Dal primo turno delle elezioni regionali in Francia non è arrivata alcuna sorpresa: il Fronte nazionale di Marine Le Pen – estrema destra populista, anti europea e razzista – registra un chiaro successo e la seconda forza sono i Repubblicani di Sarkozy.
È stata responsabile la scelta dei socialisti francesi di ritirare i propri candidati in tre regioni dove la destra repubblicana ha più chance di prevalere su quella xenofoba.
È il momento di aprire una riflessione profonda che riguardi tutte le sinistre europee. Da anni non riusciamo a estendere i nostri consensi, nonostante sia sotto gli occhi di tutti il fallimento del modello di riferimento delle destre europee: il neoliberismo che fa del profitto senza alcuna finalità al bene comune la priorità, a danno della centralità della persona e della sua dignità, dell’equità, della coesione sociale. Perché? A mio giudizio su temi fondamentali come lo sviluppo, il diritto a un lavoro degno, la riforma del welfare, l’accoglienza di quanti hanno diritto all’asilo, i migranti, le stesse scelte per battere il terrorismo, non siamo in grado di presentare proposte credibili e realmente alternative.
Di fronte ad un’identità confusa e a proposte delle sinistre che non appaiono nella qualità diverse da quelle della destra, all’incapacità di interpretare i bisogni e le sofferenze di milioni di persone, i cittadini preferiscono la destra, che appare originale e più riconoscibile.
É un’illusione pensare di reggere cavalcando qualche moda del momento, esaurendosi nei soli talk show, compiacendoci dell’accoglienza nei salotti radical chic. Questa strada è senza futuro. Settori di popolo scivolano nell’indifferenza, nella delusione, subendo addirittura il fascino delle destre populiste.
Sarà bene che il Pd si interroghi a fondo e cerchi di dare un proprio apporto ad un’innovazione non di facciata. In parte ha provato a farlo il nostro governo tratteggiando un approccio diverso per sconfiggere il terrorismo. È importante, ma non basta se si vogliono cambiare le società europee, rispondendo al malessere provocato da ingiustizie e disuguaglianze crescenti. In questo senso mi pare vadano anche lette le sollecitazioni, che condivido, della lettera dei sindaci di Milano, Cagliari e Genova.