Vannino Chiti - Senatore della Repubblica

Vannino Chiti – Senatore della Repubblica

CHITI(PD)
Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà
CHITI
(PD)
Signor Presidente, vorrei dire con franchezza che la discussione che stiamo svolgendo ha due aspetti che a me non convincono e penso che almeno uno di questi, se non tutti e due, dovrebbero preoccupare tutti noi. Il primo è che la discussione su tutti i temi e soprattutto su un tema come la Costituzione dovrebbe almeno avere come base il rispetto reciproco. Penso che non serva alle modifiche che si apportano alla Costituzione utilizzare ripetutamente i tempi che ci sono per gli interventi per aggredire o offendere il Presidente del Senato
Non mi pare che sia un modo giusto e non mi pare sia giusto offendere i senatori Segretari d’Assemblea, che nel momento in cui svolgono il loro ruolo, non sono del PD, di Forza Italia o del Movimento 5 Stelle
La seconda questione è una valutazione politica. Io mi complimento con il senatore Calderoli, con il quale c’è un rapporto a volte di convergenza e spesso di opposizione, ma mi complimento con lui, perche è stato egemone: il senatore Calderoli è riuscito a impostare in modo egemone la battaglia delle opposizioni sui temi della Costituzione. Se ci fate caso, non riusciamo a discutere del merito, tranne poche volte: discutiamo, per ore e ore, soltanto ed esclusivamente di procedure.
Io ieri ho apprezzato l’intervento che lei ha fatto, senatore Uras, perché lei ha riconosciuto un punto che è decisivo: ossia che si discute di 80 milioni di emendamenti e io penso – lo dissi anche un anno fa, quindi su questo c’è una conferma – che se le opposizioni avessero saputo scegliere 15, 20, 30 emendamenti, non di più, e su questi chiedere che ci fosse una discussione di un giorno o di un giorno e mezzo, sarebbe stato utile a tutti. Lo dico dopo che ieri sera ho votato un emendamento perché corrisponde alle mie impostazioni, che non avevo presentato io, ma il senatore Paolo Romani, o Calderoli o altri. Invece qui non si discute di temi, bensì di procedure. Poi, se si presentano 82 milioni di emendamenti, ci si lamenta con il presidente del Senato se deve tagliarli altrimenti il Parlamento è paralizzato, o con il senatore Cociancich se fa un emendamento per semplificare. Ma bisogna stare a questo: se si sceglie una strada, ci si confronta con quella strada e non su un’altra.
Senatore Romani, mi rivolgo a lei. Lei è di una grande forza politica, che è all’opposizione, con cui siamo avversari, ma è una grande forza politica. Però lei trasforma la questione del voto segreto, non su un fatto di merito, cioè quando il voto segreto è richiesto e quando non lo è (e su questo ci si allinea al Regolamento), e la fa diventare una specie di termometro per giudicare la fiducia e quanto ci si può fidare reciprocamente. Ma noi siamo qui in Parlamento, e se non ci fidiamo di noi né quando siamo d’accordo né quando siamo avversari, che cosa devono pensare fuori di qui i cittadini di noi, che siamo mandati da loro in questa sede a fare le leggi?

Attenzione, perche il voto segreto non può essere trasformato in un termometro per l’affidabilità delle maggioranze o delle opposizioni. Per quanto mi riguarda, io lo voglio sapere prima quando c’é il voto segreto, perché se non voto conformemente con il mio Gruppo, lo voglio dire: perché non ci si nasconde, e con la propria faccia si risponde delle scelte che si fanno.
Infine, l’ultima considerazione che voglio fare è più di merito. L’avrei voluta fare dopo, una volta arrivati al tema, ma la anticipo ora, in parte, perché dal senatore Candiani e dalla senatrice De Petris sono state fatte delle osservazioni di merito. Si può non condividere l’emendamento che io voterò al comma 1 dell’articolo 2 relativamente al comma quinto dell’articolo 57 della Costituzione. Si può non condividere e si dice nel merito perché non si condivide. Ma, vede, senatore Candiani, lei non può parlare, né con me né con gli altri, di problemi di coscienza, perché io non con piacere, ma con dispiacere e con tormento non ho votato come il mio partito un anno fa sulla riforma costituzionale e sulla legge elettorale. E’ più facile per lei, non è in dissenso con il segretario del suo partito. Quando vi è stato un sindaco in dissenso, si chiamava Tosi, non mi pare che lo abbiate beatificato.
Il dissenso, quindi, è una cosa seria. Ma veniamo al merito di questo emendamento. Il comma 2 dell’articolo 2 non è emendabile; a me avrebbe fatto piacere se fosse stato emendabile, tant’è che i nostri emendamenti c’erano. Senatrice Finocchiaro, lei ha parlato riferendosi al passato e, credo, anche al Presidente del Senato; il precedente del 1993 certamente era un precedente, ma poggiava su una valutazione unanime delle forze politiche: si poteva tenerne conto – e il Presidente ne ha tenuto conto – e si poteva non tenerne conto, ma io mi rimetto alla sua decisione. In ogni caso, certamente il precedente era questo. Se allora quello che è aperto è il comma 5 dell’articolo 2, si può decidere di lasciare le cose come stavano. A sinistra un tempo si diceva che il tanto peggio, tanto meglio non era proprio conveniente per le battaglie politiche – almeno per quelle riformiste – ma si può fare. Oppure si può decidere che, se ci siamo convinti, si trova una mediazione. E’ una mediazione, certo, perché il Senato sarà di consiglieri e di sindaci (e io avrei preferito che non ci fosse l’incompatibilità, ma neppure l’obbligo), ma saranno scelti dai cittadini. Si dice che è una via tortuosa. Certamente è una formulazione tortuosa, ma io ricordo la mia esperienza: nel 1995, come Formigoni, come Bersani, come Ghigo, come Galan (non me ne ricordo altri)……fummo eletti con una legge che prevedeva che i cittadini votassero il candidato alla Presidenza. Su questo si verificava e addirittura si formava il premio di maggioranza e, alla prima seduta del Consiglio regionale, il Presidente (addirittura nel mio caso fu il Presidente di turno, il consigliere più anziano, perche non era ancora stato eletto) prendeva atto di come erano andate le elezioni e indicava il Presidente della Regione. Questa è una realtà o no? Nel 1995, senatrice De Petris (forse lei era in un altro partito), quelli che allora facevano riferimento a quella che oggi è SEL mi dicevano: «Ma perche non rimane sempre così a voler modificare la Costituzione?».
Si può pensare in modo diverso, ma non si può scherzare: se si scrive in Costituzione che si tiene conto in modo conforme del voto degli elettori, poi non si possono prendere in giro gli elettori; perché il partito che li prendesse in giro non andrebbe a chiedere voti agli elettori perché non li prenderebbe. Un qualsiasi cittadino della strada, se fa ricorso alla Corte costituzionale, ha un certo risultato; perche c’e un Presidente della Repubblica, perche vi è uno Stato di diritto, perché spero che tra noi si sia persone che possono avere posizioni diverse, ma che hanno una concezione della lealtà e di quello che fanno tale per cui se ne assumono la responsabilità e non sono qui a fare trucchi e trucchetti alle spalle dei cittadini italiani.