13 Giugno 2005
Chiti: «Una battaglia giusta, andava fatta. L’astensione non è la vittoria di Rutelli»
Intervista a Vannino Chiti dal Corriere della Sera

ROMA – «La vera sconfitta è non combattere una battaglia giusta». Il referendum è fallito eppure il coordinatore dei Ds Vannino Chiti non vede un indebolimento della Quercia. Assolve i vescovi ma denuncia il «grave comportamento» di Pera e Casini, che invitando all’astensione hanno agito «da capipartito». Apprezza i tre sì di Fini ma avverte Rutelli: «Non può intestarsi l’astensione».

Vi aspettavate un’affluenza tanto bassa?
«Era prevedibile, visto lo scatenamento senza precedenti di iniziative per il non voto. Ora attendiamo il dato definitivo. Il livello di partecipazione renderà più forte la spinta alla modifica della legge 40. L’Ulivo deve costruire un impegno programmatico su questa materia e dire ai cittadini come vogliamo modificare le norme. La proposta seria e giusta di Amato è un buon punto di partenza».

Nessun pentimento per aver promosso il referendum?
«No, ma vedo con preoccupazione l’usura di uno strumento di partecipazione diretta che va riformato e rilanciato».

Non teme che il fallimento del referendum e le liti nell’Ulivo abbiano compromesso una vittoria che pareva scontata?
«Essendosi rivelata impraticabile la via della correzione parlamentare non potevamo non essere in campo come punto di riferimento per i cittadini, un impegno che non ha affatto indebolito i Ds».

Però ha rafforzato Rutelli, che si è intestato la vittoria dell’astensione.
«Penso che nessuno si possa intestare l’astensione. La non partecipazione al voto è in parte fisiologica, dobbiamo impegnarci per ridurla».

La lezione del voto?
«Fotografa un Paese diviso, al centronord la partecipazione è stata sensibilmente più alta rispetto al Sud».

Chi ha vinto, Berlusconi o la Chiesa?
«Il Vaticano ha il diritto-dovere di orientare i cattolici, ma la Conferenza episcopale ha sbagliato a indicare il disimpegno».