Roma – «Se mi chiede: a dicembre abbandonerete la missione in Afghanistan? La mia risposta è no. Se invece mi
parla di un monitoraggio attento, di una discussione nelle sedi opportune, allora posso risponderle che, questo sì, è possibile».
Il ministro per i Rapporti con il parlamento, Vannino Chiti, è stato tra gli artefici della «trattativa» condotta tra il governo e gli otto senatori «dissidenti». Nei giorni scorsi i senatori, toccando quota sedici, hanno votato un documento: se a dicembre si deciderà per il rifinanziamento della missione loro voteranno «no».
Ministro Chiti, lei che ne pensa: a dicembre saremo di nuovo allo stesso punto?
Vorrei specificare due punti. Il primo: non parlerei di una trattativa con i senatori, ma di un semplice confronto intorno a un tema specifico, cioè quello della missione in Afghanistan. Secondo: questi senatori, per quanto dissenzienti, non sono pendolari. Appartengono all’Unione a tutti gli effetti e lo hanno già dimostrato. Detto ciò: l’Unione ritiene che esista una profonda differenza tra Iraq e Afghanistan. Sia nel tipo d’intervento, sia nelle presenze, visto che in Afghanistan sono presenti l’Europa e la Nato su decisione dell’Onu. Il governo esprimerà, nelle sedi dovute, la necessità di una verifica sulla missione. Questo posso assicurarlo. Ed è un altro elemento di forte novità. Poi a dicembre si vedrà. Prima ci sono altri appuntamenti. Per esempio la Finanziaria,
Che sia il finanziamento alle missioni, oppure la Finanziaria, rimane il fatto che al senato la maggioranza è risicatissima. Che pensa delle voci che circolano sulle larghe intese?
E’ chiaro: al senato abbiamo solo due senatori di maggioranza, perché i senatori a vita sono liberi di decidere cosa vogliono fare, ed è giusto che restino liberi. Ma prima proviamo a vedere, in senato, come s’è comportata la destra in questi mesi.
E cioè?
Ogni volta sembrava quella buona per darci la spallata. Ma non ci sono mai riusciti: né con l’elezione del presidente del senato, né con il voto alle amministrative, né con il referendum sulla costituzione. Risultato: hanno cambiato strategia. Ci sfidano a dimostrare la nostra autosufficienza. Abbiamo risposto. La nostra maggioranza è risicata ma è autosufficiente. Allora provano a farci mancare il numero legale. E diciamolo: Castelli – voglio specificare: un ex ministro della giustizia – ha vestito i panni dell’istigatore, in aula, di atti di squadrismo contro la maggioranza. E allora: è con quest’opposizione che dovremmo arrivare a larghe intese?
Magari su specifici punti del programma.
Noi vogliamo fare una legge sul conflitto di interessi. E la faremo. La destra ha tuttora un forte apparato di comunicazione. Secondo lei possiamo fare questa legge insieme a loro? E allora le grandi intese su quali contenuti le facciamo? Lasciamo perdere. L’Unione – dall’Udeur al Prc – è vincolata da due punti: Romano Prodi capo del governo, eletto nelle primarie, e programma dell’Unione. Su questo non si discute.
Ma tra i due senatori di maggioranza c’è Sergio De Gregorio (Idv) che auspica la grande coalizione.
Già. Si definisce anche un «border line». Preferirei che si definisse un esponente del centrosinistra. E gli suggerisco di ricordare: è stato eletto in base al programma dell’Unione. Sarebbe meglio, quindi, se vi si attenesse.
Lasciamo perdere la grande coalizione e passiamo all’allargamento.
Penso che quello sull’allargamento sia un dibattito piuttosto astratto. Dobbiamo concentrarci sulle grandi battaglie: la Finanziaria innanzitutto. Bisogna innanzitutto garantire ai cittadini lo sviluppo del paese. Portiamo a casa la Finanziaria. Poi sarà possibile avere una maggiore agibilità parlamentare. Anche in senato.
In che modo?
Andiamo con ordine. In tutti coloro che parlano di allargamento ho trovato un elemento Comune: la maggioranza deve volare alto e portare a casa la Finanziaria. Se questo avverrà, la destra andrà profondamente in crisi. Vorrei ricordare che è dal 1994 che la destra dice di essere fedele alla propria identità ma è sempre in campagna acquisti.
Ci sta provando anche ora?
Ci prova. Ma dopo la Finanziaria, quando sarà approvata, prevedo che potremo avere degli smarcamenti di forze: non singoli partiti, magari singole persone.
Transfughi della destra verso il centrosinistra?
Se accadrà, sarà alla luce del sole. Con Prodi capo del governo e nel rispetto del programma dell’Unione. Le assicuro: il 2007 inizierà molto male per la destra.
Antonio Massari