I fatti di Macerata ci dicono che siamo di fronte a segnali di una deriva di intolleranza, estremismo, odio sociale. Un cittadino italiano ha sparato contro le prime persone di colore che si è trovato a portata di mano: non contava neppure la nazionalità, non poteva conoscerla. Contava solo il colore della pelle. E tutto questo per assegnarsi un diritto di vendetta contro il presunto colpevole di un ignobile, atroce delitto. È ovvio che quel crimine esige il massimo della fermezza, ma non è certo una motivazione per regolamenti di conti personali. Non solo la democrazia, ma semplicemente la civiltà non può tollerarlo.
Il responsabile di un’aggressione armata contro persone pacifiche rivendica come ideologia il fascismo. La bandiera italiana, no, quella non può usarla: rappresenta la Repubblica nata contro il fascismo e fondata sulla Costituzione. Il presidente Mattarella ha giustamente richiamato al bisogno che abbiamo di “senso della comunità, cioè il contrario dell’egoismo che porta inevitabilmente alla diffidenza, all’intolleranza e qualche volta alla violenza”. Esistono disagi, povertà, criminalità e anche problemi serissimi legati all’immigrazione. La risposta è governare questo fenomeno con responsabilità, non gettare benzina sul fuoco e soffiare sulle paure per un pugno di voti. L’immigrazione è un problema complesso. La destra italiana, incapace di differenziarsi dall’estremismo lepenista, alimenta le fragilità dei cittadini, i rancori, inventando soluzioni rozze, inapplicabili e inefficaci. È quella stessa destra che, al governo, nel 2003 firmò il trattato di Dublino. È per quel trattato che i migranti che arrivano in Italia devono essere gestiti solo da noi. Anche il Movimento 5 Stelle si rivela, di fronte a temi complessi come l’immigrazione, per quello che è: una variante della famiglia di quei populismi che oggi indeboliscono la democrazia. Incapaci di scelte di governo serie e di sentimenti di umanità nei confronti dei diseredati.
Dobbiamo individuare chi ha diritto all’asilo; far affrontare all’Unione Europea ed agli Stati membri questa crisi umanitaria; realizzare accordi con i Paesi di origine per i rimpatri, investire, come si sta iniziando a fare, per uno sviluppo dell’Africa. Chi – fuggendo dall’inferno – ha diritto all’asilo deve ricevere un trattamento umano e la possibilità di un’integrazione nei vari paesi europei. Abbiamo il dovere di assicurare il rispetto dei diritti umani nei campi di raccolta allestiti in Libia e nel Nord Africa. Quanti nelle istituzioni o nella politica diffondono parole di odio e di violenza non sono soltanto contro gli immigrati: sono contro la nostra convivenza e la democrazia. La sinistra, da parte sua, non deve, per nessun calcolo, nemmeno quello elettorale, cedere sui valori fondamentali: la priorità della persona e della sua dignità, la solidarietà, le libertà. Sono principi scritti nella Costituzione, vanno fatti vivere, attuati. È necessario che si inizi ad apprenderli nelle scuole, già dalle elementari: in Italia siamo in incredibile ritardo rispetto a questa elementare esigenza di formazione dei cittadini. Torna la sottovalutazione dell’importanza dei valori di base comuni, quasi che fossero scontati e si trasmettessero in modo automatico. Né si deve ignorare o derubricare il sorgere e lo sfacciato manifestarsi di rigurgiti di fascismo, incompatibili con il dettato costituzionale. La democrazia si afferma con gli esempi e la coerenza di chi è nelle istituzioni, con la partecipazione responsabile dei cittadini, con la fermezza nei confronti di violenti e di estremisti.
Se la sinistra rinuncia ai suoi valori non soltanto non vince le elezioni, ma smarrisce il futuro.
Mi pare incredibile che in un Paese come il nostro con la nostra storia si siano trascurati i doveri di formazione e di educazione civile delle famiglie e dei giovani. Questo è il risultato di vent’anni di altri problemi e di dissolvimento dei Partiti.