riforme-costituzionali1”Il senatore Tonini invoca a stare al merito e viene da rispondere: meno male, sarebbe l’ora. Peccato pero’ che per lui il merito non sia confronto ma presa d’atto delle sue ragioni”.
Lo afferma il senatore del Pd Vannino Chiti.
”Un calcolato fatto sul voto delle europee conferma che con l’Italicum e i capilista bloccati oltre la meta’ dei deputati risulterebbe nominata. Solo il partito che vince le elezioni avrebbe in Parlamento deputati scelti dai cittadini. Tonini ci vorra’ dare atto almeno che non esiste legge elettorale, in un paese democratico, in base alla quale si conoscera’ solo dopo il voto il numero dei parlamentari nominati e di quelli eletti.
E’ altrettanto evidente che con la giusta riduzione a 100 del numero dei senatori e l’assurdo mantenimento di 630 deputati salta ogni equilibrio di garanzia nella elezione del presidente della Repubblica e nella nomina dei giudici della Corte Costituzionale. Si trattera’ per le maggioranze di governo di avere un po’ di pazienza, ma alla fine il candidato alla presidenza della Repubblica lo eleggeranno. Il progetto di riforma costituzionale poi non risolve ma aggrava il tema dell’immunita’, estesa anche a consiglieri regionali e a un sindaco per regione, e realizza, nel Titolo V, un incredibile ritorno al centralismo dello Stato.
Il problema dei problemi resta comunque un premierato forte, senza contrappesi: dopo le elezioni conosceremo certo chi ha vinto e il primo ministro. Il nostro sistema istituzionale non sara’ pero’ ne’ quello genuinamente parlamentare ne’ quello presidenzialista. Si accentuera’ insomma la tendenza negativa ad una democrazia personalizzata, con eccesso di deleghe e poverta’ di controllo”.