L’Italicum, può e deve essere modificato. Lo sostenevo insieme a altri colleghi del Pd quando non lo votammo. Adesso il quadro è cambiato: diversi esponenti del Pd e altre forze della maggioranza chiedono modifiche. Lo stesso Renzi si è detto favorevole. È stata insediata nel Pd una commissione per trovare un’intesa, non solo nel partito ma con la maggioranza e, mi auguro, almeno con parte delle opposizioni.
Bisogna superare i capilista bloccati. È una forma di “nominati”, meno grave delle interminabili liste bloccate del Porcellum, ma pur sempre nomi sottratti al giudizio dei cittadini.
I collegi uninominali per me sono l’opzione migliore. Si possono prevedere 630 collegi territoriali: all’interno di ogni circoscrizione, per ogni partito verrebbero eletti i candidati più votati nei collegi.
In alternativa tutti, inclusi i capilista, si devono sottoporre al voto di preferenza, all’interno di circoscrizioni elettorali più piccole.
Il paradosso è che con l’Italicum più ancora che il controllo da parte di chi vince le elezioni sui propri eletti, sono le opposizioni che non porterebbero alla Camera un solo deputato scelto dai cittadini. Invece sono questi ultimi i sovrani in una democrazia!
Va poi eliminata la possibilità per i capilista di candidarsi in dieci circoscrizioni diverse. Così si colpisce il legame tra eletti ed elettori.
Infine, dobbiamo consentire, verificandone la fattibilità tecnica, la partecipazione al ballottaggio non solo alle prime due liste, ma a tutte quelle che superino una soglia attorno al 12%, come è in Francia: in questo quadro si può prevedere un apparentamento tra liste che, avendo superato la soglia del 3%, sono entrate a far parte della Camera.
Un consiglio non richiesto alla commissione nominata dalla Direzione Pd: non fate trascorrere troppo tempo per avanzare proposte sui punti chiave né aspettate di aver raggiunto un accordo generale. È probabile che sul ballottaggio sia necessario un tempo più lungo per approfondire; meno certamente sul superamento dei capilista bloccati e sulle pluricandidature. Si scelga una soluzione e si proceda: le presidenze dei gruppi potrebbero presentarla intanto alla Commissione affari costituzionali della Camera. Non si affronteranno la discussione e il voto fin dopo il referendum, ma si dimostrerà con i fatti che tra il “dire” e il “fare” non c’è contraddizione.