Chiti: ho parlato con Giordano, sul Tfr voteranno sì. Il piano Rutelli? Piantiamo meno bandierine

ROMA – Ministro Chiti, che segnale è per la maggioranza il no di Ferrero in Consiglio dei ministri sull’anticipo della riforma del Tfr?
«Io ritengo che il dissenso dei ministri debba essere eccezionale, non sottolineato pubblicamente. Le libere uscite, le esternazioni come viene viene, fanno un danno micidiale, perché presentano una realtà peggiore di quello che è. Alla prova dei fatti, alla Camera e al Senato, non perdiamo colpi perché i gruppi parlamentari sono coesi. E sul caso specifico ho parlato con il segretario di Rifondazione Giordano: sono certo che la maggioranza farà fronte a questa scelta in modo unitario, Prc compreso».

E allora perché il ministro della solidarietà sociale ha votato contro?
«Credo che Ferrero sia stato il riflesso di posizioni adottate in passato dal suo partito. Ma sono certo che non si aprirà nessun caso politico nel governo o nella maggioranza».

Non sarà stato un modo per alzare l’asticella sulla riforma delle pensioni?
«Non c’è dubbio che ci sia una sottolineatura in questo senso. Ma Rifondazione sa bene che c’è già l’accordo per aprire un tavolo con le parti sociali. E partiremo da una cosa che è scritta nel programma: la verifica della riforma Dini dopo 12 anni. Noi con le pensioni non dobbiamo fare cassa, altrimenti sì che ci sarebbe una rottura. Dobbiamo risolvere la questione dell’aumento delle pensioni, indegne, sotto agli 800 euro al mese e quella dei nostri figli che rischiano di ritrovarsi con pensioni da fame. Queste sono necessità che i cittadini italiani sentono fortemente. Penso che un governo di centrosinistra, il rapporto di solidarietà tra le generazioni e i problemi dei giovani li debba porre al primo posto. Dall’innalzamento dell’età pensionabile escluderemo i lavori usuranti. In più, Rifondazioni chiede incentivi: valuteremo. E confido che la ragione prevarrà».

Il tema delle liberalizzazioni, in queste ore, sembra diventato patrimonio esclusivo di Rutelli: e l’asse riformista?
«Quello del vicepremier è un contributo, peraltro conforme al suo ruolo. Un piano di liberalizzazioni c’è già ed è in Parlamento: servizi pubblici locali, energia, class action , sistema radiotelevisivo, conflitto d’interessi. Ed entro dicembre sarà presentata la riforma degli ordini professionali. Allora bisogna che il contributo da parte di ognuno viva più dei rapporti diretti e del confronto in Consiglio dei ministri, e meno del piantare bandierine all’esterno. Nell’azione di governo ci dev’essere squadra: l’esperienza del 1996-2001 ci ha insegnato che se si fanno cose buone, ma non si fa squadra, si va a casa. Ma non ci sono competizioni interne all’Ulivo, altrimenti non ce l’avremmo fatta a superare questi mesi difficili».

Riuscirete ad evitare la fiducia sulla Finanziaria alla Camera?
«Dipenderà dall’opposizione. Ma devo ammettere che io, che ho criticato aspramente la Cdl per le sue tre fiducie consecutive, ora ne capisco i motivi. Una manovra composta da tanti articoli è difficile da tenere insieme, a prescindere dai numeri della maggioranza. Credo che a gennaio dovremmo vedere tutti insieme come rendere più agile lo strumento Finanziaria. Io ho una proposta: il governo manda un testo alle commissioni Bilancio delle Camere, che entro 30 giorni glielo rinviano con le loro osservazioni; il governo le esamina entro 10 giorni e poi porta in Aula una proposta definitiva su cui ci si pronuncia globalmente».

Federica Re David