La proposta di riforma fiscale di Berlusconi e Salvini si fonda sull’introduzione della “Flat tax”, una tassazione “piatta” sui redditi: tutti pagherebbero la stessa aliquota. Secondo Berlusconi pari al 23%, secondo Salvini addirittura al 15%. Le conseguenze sarebbero due: un crollo del gettito fiscale a scapito dei servizi pubblici, già indeboliti, e un’enorme iniquità sociale, un autentico schiaffo ai poveri, al ceto medio, alle famiglie che ogni giorno sono in difficoltà per far quadrare i conti.
Secondo dati diffusi dal Sole24Ore, un’aliquota unica del 23% comporterebbe minori entrate per 40 miliardi, 10 volte il gettito dell’Imu sulla prima casa cancellata dal governo Renzi, 4 volte i soldi utilizzati per gli “80 euro”. Se passasse la proposta Salvini mancherebbero almeno 70 miliardi. Siamo nel campo del cabaret. Il centrodestra ci racconta che questa misura comporterebbe un’impennata della fedeltà fiscale, ma è inverosimile che la montagna di evasione fiscale crollerebbe a livelli fisiologici. L’unica certezza è che i ricchi vedrebbero precipitare le loro tasse, i poveri non avrebbero alcun vantaggio (se non una lieve estensione della “no tax area”), il ceto medio avrebbe benefici contenuti, a fronte di una sicura impennata delle spese per la sanità, la scuola, i trasporti pubblici. I più ricchi potrebbero pagarsi scuole e sanità di serie A; tutti gli altri precipiterebbero in un welfare precario e marginale.
Oggi – escludendo la “no tax area” dei primi 8 mila euro – fino a 15mila euro l’anno si paga il 23%, da 15 a 28mila il 27%. Chi guadagna più di 75mila euro per una parte del reddito è tassato al 43%. Con il berlusconlepenismo pagheremmo tutti come i redditi medio-bassi. Un attacco al welfare e alla progressività sancita nella nostra Costituzione.
Quello che bisogna fare è alleggerire il carico fiscale sulle pensioni basse, sul lavoro dipendente, sui giovani professionisti e sulle famiglie, recuperando risorse dall’evasione fiscale e destinandole al miglioramento dell’universalità dei servizi pubblici.
In occasione del World Economic Forum di Davos, la Ong Oxfam ha diffuso dati molto interessanti: l’1% più ricco della popolazione mondiale possiede quanto il restante 99%. Nel 2017 il 20% più ricco degli italiani deteneva oltre il 66% della ricchezza nazionale, il successivo 20% ne controllava il 18,8%, lasciando al 60% più povero appena il 14,8% della ricchezza. La quota di ricchezza dell’1% più ricco degli italiani supera di 240 volte quella detenuta dal 20% più povero.
Al di fuori della propaganda, siamo all’imitazione di Trump: favori ai ricchi e colpi bassi agli altri.