FIRENZE. «Posso arrivare a capire che uno voglia dare un voto identitario a Bertinotti o a Boselli e un voto a Veltroni per aiutarlo a sconfiggere il Cavaliere». Lo sostiene Vannino Chiti, capolista al Senato per il Pd, per il quale è possibile che gli elettori della Sinistra arcobaleno e del Partito socialista diano un voto al candidato del cuore e un altro a quello della ragione politica. Agli elettori del Pd Chiti dice: niente voto disgiunto perché «l’unica strada per battere la destra è far vincere Veltroni, votando Pd alla Camera e al Senato». Alla vigilia del voto, il ministro per le riforme difende anche l’operato del governo Prodi nei confronti della Toscana. Dalla Tirrenica alla Due mari. Infine sulle città in cui si vota anche per il sindaco, Chiti difende la decisione del Pd di presentarsi da solo: «Meglio andare al ballottaggio che vincere al primo turno con maggioranze confuse».

Il politologo Giovanni Sartori ha proposto un singolare voto disgiunto: alla Camera Veltroni e al Senato Berlusconi o viceversa. Risultato: pareggio e governissimo. Cosa ne pensa?
«Mi sembra una provocazione intellettuale priva di senso. L’Italia ha bisogno di essere governata. Il Pd è contrario ad un governo di larghe intese».

Se ci sarà il pareggio?
«Non ci sarà. Sono d’accordo con Veltroni: si può e si deve governare anche con pochi voti».

E le riforme istituzionali?
«Vanno realizzate con l’accordo di maggioranza e minoranza, senza però pasticci».

Se vince il Pd?
«Terremo fede a due impegni presi in campagna elettorale. Primo, qualunque sia l’ampiezza della vittoria, noi daremo una presidenza delle Camere all’opposizione. Secondo, sulla legge elettorale e sulle innovazioni alla Costituzione ci dovrà essere un’intesa molto ampia. Maggioranza e opposizione devono dialogare».

Preoccupato dall’astensionismo?
«Chi si astiene favorisce il ritorno di Berlusconi al governo. Ma io sono fiducioso perché negli ultimi giorni molti che avevano deciso di non andare a votare ci hanno ripensato. Anche coloro che nel centrosinistra erano delusi, si stanno ricredendo di fronte alle ultime sparate del Cavaliere e di Bossi. Quando si evocano i fucili e la secessione, come ha fatto la Lega, è chiaro che scatta nella stragrande maggioranza degli italiani il senso civico e il timore per la democrazia».

Veniamo alla Toscana. Il Pdl dice: se andremo al governo realizzeremo le principali opere toscane – dalla Tirrenica al rigassificatore – che Prodi ha tenuto in un cassetto.
«Bugie. E’ la destra che quando è stata al governo per cinque anni ha maltrattato la Toscana. Noi siamo stati al governo per due anni. Avevamo ancora più di mezza legislatura per portare a compimento gli impegni intrapresi».

Il buongiorno si vede dal mattino.
«Per la Toscana il mattino del governo Prodi è molto positivo. Cominciamo dalla Tirrenica. A fine marzo il ministro Di Pietro ha portato il progetto al Cipe per dare il via libera alla Sat».

Il via non c’è stato.
«Questioni tecniche poste dalla Regione Lazio, ma per il governo è tutto pronto, a settimane si può procedere alla fase operativa».

Due mari?
«Abbiamo realizzato quattro lotti e progettato altri due. Il governo ha messo in Finanziaria i soldi per il proseguo dei lavori sulla Pontremolese. E per quanto riguarda l’Alta velocità è la destra che non vuole il sottoattraversamento di Firenze. Per noi l’Alta velocità è un’opera strategica, che deve passare da Firenze, in modo che si possano dimezzare i tempi per arrivare al nord. Ne usufruirà tutta la Toscana, a cominciare dal porto di Livorno».

Gassificatore di Livorno?
«Per il governo Prodi il gassificatore non è mai stato messo in discussione. Se vogliamo ridurre la dipendenza dal petrolio non c’è alternativa».

Beh, il ministro Pecoraro Scanio tanto in sintonia non era.
«Il Pd ha deciso di presentarsi da solo alle elezioni anche perché certe opere vanno realizzate in tempi rapidi. Se si perde altro tempo il declino dell’Italia sarà inevitabile».

Cosa succederà alla Toscana dopo le elezioni?
«Se vincerà Veltroni l’accordo di programma siglato tra il governo Prodi e la Regione avrà valore giuridico e per cambiarlo servirebbe un nuovo accordo fra tutti. Il Pd, se vince, sarà in piena sintonia con le priorità del presidente Martini: Tav, Tirrenica, sicurezza dell’Arno, Due Mari, la terza corsia sulla Firenze mare e il raddoppio della Firenze-Pistoia-Lucca-Viareggio. Se vince il Pdl si riparte punto e a capo: anziché accelerare si torna indietro».

In Toscana si vota anche per il sindaco in città come Pisa, Massa e Viareggio. Dovunque il Pd si presenta da solo, rischiando di andare al ballottaggio.
«La chiarezza dei programmi è per noi una priorità assoluta. Se c’è accordo si possono fare alleanza anche con la sinistra radicale, in caso contrario meglio presentarsi da soli. A rischio anche di andare al ballottaggio».

Nel Pd ci sono state polemiche e divisioni sulle primarie.
«La mia opinione è nota. Il Pd per la scelta del sindaco, del presidente di provincia, di Regione e del Consiglio deve sempre fare le primarie con i cittadini. Ma è opportuno anche che prima selezioni attraverso primarie interne la candidatura da presentare ai cittadini».

Mario Lancisi