L’Italia ha una nuova legge elettorale per la Camera: entrerà in vigore a partire da luglio 2016. È certamente migliore del porcellum, anche grazie alle modifiche introdotte al Senato, ma mantiene alcuni difetti rilevanti. Per questo a suo tempo non l’avevo votata.
Riforma della Costituzione e legge elettorale sono inseparabili: due facce della stessa medaglia. Il superamento del bicameralismo paritario deve seguire strade nuove.
L’Italicum determina l’elezione del Primo Ministro: il forte meccanismo maggioritario assicura la governabilità, premiando il partito che vince le elezioni, al primo turno se supera il 40% dei consensi o al secondo con il ballottaggio tra le prime due liste. Chi vince avrà il 55% dei seggi. Non contesto che i governi abbiano una solida base parlamentare: dà stabilità al loro lavoro, è un’esigenza delle democrazie moderne. Questa necessità non deve sacrificare la rappresentanza, cioè la sovranità dei cittadini. La democrazia si fonda su equilibri istituzionali: non tutte le decisioni possono essere nella disponibilità della sola maggioranza di governo. Su alcune scelte serve un consenso politico ampio. Si pensi ad esempio alle leggi sulla libertà religiosa, i diritti delle minoranze, a quelle eticamente sensibili; all’elezione da parte del Parlamento in seduta comune del Presidente della Repubblica; a quella di 5 componenti della Corte Costituzionale, dei membri laici del Csm. Lo squilibrio numerico tra una Camera di 630 membri e un Senato di 100 accentua questo aspetto critico. Inoltre bisogna colmare un deficit grave dell’Italicum: la maggioranza degli eletti sarà indicata dai partiti.
Per questi motivi è necessario un Senato elettivo. La soluzione Bundesrat tedesco, che pure avevo proposto, non è più sostenibile. In Germania ad un Senato composto da delegazioni dei governi regionali, che votano in modo unitario, si affianca una Camera eletta con proporzionale e soglia di sbarramento al 5%. E per non tener conto di una proposta del Bundesrat occorre alla Camera una votazione con la stessa percentuale di consensi.
In Italia serve ora un Senato delle garanzie, eletto direttamente dai cittadini, con legge proporzionale, in concomitanza con le elezioni dei Consigli regionali; con pari poteri rispetto alla Camera su riforma della Costituzione, leggi elettorali, diritti delle minoranze, libertà religiosa, leggi etiche.
Non è un modo per lasciare le cose come stanno. Il bicameralismo paritario va superato: la Camera sarà la sola a dare la fiducia al governo e ad avere l’ultima parola sulla gran parte delle leggi.
Caro Senatore, chi aveva in testa il disegno di farci rimpiangere la “legge truffa” è riuscito nel suo scopo. Non so cosa deciderà il Presidente della Repubblica, riguardo la firma di promulgazione, ma pare non ce ne sia bisogno, perché il capo del governo, con la foto che si è fatto fare mentre firmava, gli ha fatto capire che chi decide è lui e non il Garante della Costituzione. Criticavamo ferocemente Berlusconi e compagnia, ora che la “puzzonata” è stata compiuta da quelli che si richiamano alla storia della sinistra siamo giunti oltre il limite della decenza. Ringrazio tutti quelli che hanno votato contro, compresi Deputati e Senatori del PD, che hanno onorato con quel voto l’appartenenza al campo democratico ed a tutta la sua storia ed in particolare sono stati conseguenti al loro impegno contratto con chi li ha eletti, sul programma: “Italia bene comune”. Caro Senatore le giacche dei tanti si stanno sdrucendo e s’incrostano di un “unto” molto sgradevole, anche se abbiamo lo stomaco buono. Concordo con la sua dichiarazione riguardante i regolamenti parlamentari. Finiamola con l’appellarsi ai regolamenti quando si tratta di leggi costituzionali. Loro che parlano dell’intralcio della burocrazia, alla bisogna fanno tabula rasa di diritti fondamentali scritti nella Carta. Fate bene a cercare di porre riparo all’ultima nefandezza della legge elettorale cercando di porre contrappesi istituzionali e di altre modifiche, ma sono profondamente convinto per tutto quello che ho visto ed assistito in questi mesi che con questi è tempo perso. Credo che la vostra iniziativa appassionata, combattiva ed argomentata sempre se non riesce a collegarsi con il sommovimento in atto nel mondo del lavoro, della scuola, della povertà e della disperazione, sarà difficile far cambiare verso a questi. Ho capito in queste ore che se c’è un movimento forte, convinto e combattivo degli italiani, questi incominciano ad incespicare. Sono furbi, ancora a(ma non tutti) acerbi, ma la loro legge Acerbo se l’hanno votata. Buon lavoro e speriamo che passi questa ondata di fanatismo riportando gli italiani a ragionare e a sentirsi protagonisti per un’Italia migliore. Gianni Aquili
La rappresentanza non è la sovranità dei cittadini, è la possibilità che gli eletti dai cittadini rispecchino si possono confrontare tra loro nelle aule parlamentari in numero equivalente al numero dei voti ricevuti dai cittadini, senza sbarramento, senza premio di maggioranza.
