Una bella notizia per i giovani del Mezzogiorno: le aziende che nel 2017 assumeranno a tempo indeterminato o in apprendistato giovani tra i 15 e i 24 anni, disoccupati con almeno 25 anni, godranno di un incentivo. Non pagheranno i contributi previdenziali. Una decontribuzione da 8.060 euro.
Annunciato dal presidente del Consiglio nel corso della sua visita in Sicilia, è già arrivato il decreto ministeriale. È una misura importante, che punta ad ottenere gli stessi risultati di aumento dell’occupazione registrati a livello nazionale con la decontribuzione 2015 (totale) e 2016 (parziale). Durante le crisi le differenze territoriali si aggravano. Così è avvenuto in Italia. Oggi il Paese vive una prima, timida, ripresa economica, ma questa non si avverte al Sud: perché l’Italia torni a svilupparsi, puntando sulla priorità del diritto ad un lavoro degno e su innovazioni coerenti con l’ecologia, è decisivo il decollo del nostro Mezzogiorno.
Il rilancio dello sviluppo, ambientalmente e socialmente sostenibile, deve essere il primo obiettivo non solo del governo italiano, ma anche delle istituzioni europee. L’Italia vuole cambiare l’Unione Europea, a partire dalle sue politiche: l’austerità ha aggravato la crisi e scontato l’impossibilità, per questa via, di un risanamento dei conti pubblici. Servono investimenti per lo sviluppo. Realizzeremmo così una buona crescita del Pil, un rapporto debito/pil più virtuoso, maggiori entrate per lo Stato. Oggi serve più flessibilità nel Patto di Stabilità e Crescita, che escluda dai parametri finanziari le spese per investimenti in ricerca, messa in sicurezza del territorio, infrastrutture. Domani occorre modificare il Patto che sta spegnendo la fiducia dei cittadini nei confronti dell’Unione. Riforme economico-sociali e riforme democratiche devono essere tenute unite: diritto al lavoro, formazione, sviluppo ecologico sono l’altra faccia della medaglia della costruzione di una vera democrazia sovranazionale.
I cittadini devono decidere le rappresentanze democratiche e gli indirizzi sociali ed economici dell’Unione. Occorre rendere il Parlamento europeo responsabile degli indirizzi e del controllo sulle scelte, come avveniva per gli Stati nazionali in una fase storica di centralità del loro ruolo. La Commissione deve diventare il governo legittimato dal consenso dei cittadini, che assume la responsabilità sulla politica estera e di sicurezza, il clima e l’ambiente, la macroeconomia, le migrazioni.