Quasi tutti gli atenei d’Italia si sono mobilitati in questi giorni per protestare contro la politica del governo sull’università e per manifestare il proprio dissenso rispetto al Disegno di legge del ministro Gelmini. Di fronte a una così larga mobilitazione che vede uniti migliaia di studenti, ricercatori e docenti è miope e irresponsabile l’atteggiamento di chiusura del governo. Dal ministro Gelmini e da altri esponenti dell’esecutivo, non ultimo il Premier Berlusconi, sono state assunte posizioni di arrogante rifiuto verso le istanze sollevate dai diversi livelli del mondo universitario, inclusi alcuni rettori di importanti atenei italiani come quelli di Firenze e di Pisa.
Rivendicare il diritto allo studio significa rivendicare il diritto al futuro. Sostenere l’istruzione e la ricerca è indispensabile per garantire ai nostri giovani la possibilità di costruire la loro vita secondo le proprie aspirazioni e per assicurare all’Italia uno sviluppo all’altezza del suo patrimonio scientifico e culturale.
il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha più volte sottolineato come servano maggiori risorse per la scuola e per l’università. In particolare, in una fase di crisi economica come quella che stiamo attraversando – ha evidenziato Napolitano – occorre fare scelte, non si può tagliare in modo indifferenziato, come invece ha fatto il governo Berlusconi. La finanziaria varata con la legge 133 del 2008 ha sottratto 8 miliardi alla scuola (per gli anni dal 2009 al 2012) e 1,4 miliardi all’università, mettendo in ginocchio il sistema pubblico dell’istruzione.

Di fronte alla scarsità di risorse a disposizione, la destra ha scelto di sottrarre fondi ai settori più importanti del nostro paese: l’istruzione, la cultura, l’arte, il mondo del volontariato. Le risorse – circa 6 miliardi – sono state però trovate quando si è trattato di togliere l’Ici sulla casa ai cittadini più ricchi e far saltare per una irresponsabile strumentalizzazione elettorale l’accordo tra Alitalia e Air France, definito dal governo Prodi, per dar vita solo un anno dopo a un nuovo, e peggiore, accordo con la stessa Air France, accollando tutti i debiti ( e in aggiunta quelli di Airone) ai cittadini italiani. Una vergogna che in un paese normale farebbe andare a casa il governo.
La destra agisce contro l’interesse generale.
A differenza dell’Italia, la Germania ha varato una manovra di riduzione della spesa pubblica anche più pesante della nostra, ma allo stesso tempo ha previsto un aumento della spesa per la ricerca e la formazione. E’ una questione di priorità.

L’università italiana ha bisogno di una vera riforma: di norme e di risorse che la rendano realmente autonoma, più moderna e capace di favorire l’innovazione, lo sviluppo della conoscenza, la formazione dei nostri giovani. Per rilanciare l’Italia abbiamo bisogno di un sistema universitario di qualità, con docenti motivati e selezionati in base al merito, di atenei valutati in base ai loro risultati. Il Disegno di legge Gelmini non corrisponde a nessuno di questi obiettivi. Non finanzia adeguatamente il diritto allo studio, ma taglia le risorse; non crea un efficace sistema di valutazione; prevede poche assunzioni in relazione ai tanti pensionamenti. Inoltre, la concentrazione di potere e controllo in seno al ministero, che si realizzerebbe con l’approvazione del Disegno di legge, va contro la necessità di avere degli atenei autonomi e responsabilizzati.

Gli studenti, i docenti, i ricercatori e il personale tecnico amministrativo protestano perché sanno che il declino civile ed economico nel quale sta scivolando il nostro paese è colpa di un governo che sta smantellando il sistema universitario. Si vuole colpire scuola e università pubbliche, per favorire quelle private, aperte ai più ricchi e ai privilegiati.
Il Pd è accanto a chi protesta: conduciamo una battaglia comune. L’11 dicembre a Roma, nella manifestazione del Pd contro il governo Berlusconi, l’università sarà al centro delle nostre proposte. Vogliamo e crediamo in un’Italia diversa e migliore.