Implicitamente 100 senatori contengono di per se uno sbarramento naturale, ergo non vi può essere rappresentanza come specchio della società rispetto ai voti ottenuti dai cittadini.
Il problema vero è che qualcuno vuole fare antipolitica nel mentre distrugge la repubblica.
Andare ancora dietro a queste persone equivale ad un tradimento della costituzione.
Non si può cancellare con dei tarallucci e del vino ciò che è stato fatto sulla legge elettorale come merito ma sopratutto come merito.
Non si può cancellare la seduta fiume che ha impedito un naturale svolgimento della discussione su una revisione della costituzione di 40 articoli, e che impedirà in futuro la modifica dell’articolo 2.
Articolo 2 che teoricamente potrebbe anche essere modificato per quanto riguarda il numero dei componenti del senato, in quanto nell’altro ramo del parlamento la commissione prima ed in aula poi il numero è stato modificato, anche se la cifra totale finale è rimasta 100.
Il problema è che questa gente non ha alcuna intenzione di mollare di un solo millimetro.
In piu la rappresentanza del senato la vogliono non rispetto al voto popolare, con la ripartizione dei seggi spettanti ad ogni gruppo fatta dall’ufficio circoscrizionale la sera stessa del voto, cioè calcolando i seggi sul numero effettivo di voti ricevuti da ogni gruppo, e poi lasciando che quel gruppo politico decida in autonomia chi nominare facendo ratificare al consiglio regionale, ma sulla consistenza dei gruppi politici regionali viziati dal premio di maggioranza.
Vogliono pochi senatori dopolavoristi e vogliono che siano obbligatoriamente consiglieri regionali, e non invece dei bravi sindaci che il gruppo politico in autonomia all’interno dei propri statuti di democrazia interna sceglie.
Bisogna decidere se si vogliono affossare totalmente le forme partito a favore di un regionalismo del magna magna, o se si vuole avere dei partiti costituzionalizzati all’interno della repubblica, che abbiano come filtro di sicurezza il consiglio regionale, che nomina e revoca effettivamente il senatore, ma che si frappone tra il partito e la figura rappresentativa.
Si intende specchio della società quando a tot voti corrispondono tot seggi rispettando totalmente l’uguaglianza del voto senza alcun premio di maggioranza, senza alcuno sbarramento, nemmeno quello naturale che si ha in un senato di soli 100 componenti.
Lasciando a 350 rappresentanti si ottiene lo sbarramento naturale di 350 mila voti nelle regioni piu popolose affinche un partito ottenga un seggio.
La libertà di mandato continua ad essere garantita, il seggio senatoriale può essere perso per revoca del consiglio solo es esclusivamente se vengono a mancare le condizioni che ne hanno portato all’elezione, ovvero il seggio comunale, o il seggio regionale, una decadenza, cause relative all’inellegibilità.
E’ dunque, in questo caso, il singolo consiglio regionale che deve decidere per la decadenza del senatore e non l’intero senato come invece avviene oggi.
E quel rappresentante non mantiene l’assenza del vincolo di mandato e non può decadere per le sue idee, ma rappresenta la regione e non piu la nazione.
Resta un fatto che non essendoci elezione diretta da parte del cittadino, questo senato può essere solo parzialmente delle garanzie.
Non ci sarà dunque una valida collaborazione tra le due camere, il senato sarà sempre considerato una ruota di scorta.
