Al massimo entro i primi mesi del 2018 si vota per scegliere il nuovo Parlamento. Stabilire adesso le regole, auspicabilmente valide non per una sola volta, è importante, un dovere per le forze politiche. Nell’inerzia andremmo a votare con due leggi diverse per Camera e Senato, così come risultano dalle sentenze della Consulta. Resterebbero i capilista bloccati alla Camera, cioè la maggioranza dei deputati nominati e non scelti dai cittadini, e una soglia del 40% per ottenere il premio di maggioranza. La legge, di fatto, è un proporzionale, dal momento che ad oggi il 40% per una lista è inavvicinabile e con il 3% si entrerà alla Camera. Dunque nessuna maggioranza di governo, forse neanche con una grande coalizione Pd-destra. Probabile un rapido ritorno alle urne. Al senato il premio di maggioranza non c’è, ma è previsto uno sbarramento all’8% su base regionale per chi non faccia parte di coalizioni: il risultato sarebbe quello di milioni di voti espressi dai cittadini, senza una rappresentazione nelle istituzioni.
Il 30 aprile si decide chi sarà il prossimo segretario del Pd e la linea politica. Si sceglie tra diverse idee per il lavoro, lo sviluppo, il fisco, il modello di partito. Il Pd sarà una sinistra plurale, con segretario e premier che non si sommano nello stesso leader, oppure un partito personale? Si sceglie anche per la legge elettorale. La mozione Renzi ha reso evidenti i suoi propositi: sostenere il Mattarellum sapendo che, almeno al Senato, non ci sono i numeri e poi estendere l’Italicum anche al Senato. Dunque, più nominati dai vertici dei partiti, nessuna governabilità.
Il Mattarellum è un’ottima legge che tutti i parlamentari del Pd da sempre vorrebbero votare. Se pur in un clima di contrapposizione con le opposizioni, si trovassero alla Camera i voti necessari per approvarlo, al Senato, come ho già detto, purtroppo questo non è possibile. La strada di indicare il Mattarellum, per arrivare invece all’estensione dell’Italicum, provocherebbe un ampliamento della sfiducia tra cittadini e partiti: temo che il Pd ne risentirebbe più di ogni altro.
Spetta principalmente a noi un’iniziativa. Teniamo fermi due punti: collegi uninominali; premio di governabilità del 10% alla lista o coalizione che arriva prima. Se vogliamo davvero superare un riformismo dall’alto, è necessario riavvicinare, non allontanare, istituzioni, politica e cittadini.