«Un Pd dal consenso straordinario, quello toscano: la dice lunga su chi pensava non potessero esserci al tempo stesso vecchi e nuovi elettori». Vannino Chiti, ministro uscente delle riforme e ex presidente toscano, non parla dei risultati nazionali, «ancora in bilico» e si limita solo a dirsi «preoccupato se la Sinistra non entrerà in parlamento. Una legge elettorale deve impedire la frammentazione, ma consentire che le forze significative come l’Udc e l’Arcobaleno siano rappresentate».

Una sorpresa per la Toscana?
«La costruzione del loro soggetto politico unitario è stato recente e curvato sulle elezioni che incombevano, a differenza del Pd che ha fatto ormai elezioni europee, regionali, politiche, due congressi, primarie».

Prc e Pdl sostengono che il Pd non ha sfondato tra i moderati, ma a sinistra.
«Per capirlo, ci vogliono studi accurati: una parte di elettorato della sinistra ha trovato in noi una sinistra riformista e moderna, di governo. Un’altra parte si è astenuta. Questo sarà il problema dei prossimi mesi».

E la destra?
«Sta al palo: nel 1995, quando fui eletto presidente, il mio antagonista Del Debbio aveva il 36 per cento: 13 anni dopo, la destra è ancora sotto. Questa regione e i suoi cittadini si riconoscono nella novità che è il Pd».

Un risultato maggiore della somma dei voti Ds e Margherita.
«È un vero partito, un terzo dell’elettorato, è un investimento nel futuro. Faremo un’opposizione forte e seria. Su legge elettorale e riforme saremo impegnati nell’interesse dell’Italia. Vedremo quale sarà la coesione di una maggioranza e di un governo in cui c’è un fortissimo condizionamento della Lega Nord».

Ma il successo del Pd vi porterà a correre da soli, dalle regionali alle comunali?
«Sarà il partito a valutare: ma senza pregiudiziali. Se sui programmi ci saranno dei sì, si potranno presentare come maggioranza di governo, non se ci sono dei no che diventano ni. Le priorità si chiamano completamento della Tav, tramvia, smaltimento rifiuti, Arno».

Alcuni dei progetti che Verdini e Bonaiuti del Pdl hanno già detto di voler ridiscutere.
«La Lega Nord ha l’interruttore per spengere la vita del governo: mi preoccupa quando penso alle sue posizioni sull’Europa o la modernizzazione del Paese. Ma ha altre posizioni quando parla di rapporto di autonomie: mi pare difficile che possa mettersi di traverso rispetto ad autonome scelte che competono a Regioni e Comuni».

Marzio Fatucchi