lapr_11107144_33590La crisi finanziaria della Grecia sembra al suo epilogo con il rischio di un pericoloso salto nel buio. Se si è arrivati a questo punto è anche per responsabilità dell’Europa. Un primo grave errore è stata la gestione iniziale della crisi dei debiti sovrani tra il 2010 e il 2011. Germania e pochi altri paesi nordici hanno imposto una linea di rigida austerità che si è rivelata fine a sé stessa, iniqua per milioni di cittadini in difficoltà anche nella vita quotidiana, inefficace rispetto agli stessi obiettivi di risanamento. La Grecia dal canto suo per un verso ha falsato i bilanci per altro ha speso con leggerezza oltre il ragionevole.Gli Stati Uniti hanno seguito una linea opposta, di impronta keynesiana: sono stati fatti grandi investimenti pubblici per rilanciare lo sviluppo, l’occupazione e il potere d’acquisto. Oggi sono fuori dalla crisi mentre l’Europa c’è ancora dentro. La situazione della Grecia nel 2010 si poteva risolvere con interventi di 30-40 miliardi di euro: nel 2015, le risorse necessarie vanno moltiplicate almeno per dieci. La Germania non volle allora, soprattutto per ragioni di consenso interno: si votava in un land importante, il Nordreno-Vestfalia. Cinque anni dopo una crisi gestibile è diventata un’emergenza drammatica, che rischia di minare le fondamenta dell’Unione Europea. In questo percorso spicca con evidenza un altro errore: l’Unione europea gestita con metodo intergovernativo mortifica la sua ragione d’essere. Il peso politico ed economico di pochi paesi, il tandem Germania-Francia in posizione dominante, non sono più in grado di assicurare una governance efficiente e democratica; il Parlamento, eletto da tutti i cittadini europei, in una crisi come l’attuale, può svolgere solo un ruolo di appello e sollecitazione; la Commissione, che dovrebbe essere il governo federale e che dalle ultime elezioni ha una sua – seppur parziale – legittimazione diretta da parte dei popoli, non ha i poteri necessari e l’autonomia politica per farlo. È indispensabile che le trattative tra Unione europea e Grecia abbiano un esito positivo. Il governo italiano deve svolgere un’iniziativa forte per favorire questa soluzione. Non esistono alternative: nel XXI secolo gli Stati nazionali europei, da soli e nessuno escluso, scompaiono.