Vannino Chiti, senatore, deputato, sindaco di Pistoia, governatore della Toscana e altro ancora. Che fa, lascia o raddoppia per l’ennesima volta?
«Semplice: non mi ricandido».
Incredibile: si ritira dalla politica!
«Parli per lei. Ho detto che non correrò per le prossime politiche. Non che smetto di far politica».
Confessi. Che cosa le hanno promesso?
«Ora metto giù e ci sentiamo tra qualche anno…».
Insistiamo: nessuna poltrona in vista?
«No. Nessuna».
Lei milita nel Pd. Ma non è un renziano di ‘stretta osservanza’ come dicono i cantori del leader dem. L’hanno costretta a dire basta?
(ride) «Li ho preceduti… Ho annunciato che non mi sarei ricandidato il 19 dicembre. Se volevano rottamarmi han guardato male il calendario».
Rottamare è il verbo più diffuso nel Pd.
«No, non è vero. Basta dipingere questo partito in modo macchiettistico. Ciò detto, non ho mai sopportato la parola rottamazione. Ho polemizzato subito con Renzi e con i suoi. Rottamazione esprime una concezione umana e politica che non è la mia. Nemmeno un po’».
Scusi l’ardire: ma lei è di sinistra?
«Ci può giurare».
E che cosa ci sta a fare nel Pd?
«Faccio finta di non aver sentito la provocazione. Cerchiamo, invece, di ragionare. Io sono uno dei responsabili della nascita del Partito democratico. L’idea originaria nasceva dalla necessità di mettere insieme una sinistra plurale in grado di governare il Paese. Il tutto per impostare un discorso politico che andasse oltre l’Italia per un orizzonte europeo».
Sì, ma tra il dire e il fare…
«Altro paio di maniche. Se mi chiede in che misura il programma si è realizzato, le rispondo che il bilancio ha luci e ombre».
Tutta colpa di Matteo Renzi?
«No. Sarebbe ingiusto e, soprattutto, inesatto. Diciamo che le sofferenze si sono accumulate negli ultimi anni».
E allora perché non se n’è andato?
«Perché non mi mi pare una grande idea andarsene prima di un congresso».
Solita storia: D’Alema, Bersani e Grasso sono dei traditori…
«Ma nemmeno per sogno. Hanno sbagliato a non tentare sino all’ultimo di cambiare le cose. Per Grasso è un po’ diverso. Lui ha preso in mano una leadership per convincere chi si è allontanato dalle urne e dalla sinistra a tornare a casa».
Insomma, non si arrende.
«No. Finché vedo un lumicino mi batto».
Dica la verità: è un riflesso alla Palmiro Togliatti. Battaglie dentro il Partitone.
«No, l’obiettivo è riportare il Pd alle impostazioni per cui era nato».
Liberi e Uguali, i traditori…
«Eddai, basta. Compagni di una vita. Compagni con cui parlare. E poi mai e poi mai taccerò nessuno di nemico. Non lo faccio con la destra, figuriamoci con D’Alema. Anche perché capisco i compagni di LeU: con questa legge elettorale è tecnicamente impossibile la desistenza».
Però Renzi su diritti civili e biotestamento…
«…è andato alla grande. Ma non basta. Abbiamo trascurato i diritti sociali ed economici. Tutta acqua al mulino delle destre, anche estreme».
Però, dica la verità. Se Renzi venisse in ginocchio a chiederle di ricandidarsi…
(non la smette di ridere) «Non cambierei una decisione presa. E in ogni caso Renzi ha altro da fare».