Il referendum costituzionale è stata un’occasione persa: questa è la mia valutazione, se si vuole un po’ amara, avendo sostenuto le ragioni del Sì. Potevamo modernizzare il nostro sistema istituzionale e superare l’anomalia tutta italiana di due Camere che fanno le stesse cose e che danno entrambe la fiducia al governo. Ma l’esito è chiaro, tanti italiani si sono espressi e hanno deciso. La loro volontà è risultata inequivocabile.
Adesso abbiamo il dovere non solo di prenderne atto, ma di garantire con responsabilità l’avvenire del Paese. Innanzi tutto questo compito spetta a noi del Pd che siamo il partito di maggioranza relativa al Senato e alla Camera. Bisogna approvare due leggi elettorali serie. Non è immaginabile andare al voto con il rischio, se non la certezza, di due Camere con maggioranze diverse, forse opposte. Servono due leggi che assicurino rappresentanza, che favoriscano la governabilità, che diano ai cittadini il potere di scegliere gli eletti. Bisogna lavorare anche sui regolamenti parlamentari, ormai superati in diversi loro aspetti: frenano lo svolgimento dei lavori. Si possono compiere passi avanti – certo, non come quelli che sarebbero stati possibili portando a compimento la riforma che differenziava i compiti di Camera e Senato – nell’attività delle Camere e dunque nello stesso svolgimento dell’azione dei governi.
Si voterà fra sei o dodici mesi? Non penso che questo sia il momento di fare i conti con il pallottoliere: non è quanto i cittadini si attendono dalle forze politiche serie ed europeiste. Lasciamo questi comportamenti all’irresponsabilità dei populismi autoritari. Noi dobbiamo consegnare alla nuova legislatura un quadro stabile e sicuro. Il governo che guiderà il paese in questa fase dovrà essere pienamente legittimato e autorevole, per continuare l’azione politica iniziata in Europa: si devono cambiare politiche, sostituire lo sviluppo e il diritto all’occupazione a una austerità cieca, riformare e rilanciare l’Unione. Occorre dare continuità alle politiche per il Sud del Paese; affrontare con una legislazione nuova la presenza di migranti che hanno diritto all’asilo, pretendendo al tempo stesso solidarietà nell’Unione Europea; garantire la presenza nostra e dell’Europa nel Mediterraneo dove stanno cambiando gli scenari per la minore presenza degli Usa, l’azione della Russia, le novità dell’atteggiamento, estero ed interno, del governo della in Turchia; mettere in sicurezza il settore bancario.
È indispensabile ridare slancio, dopo la recente ripresa del dialogo su pensioni e contratto degli statali, ad un rapporto costruttivo con tutte le parti sociali. Dobbiamo interrogarci sulla gestione della riforma della scuola: il governo ha impegnato molte risorse, invertendo una tendenza di anni, assumendo decine di migliaia di insegnanti, ma malumore, disagio, sfiducia sono forti, ancor più in chi si è sempre riconosciuto nel centrosinistra.
Anche nel Pd occorrono momenti di confronto serio, senza far finta che non sia successo nulla. Dobbiamo ritrovare un comune sentire, pretendere che ci siano regole chiare al nostro interno e che siano rispettate, costruire un partito: quello che volevamo, di cui esistono i valori guida, ma al quale manca ancora un progetto compiuto di società e le gambe per realizzarlo.