Roma – Lui si autodefinisce un uomo «in trincea». Lui è Vannino Chiti, ministro per i Rapporti con il Parlamento e le Riforme. Fino a qualche mese fa stava perennemente al telefono con Piero Fassino, oggi, per sua stessa ammissione passa «più tempo al cellulare con Romano Prodi». Sempre lì a cercare di evitare il peggio. Eppure Chiti dice di «non credere ai tagliaerba, per dirla alla Gianfranco Pasquino»: «Sarebbe sciocco – precisa – dire che non abbiamo difficoltà, ma non credo ai complotti».

L’uomo in trincea pensa che l’unica sia «il gioco di squadra», in cui «ogni tanto si attacca e ogni tanto ci si difende». Ma alla fine anche lui deve pronunciare parole che fanno male ad alcuni giocatori: «Sulle pensioni – osserva – sono stato crocifisso perché ho spiegato che il programma non è un Vangelo, ciò detto l’innalzamento dell’età pensionabile è nel programma, che è la nostra stella polare, quindi…». Come quindi? Rifondazione comunista sostiene che nel programma la riforma delle pensioni così delineata non c’è. «C’è, c’è – replica il ministro – quindi individuiamo i lavori usuranti e procediamo». Fosse facile. Ma per una miccia che Chiti accende, ecco che si precipita a spegnerne un’altra. Quella del referendum elettorale. Ne hanno parlato ieri Pier Ferdinando Casini e il presidente della Camera Fausto Bertinotti. Il primo ha detto al secondo: «Il fronte trasversale contro questa iniziativa è amplissimo, dobbiamo metterlo subito in campo». E non si è sentito rispondere di no.

Di quel colloquio Vannino Chiti nulla sa, ma immagina che potrebbe essere foriero di nuove «difficoltà», e quindi ora afferma: «Il Parlamento deve fare la riforma elettorale, con un’intesa a cui partecipi anche l’opposizione, in modo che questa intesa renda inutile il referendum». Già, i tagliaerba, a cui Chiti continua a dire di non credere, potrebbero utilizzare proprio l’iniziativa referendaria per far scoppiare la maggioranza. Oppure… Oppure c’è la strada indicata da Walter Veltroni, quella della costituente. Fausto Bertinotti ha confidato ai suoi che l’uscita del sindaco di Roma «è di destra». Ma Romano Prodi, che l’erba sotto i piedi non intende assolutamente farsela tagliare, ieri ha incontrato Veltroni e a sorpresa, dopo che giorni fa aveva bocciato la sua proposta, gli ha detto «Parliamone, che ci sono degli spunti interessanti che dovremmo approfondire».

Insomma, c’è un gran movimento. E un altrettanto grande sommovimento. Curioso, per non dire altro, che, a pochi mesi dall’insediamento di un governo, si parli già di larghe intese, di elezioni anticipate, di Prodi bis… Niente paura, l’uomo della trincea è convinto che non bisogna disperare. «Io – spiega Chiti – sin dall’inizio ho capito che la Finanziaria era un passaggio molto difficile e impegnativo». Ma Chiti è convinto che scavallata la Finanziaria verrà una fase positiva perché centrosinistra e centrodestra dovranno riorganizzarsi. Certo, ammette, tutto ciò «non avverrà senza contrasti, anche se i più profondi saranno nella Casa delle libertà». Dopodiché si potrà dialogare perché, osserva prosaicamente il ministro, «una maggioranza che ha i numeri che ha al Senato è più invogliata a farlo, e lo stesso dicasi per l’opposizione, che, magari, se la coalizione di governo fosse più ampia si arroccherebbe e basta».

È il libro dei sogni? Chiti dice di no: ha gia in mente un tema su cui si potrebbe trovare un’intesa bipartisan, E non si tratta di giustizia o di riforme istituzionali ed elettorali. Più banalmente – e concretamente – si tratta della Finanziaria: «Noi non sappiamo ancora se saremo costretti a mettere la fiducia alla Camera sulla Finanziaria – spiega il ministro -ma se lo faremo non sarà per cattiveria, come non erano cattivi quelli del centro-destra, che pure avevano una maggioranza ben più ampia della nostra, quando la mettevano. E’ che lo strumento della Finanziaria così com’è non funziona. Non si può impegnare il Parlamento per sei mesi l’anno su questo, Il governo dovrebbe poter decidere la Finanziaria, presentarla alle commissioni, che entro due settimane dovrebbero fare le loro osservazioni. Dopodiché l’esecutivo decide quali può accogliere e manda la legge in Parlamento con un solo voto: o sì o no». Ma i tagliaerba potrebbero mettersi all’opera prima della prossima Finanziaria, nonostante Chiti continui a ripetere che «non c’è nessun complotto contro Prodi» e «che per forza dobbiamo giocare in squadra».

Maria Teresa Meli