Le religioni le sfide del futuro

«Quale contributo daranno le religioni all’umanità per affrontare le grandi sfide della nostra epoca? Dalla rivoluzione digitale alla questione ambientale, dalla scienza che potrà manipolare la vita alle minacce degli armamenti nucleari. La possibilità di cambiare l’economia, governare il clima, costruire una pace duratura è ancora nelle nostre mani».

la Repubblica: Religioni ponte del dialogo contro i populismi reazionari

la Repubblica – Firenze

la Repubblica – Firenze, di Simona Poli (14-10-2019)

È storia di questi giorni, di queste ore. La sentenza della Consulta sul suicidio assistito è stata contestata dalla Chiesa e da gran parte del mondo cattolico. Politica e valori di fede, stato laico e religione, giurisprudenza e principi etici continuano ad entrare in conflitto, a volte in modo dilaniante. Ma per sopravvivere in un mondo sempre più complesso e tormentato dalle contraddizioni la religione deve costruire un dialogo che superi i confini geografici e le barriere culturali. Una religione che sia capace di costruire ponti tra una fede e l`altra, in una sorta di comunicazione universale tra società diverse che la globalizzazione commerciale e i fenomeni migratori sempre piú spingono verso una convivenza forzata. Una sfida difficilissima, di cui l`ex presidente della Regione Toscana ed ex parlamentare del Pd Vannino Chiti, studioso del movimento cattolico, tenta di delineare il percorso nel libro “Le religioni e le sfide del futuro” (Guerini e Associati) arricchito dai contributi di Sumaya Abdel Qader, Vittorio Robiati Bendaud, Simone, Siliani e don Armando Zappolini.

Un politico cresciuto nelle istituzioni, votato all`operatività dell`azione amministrativa e pragmatico per natura non poteva che sviluppare la sua riflessione partendo dal valore assoluto della laicità, «fondamento nei rapporti tra Stato e religioni di una reciproca non ingerenza». Ma in una realtà multietnica il problema si ripropone in varie direzioni ed è quindi «necessario per una democrazia organizzare lo spazio pubblico così da permettere la partecipazione dei cittadini, senza che questi debbano nascondere la loro appartenenza religiosa». Cioè senza spingere ai margini nessuna minoranza.

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