“Sono passati 38 anni dai tragici fatti di via Fani: le Brigate Rosse operarono una strage per rapire il presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro. Nell’azione persero la vita i 5 uomini della scorta. Fu uno degli attacchi più duri alla nostra democrazia”.
Lo afferma il senatore del Pd Vannino Chiti.
“Quel giorno – aggiunge Chiti – e meno di tre mesi dopo quando Moro venne ucciso, cambiò il corso della storia del nostro Paese. Era la stagione della ‘solidarietà nazionale’. Rappresentava l’approdo di un percorso difficile, faticoso e coraggioso intrapreso da Moro e dal segretario del Partito Comunista italiano Enrico Berlinguer. Dalla primavera del 1978 quell’impegno politico perse il suo slancio e, innanzi tutto, uno dei due protagonisti.
Moro lavorava costantemente per allargare le basi della democrazia, aprendo anche a strade innovative, sfidando resistenze e conservatorismi. Il mondo da allora è molto cambiato, ma nel 2016 ci troviamo a vivere una sfida simile, seppur per ragioni diverse: la nostra democrazia deve rinnovarsi per poggiare su basi più solide. Subisce ovunque l’attacco dei populismi e del terrorismo. Abbiamo bisogno di modificare le forme di partecipazione.
La nuova dimensione globale richiede una risposta che sia anch’essa sovranazionale.
Abbiamo bisogno degli Stati Uniti d’Europa. Questo è un aspetto che rimane attuale”.