00220068La legge di Stabilità contiene misure positive e dà seguito all’inversione di tendenza puntando a rilanciare lo sviluppo e il potere d’acquisto dei cittadini. L’austerity a senso unico è alle nostre spalle. È importante ridurre la pressione fiscale, incentivare il lavoro e gli investimenti produttivi, contrastare la povertà. Non riconoscere questi aspetti è un errore anche rispetto alle sottolineature di criticità che abbiamo il dovere di provare a correggere.
Per questo rivolgo un invito al Pd: abbiamo bisogno di un confronto vero nel nostro partito, soprattutto nei gruppi parlamentari ma anche con i sindaci e i presidenti delle Regioni.
Venendo alle criticità da correggere. L’imposta sulla prima casa non deve essere cancellata per tutti: è un passo avanti che sia stata mantenuta l’Imu su castelli, case signorili e ville. Bisogna andare oltre chiedendo un contributo a chi ha di più per finanziare il welfare e assicurarne l’universalità. Occorre tornare ad avere una tassa unica, ancorata al valore catastale degli immobili, con forti esenzioni sulla casa di residenza; rispolveriamo la proposta con cui ci siamo presentati alle elezioni 2013: una franchigia per i primi 500 euro, si paga solo la parte eccedente quell’importo.
Dopo 5 anni di blocco dei contratti del pubblico impiego – dichiarato illegittimo dalla Consulta – uno stanziamento, se confermato, di soli 300 milioni (in media 8 euro al mese per ogni lavoratore) è insufficiente.
Anche per il contrasto alla povertà non basta prevedere 600 milioni per il 2016, 1 miliardo a regime dal 2017.
L’innalzamento del limite di utilizzo del denaro contante da 1000 a 3000 euro è un errore, perché chi non ha nulla da nascondere utilizza le carte e non i contanti per importi così elevati. Non significherà abbandono di una lotta all’evasione, ma non va trascurato il messaggio simbolico: in Italia, anche per la sua spropositata dimensione, l’evasione fiscale va contrastata senza dare impressioni di rinuncia.
Infine, è giunto il momento di assicurare la flessibilità pensionistica per chi ha lavorato una vita. L’innalzamento dell’età pensionabile era un dovere alla luce del costante aumento dell’aspettativa di vita e della necessità di salvaguardare la sostenibilità della nostra previdenza, ma è giusto consentire un piccolo anticipo nell’uscita dal lavoro in cambio di una riduzione contenuta dell’assegno riconosciuto.