L’Italia ha bisogno di una buona legge elettorale che dopo la pessima esperienza del Porcellum e dopo che l’italicum è stato messo in crisi dall’esito del referendum, assicuri un equilibrio tra rappresentanza e governabilità. Non possono più esserci nominati né curvature iper-maggioritarie.
L’iniziativa spetta al Partito Democratico, prima forza del Parlamento e guida del governo. Dobbiamo provarci con convinzione. Andare a votare con una cattiva legge, estendendo, come qualcuno sostiene, anche al Senato la legge residuata per la Camera dalla sentenza della Consulta, sarebbe irresponsabile. Per me irricevibile. L’obiettivo non è una corsa al voto che poi vanifichi la scelta dei cittadini, bensì creare le condizioni per avere con le elezioni, – che in ogni caso ci saranno entro un anno – un Parlamento espressione degli elettori ed una salda maggioranza di governo.
La legge ideale sarebbe il maggioritario a doppio turno di collegio, come in Francia. Purtroppo, in Parlamento, non ci sono i numeri. Le ipotesi realizzabili, a mio avviso, sono due: una versione aggiornata del Mattarellum, eliminando il cosiddetto “scorporo” e ampliando la quota di seggi assegnati con il proporzionale. Il 50% attribuito con collegi uninominali e l’altro 50% col proporzionale.
Oppure possiamo adottare per entrambe le Camere la legge che avevamo proposto per l’elezione del nuovo Senato, qualora fosse stata approvata la riforma costituzionale, e che corrisponde anche alle indicazioni della commissione nominata dal PD: sbarramento al 4-5%, distribuzione dei seggi su base proporzionale, scelta dei candidati attraverso collegi uninominali, premio di governabilità alla lista o coalizione che sia prima per numero di seggi conquistati.
Osservazione finale sul mio partito. La scissione sarebbe il fallimento di un progetto politico e di classi dirigenti di tutte le età. Tradirebbe un sogno politico in parte realizzato e vent’anni di impegno. Quello che ci serve è un confronto vero sui cambiamenti in Italia e nel mondo, sulle politiche nostre e della sinistra europea, sui valori che ci accomunano, su come vogliamo affrontare e sconfiggere il populismo reazionario, un nazionalismo egoista e velleitario. Prima i programmi, poi i candidati. Non il contrario!