SINTESI

Il relatore per la parte italiana, on. Vannino Chiti, ha concordato con la relatrice spagnola nel sottolineare l’importanza strategica del Mediterraneo per l’Unione Europea: per la sua vicinanza geografica, per la sua densità demografica, per la sua ricchezza culturale e per il suo interesse negli scambi commerciali.

L’area mediterranea è un crocevia di attività ed è caratterizzata da una grossa crescita demografica: si prevede che nel 2035 sarà abitata da 400 milioni di persone: se questo dato si unisce a quello relativo ai divari di sviluppo si capisce come ciò determini una forte spinta all’emigrazione. L’Europa è quindi investita dalla pressione dei flussi demografici, ma anche il principale partner commerciale.

Barcellona è stato un momento importante per la politica euromediterranea dell’UE, in quanto i 15 fecero una scelta globale, non limitata ad iniziative settoriali. Dal punto di vista economico, al periodo 1995-2000, all’area mediterranea è stato diretto un flusso di aiuti pari complessivamente a oltre 9 miliardi di euro; 4,4 milioni di euro a valere sul programma MEDA e 4,8 milioni di euro di prestiti concessi tramite la BEI. Tuttavia, nel periodo si è registrata una certa discrepanza tra stanziamenti e pagamenti effettivamente eseguiti (inferiori al 30%), ciò a causa di diversi fattori: ritardi di negoziazione, difficoltà nell’avvio dei progetti, ritardo nell’ammodernamento delle strutture nei Paesi mediterranei, difficoltà di procedere ad una cooperazione decentrata (con coinvolgimento di Regioni, Province, organizzazioni della società civile) fondamentale per compensare la scarsa decisione europea (evidente soprattutto tra paesi UE del Mediterraneo e Paesi dell’Europa settentrionale), diffidenza dei Paesi mediterranei verso quelli europei al cui interno trovano spazio movimenti xenofobi. Comunque gli Accordi di associazione sono stati completati – con l’eccezione della Siria, con la quale si auspica di giungere ad una conclusione al più presto – ed il programma MEDA è stato rifinanziato, per gli anni 2000-2006, per 5,3 milioni di euro, a fronte di una previsione di prestiti BEI per 7,4 milioni di euro.

Per quanto riguarda gli impegno futuri, al Vertice di Valencia sono state avanzate proposte nel senso di rafforzare l’area di libero scambio e il mercato unico, almeno per taluni prodotti; di istituire una Fondazione per promuovere il dialogo tra le civiltà; di estendere ai Paesi euromediterranei i programmi educativi.

Resta comunque il problema dell’aumento demografico: si calcola che, nei prossimi dieci anni, occorrerà creare 45 milioni di posti di lavoro per non far aumentare il tasso di disoccupazione: occorre, quindi da un lato, incrementare le misure per una più rapida integrazione in Europa degli immigrati e, dall’altro, rafforzare la lotta contro l’immigrazione clandestina, possibilmente con azioni comuni.

Esistono inoltre forti impulsi provenienti dal Parlamento Europeo e dalla Commissione per un rafforzamento del dialogo politico euromediterraneo. In tal senso è stato forse un errore non dar seguito alla proposta tunisina di tenere un vertice annuale dei Capi di Stato. Cresce l’impegno per un fronte comune contro il terrorismo e a favore della Convenzione ONU di Palermo contro il crimine organizzato. Dopo l’11 settembre è più difficile conciliare la sicurezza con la libertà.

Sul piano istituzionale, ricorda la proposta emersa a Valencia di creare un’Assemblea parlamentare euromediterranea, al cui interno troverebbe spazio anche le Commissioni Immigrazione e Diritti umani. Occorre in merito un ulteriore approfondimento perché nel caso in cui si superasse l’attuale Forum parlamentare euuromediterraneo e i parlamentari europei della nuova Assemblea provenissero esclusivamente dal Parlamento europeo, si taglierebbero fuori i Parlamentari nazionali.

Nel terminare la sua esposizione, l’on. Chiti ha sottolineato che l’obiettivo della politica mediterranea dell’Unione europea dovrebbe essere, innanzitutto, la pace, essenziale per l’avvenire dell’Europa. L’instabilità politica in medio Oriente, nei Balcani ecc. rendono difficile il raggiungimento di questo obiettivo, ma l’Europa deve farsi carico della sua responsabilità, se vuole contribuire a rendere migliore il futuro di tutti i popoli che fanno parte del Mediterraneo e, per estensione, di tutta l’Europa.