Il Mediterraneo continua ad essere teatro di tragedie e disperazione: i viaggi della speranza, i naufragi, le morti si susseguono in una sequenza angosciante. Il rischio è di farci l’abitudine, di rafforzare la nostra indifferenza. Il vice direttore di Frontex afferma che “nei primi 4 mesi del 2014 c’è stato un aumento del 823% di arrivi di migranti verso l’Italia rispetto allo stesso periodo del 2013”. Questi numeri dimostrano, ancora una volta, come si sia di fronte ad una sfida che deve essere affrontata e vinta dall’Europa. Dopo l’ultima strage in cui sono morte decine, forse centinaia di persone, il commissario europeo per gli Affari Interni Malmstrom ha fatto due dichiarazioni di segno opposto. Per bocca del suo portavoce ha dichiarato che l’Italia «deve dire quello che vuole esattamente dall’Ue». Nel mese di marzo è stata inviata una lettera al governo italiano in cui si chiedevano «indicazioni concrete…Non abbiamo mai ricevuto risposta». Sono affermazioni sorprendenti. Tutti i nostri governi hanno sollecitato l’Europa ad una piena assunzione di responsabilità: a muoversi in modo unitario, gestire il flusso dei migranti, realizzando sui territori del nord Africa forme di accoglienza, di valutazione dei requisiti per la richiesta dell’asilo politico, visto che di questo, nella gran parte dei casi, si tratta.  È l’Unione Europea che deve farsi carico del soccorso in mare, non lasciando sola l’Italia: l’operazione Mare Nostrum ha dato risultato positivi sul piano umanitario, ma non può essere sufficiente.

Malmstrom ha poi – e più correttamente – affermato: «è chiaro che la responsabilità è di tutti gli Stati membri dell’Ue, serve solidarietà concreta per ridurre il rischio che tali tragedie si ripetano. È ora che gli Stati passino dalle parole ai fatti».
È questa la strada da seguire, senza incertezze, ritardi, ambiguità. Ci sono forze politiche, in Italia e in Europa, che non hanno verso donne, bambini che fuggono da guerre e distruzioni, un minimo senso di solidarietà umana: anzi strumentalizzano queste tragedie a fini elettorali, vogliono un’Europa piccola, egoista, impotente. Noi vogliamo che l’Europa sia una grande democrazia sovranazionale, non una somma di 28 governi nazionali, spesso incapaci di decidere in modo efficace e tempestivo.
È importante tenerne conto andando a votare per le prossime elezioni europee.