Quest’anno abbiamo parlato di temi cruciali per il nostro paese e per l’Europa.
La necessità di creare occupazione stabile e dignitosa; il dovere di dare avvio a uno sviluppo ambientalmente e socialmente sostenibile; l’urgenza di un sostegno a fasce sempre più ampie di popolazione in difficoltà economica; l’emergenza del terrorismo e quella dell’immigrazione che ha bisogno di strumenti nuovi, che tengano insieme il diritto all’accoglienza per chi chiede asilo politico e ne ha i requisiti, con la legalità e la giusta richiesta di sicurezza che ci viene dai cittadini.
Siamo a fine anno ed è giusto fare un bilancio: qualche passo avanti è stato fatto, ma serve molto di più. Una timida ripresa economica si è avviata, ma l’offerta di posti di lavoro è lontana dall’essere soddisfacente; l’austerità fine a se stessa è stata scalfita ma non battuta. Il modello di sviluppo non è cambiato: non può riuscirci un solo Paese. Il neoliberismo ancora dominante dà precedenza al profitto senza regole e finalità sociali, all’utilizzo di combustibili fossili, fa crescere le disuguaglianze. C’è chi ha tanto e spreca e chi vive al di sotto della soglia di povertà. La conferenza sul clima di Parigi si è conclusa con un esito positivo: non era scontato. Ora va controllata l’attuazione delle decisioni. Contro il terrorismo la solidarietà ha unito i paesi democratici ma nelle risposte ci sono ancora troppe divergenze e si rischia di commettere errori del passato, corresponsabili dei problemi di oggi. L’uso della forza senza una politica produce disastri. Infine, sull’immigrazione, l’Europa finalmente ha aperto gli occhi – anche grazie all’azione italiana – e il tema è entrato nelle agende politiche, ma non si può certo parlare di una politica unica, giusta, efficace dell’Unione.
Si continua a morire nel Mediterraneo e tanti sono bambini. Conclusione generale: non si avranno le risposte che ci servono senza una vera democrazia sovranazionale europea. I singoli paesi da soli non possono affrontare le sfide del terzo millennio. È questo il passo decisivo che manca: oggi trionfano il metodo intergovernativo e gli egoismi nazionali. Così l’Europa balbetta oppure è assente. L’illusorio rifugio negli stati nazione è la strada delle destre: purtroppo anche le sinistre sono incerte sull’obiettivo degli Stati Uniti d’Europa.
Il Pd se vuole svolgere una funzione storica, deve operare perché questo diventi il comune sentire dei cittadini e la strategia dei progressisti. Il mio augurio è che nel 2016 si compiano scelte forti in questa direzione.