Sulle firme alla lista Alternativa Sociale di Alessandra Mussolini è stata montata una incredibile campagna politica e di stampa.
Politica. La destra ha orchestrato un campionario di falsità. Né i Ds né il centrosinistra hanno raccolto firme per Alternativa Sociale. Confondere la funzione di certificazione, svolta da alcuni consiglieri comunali o provinciali del centrosinistra, con un sostegno a quelle liste è una menzogna indegna, una provocazione utile solo a spostare l’attenzione dai problemi veri del Paese, dal cattivo governo della destra, sia a livello delle Regioni che nazionale.
Se le firme per le liste, quali che siano le liste, sono false, è giusto che vengano annullate, anche se in democrazia non è mai un fatto positivo e di cui gioire, che un raggruppamento sia cancellato per via amministrativa.
In ogni caso il dissidio in atto riguarda la destra: barare non si può.
Mediatica. Molti giornali si sono scatenati quasi all’unisono. L’aiuto rosso risulterebbe pacifico, come testimoniano i leader della destra.
È scandalo per le posizioni politiche e le presenze che accompagnano l’on. Mussolini. Si è in presenza di una sorta di lepenismo italiano, come ci ricordano gli uomini di AN, Storace in testa.
E bisogna riconoscere che di lepenismo molti di loro sono esperti.
Non abbiamo bisogno di essere tirati per la giacca, per affermare le ragioni ideali e concretamente attuali dell’antifascismo.
Stupisce piuttosto che molti, anche tra i commentatori dei giornali, non abbiano sentito il dovere di scrivere un solo rigo in riferimento al fatto che il 60° anniversario della Resistenza non abbia ancora avuto dal Governo i finanziamenti necessari.
E questa ricorrenza dovrebbe ormai essere vissuta come festa di tutti gli italiani.
Colpisce ancora lo scarso rilievo che ha lo sfregio portato avanti dalla destra nei confronti della nostra Carta Costituzionale: oltre 50 articoli cambiati a colpi di maggioranza, senza un dialogo né con il Paese né con l’opposizione.
E sotto silenzio sta passando il fatto che AN – ripeto AN, non la sola Alternativa Sociale – con la maggioranza di destra stia portando avanti in Parlamento un progetto di legge che equipara partigiani e miliziani della repubblica nazi-fascista di Salò.
Mettere sullo stesso piano i protagonisti della Resistenza, le donne e gli uomini che hanno riconquistato all’Italia la libertà, la democrazia e consentito così la nascita della Repubblica e della Costituzione, con quanti militarono in quelle bande nere che contribuirono alla deportazione degli ebrei nei campi di sterminio e parteciparono ad orrende stragi di civili nel nostro Paese, non è un gesto mosso da pietà né un impegno di pacificazione.
La pietà è compassione per chi è morto, non indifferenza o obbligo di condivisione delle idee che lo animarono, quando esse siano state aberranti come furono quelle fasciste, naziste, di ogni totalitarismo.
La pacificazione si realizza se esistono comuni valori a fondamento della convivenza democratica, se non si è incerti o ambigui rispetto alle scelte di campo operate sessant’anni fa: per la democrazia, contro il fascismo.
L’equiparazione tra bande di combattenti fascisti e i partigiani è un’operazione di marca lepenista. Mi auguro che la destra italiana ci ripensi. Non altrimenti potrà essere coerentemente destra europea.
Spero che il mondo dell’informazione se ne accorga e dia a questa vicenda il dovuto peso. Sono persuaso che la comunità ebraica italiana non potrà non essere attenta, sensibile, intransigente. Così come ogni cittadino che abbia a cuore sempre, e non a giorni alterni, la libertà e la democrazia.