Il testo è tratto dal nuovo libro di Vannino Chiti: ‘Vicini e lontani. L’incontro tra laici e cattolici nella parabola del riformismo italiano’. Donzelli editore, in libreria dal 19 maggio 2016.

 

 

Il Partito Democratico è nato con la promessa di essere la casa comune dei riformisti di sinistra, di credenti e non credenti.
Abbiamo bisogno di nuovi progetti di società, forti e talora inediti valori ideali di riferimento – basti pensare alla non violenza, al primato della dignità della persona, all’ecologia e alla riconversione delle attività produttive, alla prospettiva di una democrazia sovranazionale europea, oltre i confini paralizzanti degli Stati nazione –, un’idea di partito, che, se non può reinventarsi con la nostalgia delle vecchie forze politiche di massa, non può neppure sciogliersi in un modello di tipo personale, debole nell’identità, fragile nelle strategie, abile prevalentemente nella tattica.
È una riflessione che non riguarda soltanto quello che un tempo si definiva caso italiano: abbraccia quantomeno le sorti di una sinistra europea che, in questi primi anni del XXI secolo, ci appare incapace di fronteggiare le sfide, le emergenze quali quelle del nuovo terrorismo e delle migrazioni, di trasmettere fiducia nel futuro. Oggi vi è ancora più bisogno di una sinistra plurale, di un impegno comune per non rassegnarsi alle disuguaglianze, ai conflitti, alle ingiustizie del presente, ma operare per realizzare – come è possibile – un mondo migliore.
È necessaria una sinistra che non si abbandoni in modo acritico ad una innovazione neutra – che non esiste – ma sappia consapevolmente scegliere la strada di un’innovazione progressista, sfidando le destre e costruendo in Europa, e nei suoi vari paesi, un’alternativa credibile. Occorre una sinistra attenta alla ricostruzione di un orizzonte di valori condivisi, di un’etica nella quale ci si riconosca, si abbia o meno una fede in Dio: senza di questo non si esce dalla crisi, meno che mai ci si può proporre di indirizzare il futuro verso una più alta qualità e civiltà umana.
È il discorso che può riassumersi nella scelta di un nuovo umanesimo, alla cui definizione e realizzazione è indispensabile l’apporto di credenti e non credenti. Ciò che dunque ora serve è un partito capace non solo di consentirne l’incontro, ma di sollecitarne la passione, l’impegno, la partecipazione. Perché questo è per me una sinistra plurale moderna ed europea: una forza che è orientata, anzi caratterizzata, dai grandi valori dell’uguaglianza e della libertà, e che vive per realizzare questi obiettivi.