Roma. Senatore Vannino Chiti, siamo alla fase finale della riforma elettorale?
«A Palazzo Madama forse si voterà la settimana prossima. Poi tornerà alla Camera. Ci sono già importanti modifiche: lo sbarramento unico al 3% per accedere alla ripartizione dei seggi e il 40% come soglia, al primo turno, per il premio di maggioranza di lista. Ma spero che ce ne siano altre».
La minoranza del partito democratico, di cui le fa parte, è contraria ai capilista bloccati.
«Non esiste un problema di maggioranze o minoranze pd: lo scorso congresso è passato e il prossimo è lontano anni…Si tratta di avere un sistema di voto che tenga insieme governabilità e rappresentatività. Il premio alla lista garantisce la prima».
Mentre per la rappresentatività?
«Con un Senato che non sarà più eletto dai cittadini non possono andare bene i capilista bloccati per la Camera: il 60% dei deputati non verrebbero scelti, ma nominati. E, per avere anche solo 1 o 2 “scelti”, il partito arrivato secondo dovrebbe ottenere almeno il 20% dei consensi».
C’è chi propone di presentare lo stesso capolista in diverse circoscrizioni: l’eletto, optando per una, lascerebbe il posto a chi ha conquistato più preferenze.
«No, avrebbe l’appartenenza a correnti partitiche o amicali. E sono anche contrario all’ipotesi di ridurre il numero delle circoscrizioni, che aumenterebbe i costi ed eroderebbe ancora la fiducia dei cittadini nella politica.
Servono pochi candidati ben noti localmente. E ci sono soltanto due strade: o i collegi uninominali, o le liste circoscrizionali con almeno il 75% di eletti con le preferenze. Poi si potrebbe valutare la possibilità di coalizione in caso di secondo turno».
Forza Italia dissente su molti punti. Ci può essere riforma senza di loro?
«Siamo vicini all’elezione per il Quirinale, non credo che si voglia una rottura con Forza Italia».
E la minoranza pd la voterà comunque?
«Sono valutazioni personali. Per me, una legge elettorale che non consente la vera scelta dei deputati non può essere appoggiata».