Ho proposto che il senato potesse essere chiamato “SENATO DELLA RAPPRESENTANZA POPOLARE” e questo per un motivo molto semplice, essendo i senatori nominati e andando verso forme di democrazia diretta, si sarebbe potuto occupare delle leggi di iniziativa popolare, avrebbe potuto avere la prima lettura in queste leggi, che oggi non trovano alcuno sbocco.
Avrebbe potuto dare garanzie al popolo italiano per quanto riguarda la bollinatura sui costi standard, sulle finanziarie fatte dall’altra camera, il potere di bollinatura ovvero parere favorevole della commissione finanze del senato, che può essere negativo solo se vengono scoperte coperture inadeguate.
Infatti una repubblica democratica non può affidarsi a dei meri tecnici della tessoreria per verificare che venga rispettato il pareggio di bilancio in costituzione.
Un senato che avesse responsabilità anche sulla proclamazione dello stato di guerra, in quanto dall’altra parte c’è una minoranza che diventa maggioranza con un premio ad un solo partito che può condizionare il capo delle forze armate.
Avevo proposto che il senato a maggioranza qualificata dei 2/3 potesse legiferare su tutte le materie di competenza regionale, cioè potesse fare una sola legge che diventa poi automaticamente vigente in ogni regione.
Questa riforma cosituzionale affossa le province, ne prende le risorse che poi vengono vendute dall’antipolitica nazionale come soldi freschi investiti “per la prima volta” nelle scuole.
Avremo i super presidi e i super prefetti che obbediscono al presidente del consiglio.
Avremo un presidente della repubblica minacciato quotidianamente che perde il potere di formazione del governo e scioglimento delle camere perchè questi vengono dati al capo politico che non deve nemmeno ricoprire la carica di presidente del consiglio, e da fuori il parlamento può comandare non essendo candidato e non essendo votato, grazie ad una legge elettorale che non permette le preferenze al livello nazionale.
la riforma costituzionale toglie molti poteri alle regioni,salvo poi concederli bonariamente indietro se la regione obbedisce al nuovo ducetto eletto con l’italicum.
Questo è uno stravolgimento della democrazia, in certi comuni non avranno piu nemmeno la scheda per eleggere il sindaco, perchè limitrofi a città metropolitane, non avranno piu la scheda per l’elezione proviciale, quella per l’elezione dei senatori.
Il minimo sindacale che è stato chiesto in aula è stato fermamente opposto un NO.
E’ stato chiesto solamente di rendere operativi i referendum propositivi, di indirizzo, che non mutavano in alcun modo la legislazione vigente.
Dunque il cittadino ha sempre meno la possibilità di dire la propria, i poteri dello stato si sbilanciano verso una sola camera comandata da una sola persona che ha pieni poteri in tutta la repubblica, ad ogni livello territoriale, senza piu contrappesi.
Fermarsi alla sola elettività dei senatori sarebbe banale, certo è importante che l’articolo 2 del DDL boschi sia bocciato e che restino i 350 parlamentari eletti dal popolo, ma c’è anche tutta una serie di altre questioni che non si possono ignorare.
Vannino, è lodevole il tuo impegno per correggere una delle storture che il fantoccio renzi ha imposto al sistema politico italiano, ma guardiamo in faccia la realtà! Ripristinare il Senato elettivo non servirà a ridurre le conseguenze nefaste e nefande dell’italicum. Considera che adesso il pregiudicato ha la strada spianata per riprendersi il potere ed esercitarlo in modo assoluto, anche se si riesce a ripristinare l’elettività del Senato tanto quando avrà il potere assoluto il pregiudicato farà i suoi porci comodi e non ci sarà Senato che tenga. Ho riflettuto sulle conseguenze dell’italicum inizialmente come ti ho scritto più volte ero convinto che il pregiudicato puntasse a raggiungere il 40% al primo turno (Se vuole, in queste condizioni, lo raggiunge già al prino turno), ma ho capito che gli conviene andare al secondo turno perché così avrà il 53% dei seggi senza la Lega. Adesso che c’è l’italicum il pregiudicato abbandona il basso profilo tenuto finora per permettere l’approvazione della legge e comincia a fare politica attivamente, ormai renzi non gli serve più e infatti comincia ad attaccarlo sul serio, dopo averlo sostenuto e avergli fatto vincere oltre che le primarie (farsa!) anche le europee. Con la fine dell’appoggio mediatico del pregiudicato renzi è destinato a finire nella pattumiera della storia, come ogni fantoccio.