La legge sul testamento biologico è una conquista importante, un passo avanti atteso, auspicato e perseguito per tanti anni in Italia. Tutti ricordiamo casi che hanno colpito la nostra sensibilità, come quelli di Eluana Englaro e dj Fabo. Ora diventa realtà grazie all’impegno di forze politiche, di maggioranza e di opposizione. Si può discutere naturalmente sul fatto che la legge arriverà a conclusione in extremis, talora impoverita nel suo significato dal trovarsi inserita nei calcoli delle alleanze elettorali, con spazi inevitabilmente ridotti al Senato per un confronto alto su aspetti chiave. Meglio sarebbe stato portarla avanti mesi fa. Ciò non toglie che una legge era necessaria e che i cittadini italiani, come molti europei, avranno ora a disposizione la possibilità di una Dichiarazione su cure che ritengono compatibili e quelle che non desiderano, qualora perdano coscienza e siano alle prese con malattie che non consentono il recupero di una vita vera e dignitosa.
In questa legislatura il Parlamento italiano ha approvato leggi come quella sulle unioni civili e sul “dopo di noi”, che vanno nella direzione di un’assunzione di responsabilità e libertà. Diritti civili altrove esistenti da tempo, sono riconosciuti anche in Italia. Per una legislatura iniziata nell’incertezza e andata avanti a singhiozzo, è un bilancio significativo. Sarebbe di straordinario rilievo se il Senato riuscisse a compiere un ulteriore passo avanti approvando la legge sulla cittadinanza. Temo che non avverrà: lo impediranno veti e pregiudizi, invenzioni di cattiva propaganda politica ad opera della destra e del M5S. Il movimento di Beppe Grillo ha compiuto una giravolta: prima l’ha sostenuta, poi spazzata via, dietro un tatticismo volto alla ricerca di consenso sulla base degli umori transitori dell’opinione pubblica e dei sondaggi.
Il biotestamento è un diritto e insieme una responsabilità: non è eutanasia. Si propone di rafforzare, in un’epoca in cui viene troppe volte ignorata, la dignità della persona. Una volta che il cammino di morte è iniziato o la condizione di gravissima, progressiva, insopportabile inabilità sia irreversibile, ogni individuo, in rapporto con i suoi cari e con il medico di fiducia, deve poter valutare come concludere la propria esistenza. È un principio in sintonia con l’articolo 32 della Costituzione, che afferma: “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
L’accanimento terapeutico costringe una persona ad andare avanti in una esistenza che non è più tale: le macchine sostituiscono la vita, in una forzatura che pretende di proiettarla oltre le condizioni che la rendono umana. Il testamento biologico assegna un ruolo importante alla persona “garante” a cui si affida chi decide di anticipare le proprie volontà per quando eventualmente non sarà più in grado di farlo e ai medici che sono gli unici a poter stabilire se si siano invece create possibilità concrete o anche labili speranze di un miglioramento della condizione fisica del malato.
Il rispetto per la volontà consapevole e per la dignità di ogni persona è fondamento di una società civile, democratica e libera.