Il Pd ha un problema non banale: è nato ma non è stato costruito compiutamente. È l’unica vera forza politica del Paese, la sola prospettiva credibile per l’Italia, ma non ha ancora un patrimonio saldo di idee e valori.
Il sostegno in Parlamento, seppur senza un ingresso formale nella maggioranza di governo, di esponenti storici di Forza Italia, lontani anni luce dal centrosinistra; l’adesione al Pd in Sicilia da parte di esponenti politici da sempre vicini a Cuffaro e al centrodestra postdemocristiano; altri casi simili in tutta Italia lo stanno a confermare. Sono per me segnali di allarme.
Non mi rassicurano certo le affermazioni di Davide Faraone, secondo cui “bisogna aprire le porte per intercettare tutte le energie positive”: il concetto di positivo mi sembra nella sua concezione tanto esteso quanto labile. Potrei tradurlo in “conveniente”, ma per “chi e per che cosa”? Né mi convince Renzi quando afferma che “quello sul partito della nazione è il dibattito più assurdo mai fatto, non ho tempo da perdere a cercare un fantasma…Chi fa lo schifiltoso con i voti perde le elezioni”. Schifiltosi con i cittadini no! Il Pd però non può essere un porto buono per chiunque cerchi un approdo. La sinistra deve avere una chiara identità politica.
Il Partito democratico è nato per dar vita ad una grande sinistra plurale, che sia protagonista nella famiglia socialista europea, che abbia come obiettivo centrale la costruzione di una democrazia sovranazionale, che si fondi sui valori della dignità della persona, della solidarietà, dell’ecologia, della non violenza. I cittadini di orientamento moderato vanno conquistati con la credibilità di un’innovazione di sinistra, non con confuse operazioni centriste.
Fuori dal Pd il quadro è preoccupante: il M5s annuncia misure che negano una delle principali conquiste delle democrazie moderne: l’autonomia e l’indipendenza di ogni eletto. A Roma, i futuri consiglieri 5 Stelle saranno sottoposti a un vincolo di mandato, pena una “sanzione” da 150 mila euro.
Fa bene il vice segretario del Pd Guerini a chiedere di approvare subito una legge che dia finalmente attuazione all’articolo 49 della Costituzione, per garantire la democrazia interna, il pluralismo e la libertà di dissentire nei partiti. Non è un attentato, come urlano gli esegeti dei 5 stelle: è la Costituzione che lo chiede, che va attuata. Non si può difendere la Costituzione a giorni alterni, a seconda delle opportunità.