Quali che siano le scelte che ognuno fa nel merito del referendum sull’estrazione di idrocarburi a mare, entro le 12 miglia, il dovere del Partito Democratico è quello di favorire la partecipazione dei cittadini. Sono loro a dover decidere. È il succo della democrazia e un punto fermo della cultura politica del Pd, che ha fatto delle primarie, cioè del ruolo dei cittadini, una scelta di discontinuità con il passato, con gli stessi partiti protagonisti della sua nascita. A meno che non si voglia limitare la partecipazione alla scelta dei candidati di partito e non a quella dei programmi e delle politiche. Siamo il primo partito italiano, l’unico degno di essere chiamato tale. La nostra ambizione deve essere quella di innovare in profondo nella politica italiana, tanto più in una fase in cui l’astensionismo segna un preoccupante distacco tra cittadini e partiti. Lo si è visto anche in recenti elezioni.
Altrettanto sbagliato è introdurre il tema del costo finanziario della consultazione, voluta da 9 Regioni, 7 di centrosinistra, come un motivo della sua inutilità. Si poteva procedere con l’election day, accorpandola alle amministrative. La legge per i referendum non lo vieta. Il governo poteva farlo. Sarebbe stata cosa buona e giusta! Esistono piccoli impedimenti di natura tecnica, superabili con un semplice decreto. Lo ha sottolineato alla Camera il ministro Alfano il 3 febbraio scorso. Eviterei di raccontare bugie.
Il referendum ha anche un significato politico: una scelta di campo netta per la nostra politica energetica. L’Italia deve puntare sulle energie rinnovabili, a partire dal solare. Dobbiamo diventare leader mondiali su ricerca e produzioni. È il futuro, non un sogno. Peccato che in Italia ci sia un ministro dell’Ambiente che, a quanto emerge dalle sue dichiarazioni, considera la sua funzione imbarazzante, anziché proporsi di far diventare scelta strategica per l’Italia uno sviluppo ecologicamente e socialmente sostenibile.
I soliti discorsi, verniciati di apparente realismo, che si illudono su petrolio e giacimenti inesistenti, sono in realtà il riflesso di uno sguardo ancorato al passato. Un’ottica incapace di pensare e costruire il domani.