La responsabilità assunta dal presidente del Consiglio sulle unioni civili, approvata dai senatori del Pd, è giusta e inevitabile. Lo è nel quadro dei rapporti di forza che esistono al Senato: abbandonare la legge al Vietnam dell’aula, senza un accordo nella maggioranza, e affidandosi al volubile atteggiamento del M5S, spesso eterodiretto, era un rischio per la tenuta e la coerenza della legge. Avremmo esposto il testo a una serie di voti segreti in cui, con numeri così incerti, sono sempre in agguato le trappole di opposizioni disinteressate al merito, impegnate invece a creare difficoltà al Pd e, come chiaramente ha detto la Lega, ad affossare la legge. L’esito avrebbe potuto essere un mostro giuridico o un nulla di fatto.
Abbiamo un dovere da assolvere con urgenza: approvare una legge che dia diritti e pari opportunità alle coppie di fatto, gay e etero. Siamo in ritardo di anni. Ci è richiesto dagli articoli 2 e 3 della nostra Costituzione e dallo stesso comune sentire della nostra società.
Il governo ha messo in gioco se stesso per assicurare a ogni cittadino, al di là delle sue opzioni sessuali, diritti civili fondamentali. Trascurare l’importanza di questo traguardo rappresenterebbe un altro capitolo del tafazzismo.
Il M5S si è dimostrato inaffidabile ogni volta che il Pd si è rivolto loro con concrete aperture: dall’impegno di Bersani a formare un governo, dagli assetti istituzionali che guidano le Camere, fino alla vicenda di questa legge. Nella vita, e ancor più in politica, errare è umano, perseverare è diabolico.
Quella che è mancata non è la nostra ricerca di un’intesa, in primo luogo con il M5S, ma l’affidabilità e la coerenza nel rispettare gli impegni. Se l’obiettivo vero è quello di colpire il Pd, il dialogo è chiuso. Impegnando il governo su una legge per le unioni civili, il compromesso che si realizza non può non prevedere lo stralcio delle adozioni.
Resta dunque da affrontare, con un’altra proposta di legge, in questa stessa legislatura, il problema della loro complessiva riforma. Il Pd si è impegnato a presentarla: troppi sono gli ostacoli e le lungaggini che si trova di fronte a sé chi in Italia voglia adottare un minore. Vanno tenuti fermi due punti: il diritto dei bambini ad avere una famiglia; il divieto della pratica dell’utero in affitto che – come di recente ci hanno ricordato i movimenti femministi – è una vergogna che calpesta il corpo e l’autodeterminazione della donna. Un diritto che si trasformi in offesa della dignità degli altri, scade a privilegio. Entro questa cornice sono maturi i tempi per aprire un confronto serio e senza pregiudiziali e portare a conclusione la riforma delle adozioni.