«Il programma non è il Vangelo». Ai Giordano e ai Diliberto, che si appellano al tomo di 281 pagine con le promesse dell’Unione, il ministro Vannino Chiti ribatte che le riforme si faranno. Tutti insieme, riformisti e massimalisti.

I pensionati protestano e Cacciari grida in piazza che Palazzo Chigi non può trattare da «ladri» artigiani e commercianti.
«Battute. Io vengo dalla Toscana, dove ai tempi del Pci la sinistra da sola conquistava la maggioranza assoluta. Grazie ai voti dei ceti medi e produttivi».

Alle Politiche non è andata così.
«Chiedere rigore sulle tasse non è contro artigiani e commercianti. Neppure da ragazzi, nel ‘68, li consideravamo nemici di classe, quindi non siamo disposti a ricevere bacchettate sulle dita. Prodi nemico dei ceti medi e produttivi? Occupiamoci di cose serie. Colmeremo le lacune e una correzione riguarda gli apprendisti artigiani. Faremo uno sforzo ancora più grande su ricerca, università e sostegno ai co.co.co. E tradurremo in emendamenti l’accordo con Comuni e province. Inutile fare un’agitazione, perché sarà attuato».

La manovra, prevede Cacciari, resterà un disastro.
«Invito i facili censori a rileggersi le analisi intelligenti di Scalfari su Repubblica e Profumo sul Corriere. Il governo ha dato un contributo all’incertezza nella Comunicazione e in alcune scelte non adeguate, ma ora si è aperta un’altra fase».

Un’altra fase? Prodi non sarà contento…
«Non fraintendiamo, nessuna ‘fase due’. L’Unione sarà leale e compatta alla Camera e al Senato e si apriranno fasi nuove. Confronto costruttivo con l’opposizione sì, no invece grandi coalizioni. Prodi è stato scelto con le primarie. E se venisse meno questo impegno con i cittadini, il centrosinistra come lo conosciamo non esisterebbe più, nei secoli dei secoli».

Ferrero dice che se Fassino e Rutelli pensano di aver vinto con un programma e di governare con un altro, sbagliano.
«Il programma non è il Vangelo. Fatti nuovi possono intervenire. Ma troveremo un punto di convergenza. Chi dice che la spinta riformista è esaurita, è perché non vuole fare le riforme. Le prime liberalizzazioni sono già legge, a gennaio si aprirà il tavolo sulla previdenza…».

Ma Prc e Pdci frenano.
«Al tavolo con le parti sociali dovremo andare con un elenco dei lavori usuranti e con la proposta di incentivi che allunghino l’età lavorativa. Non vogliamo fare cassa con le pensioni, ma risolvere due grandi questioni. I nostri figli rischiano pensioni da fame e tanti anziani non superano gli 800 euro al mese».

Per lei quindi l’innalzamento dell’età non è un tabù, come invece per la Cgil di Epifani?
«No, non lo è. Nel programma non c’è semplicemente la revisione dello scalone, c’è la verifica della riforma Dini e so che l’Unione non si spaccherà. Quanto a Epifani, se il sindacato non riuscisse più a guardare agli interessi generali del Paese diventerebbe assai diverso da come lo conosciamo».

Monica Guerzoni