Vannino Chiti lascia il parlamento dopo 17 anni ininterrotti. E lo fa con un libro “La democrazia nel futuro”. Ma anche con una punta di amarezza.
Onorevole Chiti, davvero lei non si ricandida?
«È una decisione riflettuta. Non sono mai stato d’accordo col termine “rottamazione”, che ho subito criticato. Ma credo nella necessità di rinnovamento».

Non possiamo chiamarla autorottamazione allora.
«Diciamo una scelta di rinnovamento. Del resto in questa legislatura ho vissuto qualche momento di disagio. L’ultimo più serio, la goccia finale, è stata la legge elettorale. Che del resto non ho votato. Non ho preso parte ai cinque voti di fiducia al Senato».

Dica la verità, il Pd renziano le va stretto.
«Il Pd è stata una grande e giusta idea. E io non abbandono il Pd. Non sto uscendo. Voglio impegnarmi fino in fondo perché il Pd ritrovi lo spirito originario per cui è nato, perché sia la casa del riformismo di sinistra. Renzi ha ritenuto che bastasse una formazione senza militanza, molto personale. Non ci sono momenti di decisione e discussione vera: la legge elettorale che tutti giudicano ora sbagliata è stata portata alla discussione dei senatori a cose fatte. Avevo raccolto le firme per poterla discutere, la presidenza del gruppo decise di no».

Cosa non va nella legge?
«Si dovevano almeno prevedere due schede, una per il maggioritario e l’altra per il proporzionale, e la possibilità del voto disgiunto. Così da poter consentire la desistenza: oggi avremmo un panorama politico più forte per fronteggiare populismi e destre».

Che è il tema del suo libro.
«Vedo i populismi che si muovono in Europa e nel mondo occidentale contro la democrazia. Ma in Italia possiamo correre qualche rischio in più perché non si è fatta la riforma delle istituzioni. Non dico solo quella bocciata dai cittadini. È dagli anni ’80 che se ne discute. Eppure la democrazia per vivere ha bisogno di essere alimentata ogni giorno».

Grasso è il volto di una sinistra nascente o quella di un’operazione nostalgica?
«Con “Liberi e Uguali” voglio avere un rapporto. Il mio obiettivo è ricostruire un campo del centrosinistra. E dato che alle elezioni si va divisi, evitare il massimo dei danni. E mi auguro che chi non avrebbe votato Pd o non sarebbe andato a votare voti Liberi e Uguali».

Candirebbe la Boschi?
«Su di lei si sono scatenate polemiche oltremisura. È l’imbarbarimento della politica».