In più della metà dei centri urbani italiani i livelli di inquinamento dell’aria nel 2015 sono stati ben al di sopra dei limiti previsti. Lo rivelano, tra gli altri, i dati della campagna “Mal’Aria” di Legambiente.
Questo inverno verrà ricordato come quello dell’inquinamento nelle nostre città. È vero che i limiti previsti oggi sono più bassi di quelli fissati negli scorsi decenni, ma si tratta comunque di un inquinamento non indifferente e il loro superamento, spesso non di poco, è una costante.
Da anni assumiamo misure di emergenza che come tali non sono risolutive e che, addirittura, si rivelano per lo più insufficienti. Si è aggiunta infatti una novità importante: il cambiamento climatico. Alla maggiore violenza delle precipitazioni, soprattutto autunnali, si sta aggiungendo una anomala siccità invernale. In queste condizioni ridurre il numero dei veicoli in circolazione – con blocchi del traffico e targhe alterne – serve a poco: le polveri sottili rimangono stanziali nell’aria. Per ripulire l’ambiente bisogna attendere l’arrivo di pioggia e vento. È del tutto evidente che questo regime non funziona e non offre alcuna prospettiva di miglioramento. Inoltre, le fonti di inquinamento sono anche diverse dai mezzi privati: gli impianti di riscaldamento delle abitazioni, gli stessi mezzi di trasporto pubblico a gasolio, spesso obsoleti, e altre ancora.
L’approccio del governo sembra muoversi nella giusta direzione: serve un’azione nazionale per sostenere e incentivare le misure che i Comuni possono e devono assumere. Anche le Regioni devono fare la loro parte. Alle amministrazioni locali tocca il compito di analizzare le criticità e proporre le soluzioni migliori in base ai diversi contesti urbani; alle Regioni e al governo spetta quello di coordinare e sostenere, anche finanziariamente, le diverse azioni. Occorre però un piano, che abbia una continuità, non improvvisazione.
Abbiamo bisogno di innovazioni radicali: reti di trasporto pubblico efficienti; forme innovative di condivisione di automobili, scooter e biciclette; città a misura di pedoni e ciclisti; riconversione ecologica dei carburanti, a partire dal trasporto pubblico e dagli impianti di riscaldamento condominiali, per finire alle auto private; forte aumento delle aree verdi nelle città, anche riconvertendo spazi in precedenza destinati ad altro.
È una sfida da affrontare e vincere: ne va della salute e della qualità della vita di tutti noi.