“Bisogna valutare con estrema attenzione quando scelte che rispondono alle esigenze commerciali e turistiche delle città rischiano di contrapporsi o di depotenziare il significato di quella che è sempre stata la festa dei lavoratori, anche per coloro che lavorano nei negozi”.
Lo scrivevo l’1 maggio del 2010, quando a Firenze scoppiò una polemica per la decisione del Comune di consentire l’apertura dei negozi nel giorno della festa dei lavoratori. La questione ritorna in primo piano per la scelta dell’Outlet di Serravalle Scrivia di aprire nel giorno di Pasqua e per lo sciopero e la manifestazione organizzati da alcuni lavoratori del posto.
È il caso di riflettere seriamente su come vogliamo organizzare la nostra quotidianità, le abitudini collettive, il mercato del lavoro. Gli interessi dei grandi gruppi economici non possono prevaricare la qualità della vita e la dignità dei lavoratori. È uno degli aspetti negativi della globalizzazione e dell’innovazione tecnologica: diminuisce il numero di persone che hanno un lavoro, aumenta il numero delle ore di impiego e lo sfruttamento di chi il lavoro ce l’ha. Sempre meno lavoro, sempre più faticoso. Io penso che invece si debba ripensare il nostro modello e fare in modo che ci siano più posti di lavoro e un minore carico per ciascuno.
Non si tratta di riportare indietro le lancette del tempo Le abitudini cambiano, le persone fanno acquisti e anche la spesa domestica in orari diversi: è un fatto inevitabile che l’apertura dei negozi e dei grandi centri commerciali sia più estesa, andando anche incontro alle esigenze dei consumatori. Ma ci sono limiti da non valicare per rispettare il valore anche religioso delle festività, la necessità del riposo per i lavoratori: se le attività non chiudono mai siamo tutti noi di fatto a non fermarci mai.
Anche questo, come altri aspetti sociali, è un tema su cui la sinistra non può fare scena muta. Diritti, dignità, rispetto del valore e del significato delle festività trovano la propria collocazione naturale nella tradizione progressista e del cattolicesimo democratico, due pilastri culturali fondativi e da non dimenticare del Partito Democratico.