Ieri e oggi ad Abidjan, in Costa d’Avorio, si tiene il V summit tra Unione Europea e Unione Africana. Tema di questo vertice è “investire sui giovani per una crescita inclusiva”. L’obiettivo è varare un piano di sviluppo pluriennale per creare infrastrutture, lavoro, benessere nel continente africano e bloccare la fuga dalla disperazione.
Si tratta di un un “piano Marshall” da implementare nei prossimi anni. Un investimento di 44 miliardi che metta in moto capitali fino a 500 tra fondi pubblici e privati, per creare sistemi industriali, un’agricoltura moderna, accesso ai beni di prima necessità, innovazione nel digitale e nelle energie rinnovabili.
La sorte dell’Africa e dei suoi abitanti deve diventare una priorità per l’Unione Europea non solo per ragioni umanitarie ma anche strategiche: la patria della democrazia e dei diritti non può restare a guardare mentre davanti alle sue coste milioni di persone soffrono la fame, le malattie, le guerre, le carestie, le conseguenze del terrorismo; in secondo luogo, se vogliamo governare in modo equilibrato le migrazioni, dobbiamo anche rimuovere alla radice le loro cause.
L’iniziativa assunta dall’Europa è giusta, doverosa, urgente. Ma è importante agire in modo diverso dal passato. Secondo dati diffusi dall’Onu, dal 1970 i paesi dell’Africa subsahariana hanno ricevuto dall’Occidente circa 300 miliardi di dollari; 8 euro su 10 del fondo della cooperazione si perdono però nei meandri della corruzione e nei tortuosi sistemi burocratici. Nel 2016 Ue e stati membri hanno finanziato lo sviluppo in Africa con circa 21 miliardi di euro. È sotto i nostri occhi che questi sforzi non danno risultati. Troppi soldi finiscono nelle mani di persone che guardano solo al tornaconto per sé e per il proprio entourage; molti speculatori si impadroniscono delle risorse senza realizzare benessere; mancano organizzazioni istituzionali adeguate, una cultura civile diffusa, un monitoraggio degli investimenti. Il nuovo piano dovrà poggiare su basi più certe e solide.
È positivo il fatto che l’Europa voglia svuotare i campi libici in cui sono trattenuti i migranti: sono autentici lager.
Il futuro dell’Ue passa dalla capacità di divenire una grande democrazia federale, che non delega ad altri i rapporti con il continente africano. Siamo vicini ad in gran parte costruiamo insieme il nostro futuro.