Di Vittorio Pasquino

Grandi manovre all’orizzonte. Anzi, grandissime. Del resto, le elezioni sono alle porte e, al netto del risultato siciliano di Novembre, il segretario del PD Renzi si muove pesantemente per cercare di riottenere quel 40% almeno in coalizione che potrebbe proiettarlo in una nuova leadership nazionale. Come ho avuto già modo di scrivere, la partita è delicatissima. Ci sono in ballo molti nomi pesanti e la nuova battaglia sulla legge elettorale (settimana prossima in Senato) e la recentissima mozione di sfiducia al governatore di Bankitalia Visco sono solo i prodromi di quello che accadrà nei prossimi mesi. Chiedo oggi lumi a una personalità importante del Partito Democratico, il senatore e presidente della Commissione Politiche Europee Vannino Chiti, sulla politica del centrosinistra e su cosa potrà accadere nelle prossime settimane.

Senatore, lei nel suo blog ha duramente attaccato il ricorso alla fiducia per il Rosatellum 2.0 parlando di un regalo al centrodestra. Vuole aggiungere qualcosa?

La fiducia è certamente sbagliata per il corretto funzionamento della democrazia calpestando i valori e il ruolo del parlamento. Creando un precedente sulla fiducia altre forze politiche populiste un domani potranno farne ricorso per decisioni magari funeste. Il paragone storico con De Gasperi e la legge “truffa” del ’53 non regge affatto: lì la legge era in parlamento da due mesi, non scherziamo. Voglio ricordare che il Consiglio d’Europa ha più volte sottolineato l’importanza di non fare legge elettorali oltre la metà della legislatura, tanto più in questa fase finale della legislatura serviva prudenza nel fare forzature. Certamente va anche ricordato come in questi mesi non ci sia stata grande disponibilità dell’opposizione, ma la fiducia è stato uno strappo troppo forte. E a mio avviso, pur essendo una legge certamente migliore del Consultellum, dovrebbe essere migliorata in alcuni punti: il 36% è una componente troppo bassa di collegi uninominali; va cancellata la possibilità di essere eletti all’estero per i residenti in Italia, una norma priva di senso; bisogna prevedere il voto disgiunto che separi la parte maggioritaria da quella proporzionale; trovo sbagliato il criterio per cui si assegnano alle liste della coalizione, in quota parte, i voti espressi dai cittadini solo alla persona candidata nel collegio. Tra l’altro non sono neanche tanto convinto della sua efficacia in tema di governabilità.

Non crede che qualcuno tra i vertici del Partito democratico oggi sia, diciamo così, più attento a un riassetto degli equilibri istituzionali che alla programmazione di un piano politico in vista delle elezioni? La decisione su Bankitalia e Visco è stata un boom, ma forse si è troppo distratti dai tecnicismi e poco attenti a elaborare contenuti…

Su Bankitalia la penso esattamente come il Quirinale. Il metodo è sbagliato così come il merito. Per avere credibilità in Europa e nel mondo la Banca del paese deve essere autonoma; il parlamento può e deve muovere critiche e osservazioni, ma non intervenire direttamente. Nel modo più assoluto, non è stata gestita bene la cosa e anche i cittadini se ne sono accorti.

Ultimamente ho notato molta sintonia tra lei e Bersani. A questo proposito una cosa che mi incuriosisce è il ruolo della sinistra del PD e delle forze a sinistra del PD. Sono le avvisaglie per un nuovo centrosinistra?

Su questo bisogna essere chiari. Il PD non può dire di essere il perno delle forze di centrosinistra e poi compiere scossoni istituzionali pesanti come quelli di cui abbiamo parlato prima. E’ una contraddizione in termini. Ci sono aspetti che vanno poi concretizzati: in molti parlano di una ricostruzione delle idee riformiste, ma vedo che pochi adoperano in tal senso. Se passa una legge elettorale così, non meravigliamoci se a sinistra troviamo le macerie.

E il ruolo di Mdp?

Io credo che talvolta Bersani e D’Alema diano l’impressione di non essere molto moderni ricalcando posizioni arcaiche della sinistra, oggi forse incompatibili con i nostri tempi. Questa dicotomia crea oggi un vuoto negli elettori progressisti: c’è davvero il rischio che in molti del popolo del centrosinistra non vadano a votare.

E ancora più a sinistra? Penso a Civati, Fratoianni, il movimento a Napoli di De Magistris…

La politica non si fa facendo le analisi del sangue, ma sui contenuti. Il centrosinistra deve essere aperto a tutti a patto di fissare a mio avviso, dei punti inderogabili. Un’europa giusta e sociale, quindi no al sovranismo o all’euroscetticismo. Apertura al civismo, che oggi lavora meglio dei partiti. Inoltre faccio fatica ad immaginare, lo dico con sincerità, personalità come Prodi e Letta al di fuori delle forze progressiste.

In questo MDP non mi sembra contrario, mi darà atto…

Assolutamente, anzi. Ma poi, scusi, ma seriamente crede che possiamo andare contro Bersani alle elezioni e poi eventualmente ricomporre dopo? Ma non esiste, non è politica questa. A maggior ragione poi che il centrodestra sembra viaggiare unito e compatto.

Si parla molto di questa lista della Bonino. Proprio nei giorni scorsi ci sono state molte schermaglie con le dichiarazioni di Prodi il quale ha affermato di non andare alla convention del 28 ottobre temendo la creazione di “Liste civetta” per poi andare al governo con Berlusconi…

Non credo che il merito della questione sia Emma Bonino o no. Io credo che vadano bene tutte le personalità che garantiscano la creazione di un centrosinistra che crede nella creazione degli Stati Uniti d’Europa, nel superamento della povertà, nella lotta alle diseguaglianze.

A proposito di diseguaglianze, tremendo il rapporto Ocse sulla disoccupazione e migrazione giovanile nel nostro paese.

Questo si nota già dall’onda reazionaria presente in Europa. E’ un dato storico che quando si separano i diritti civili/politici da quelli sociali non esce fuori mai nulla di positivo. Le politiche europee di oggi devono aiutare i paesi come il nostro al fine di creare percorsi completi. Percorsi, cioè, che facciano studiare tutti, che permettano a chi studia di avere un’occupazione e una retribuzione degna, che insomma non si prolunghi il precariato ad Infinitum. Nei miei viaggi come presidente della commissione delle politiche europee vedo in diversi altri paesi maggiore attenzione al welfare e alle politiche per la famiglia: non va bene, bisogna assolutamente allinearsi a questi paesi.

Renzi tre giorni fa ha parlato di mezzo milione di posti di lavoro creati col Jobs Act…

Non mi piace la logica dei numeri se la coperta non è lunga. Mi spiego. Il jobs act ha dato lavoro, ma troppo a termine; le agevolazioni fiscali vanno estese e non inquadrate solo per un periodo. Dobbiamo pensare a riforme del lavoro strutturali. Mi piacque molto l’idea di Letta di qualche anno fa, di estendere l’Erasmus anche ai giovani lavoratori, con un’esperienza di lavoro all’estero, per potersi integrare al meglio con l’Europa imparando una lingua e aprendo la mente. Bisogna pensare a politiche adeguate, altrimenti anche qui l’onda reazionaria ci travolgerà.

E su quest’affermazione finale, qualche mio lettore sa quanto sono d’accordo.

Per l’intervista originale Link