionale a Firenze».
Il tema della difficile convivenza con i migranti è centrale anche nella campagna elettorale delle Amministrative, come nel caso di Pisa. È un problema reale o di percezione dei cittadini?
«La distinzione tra percezione della sicurezza e sicurezza reale è un tema astratto: se non c’è una nostra risposta ci si abbandona a quelle che ci sono già, in questo caso a quelle della destra reazionaria o dei populisti».
Come affronterebbe la questione lei?
«Si può e si deve chiedere un ruolo per Comuni — e forse per le Regioni — nella gestione migranti, consegnando loro responsabilità oltre che oneri. I prefetti svolgono un’opera preziosa, non vorrei esser frainteso, ma è ormai chiaro che in questa partita ci devono essere anche gli enti locali, soprattutto i Comuni».
Ci sono modelli esistenti a cui si ispira?
«Esperienze come quelle che stanno maturando nel Comune di Vinci o nella stessa Firenze sono già positive. Il passo ulteriore sarebbe poi quello di impiegare tutti i migranti che hanno diritto a restare in Italia nei lavori di pubblica utilità: la messa in sicurezza del territorio, i boschi, i giardini».
Parliamo delle Amministrative di giugno. Cosa pensa del metodo delle primarie per la scelta dei candidati nel Pd?
«Stiamo sbandando. A volte le primarie vengono utilizzate in modo acritico, altre volte in maniera demonizzante. Non partono mai dalle regole, ma dal candidato che si ha in mente. Dovremmo innanzi tutto stabilire una volta e per sempre che un sindaco che ha svolto il primo mandato non deve far le primarie».
Proiettando le difficoltà del Pd sul tema del governo nazionale, come si dovrebbe comportare il suo partito se arrivasse l’offerta dei Cinque Stelle per un esecutivo?
«I cittadini ci hanno consegnato un ruolo di opposizione, ma se dovesse arrivare un’offerta specifica — anche se non credo avverrà — sarebbero i nostri iscritti a dover decidere, non il certo gruppo dirigente».
Pensa al modello dell’Spd?
«Esattamente: ci dovrebbe esser una discussione di una settimana in tutti i circoli e poi un referendum. Questo modo di operare deve divenire un metodo, il Pd deve imparare a collocarsi rispetto a un governo dopo aver discusso con i propri iscritti».
E sul prossimo congresso Pd come la pensa?
«Sarebbe sbagliato usare le regole vecchie. Non abbiamo bisogno di file un po’ casuali di persone che votano un leader. Abbiamo bisogno di discutere sulla sconfitta, sul nostro progetto di società, sulle alleanze sociali e politiche. Abbiamo bisogno di cambiare le regole dello statuto e il partito. L’assemblea elegga un segretario, gli dia questi compiti, poi si farà il congresso».
A ottobre ci sarà una nuova edizione della Leopolda: è l’eterno ritorno di Renzi?
«Renzi non se n’è mai andato. Ognuno però deve avere il proprio ruolo, in modo trasparente. Il nuovo segretario dovrà però poter svolgere pienamente la sua funzione, in autonomia, con responsabilità verso il partito. Vedremo la Leopolda che contributi darà nel merito, se di cambiamento e innovazione anche del partito oppure di conservazione. La Leopolda è l’incontro della componente renziana: legittimo, ma è questo. Non mascheriamo le cose. A me strideva con Renzi segretario. Ora che non lo è più valutiamo il merito».