sciopero generale della CGIL - i personaggiL’ennesima tragedia nel mar Mediterraneo, la più grave di sempre, riporta l’attenzione sulla questione umanitaria. Al culmine di due settimane in cui migliaia di persone si sono imbarcate dalle coste del nord Africa alla ricerca di una speranza in Europa, circa 800 persone sono morte annegate per il ribaltamento della barca su cui erano stipate in condizioni disumane. Dall’inizio dell’anno oltre 1650 esseri umani hanno perso la vita nel mare che unisce Europa, Africa e Asia.
Ancora una volta, ed è da troppo tempo, siamo costretti a richiamare l’Unione Europea ad assumersi le sue responsabilità. La barca della morte si è ribaltata in acque libiche: non ha nemmeno raggiunto il territorio italiano che costituisce solo l’approdo più vicino. Spesso la meta finale è in altri paesi europei. Il Mediterraneo abbraccia i confini sud dell’Europa: è la sfida oggi di maggior rilievo. L’Unione non può voltarsi dall’altra parte, ignorando la tragedia umanitaria che si sta consumando davanti ai suoi occhi. Nella maggior parte dei casi si tratta non migranti ma di persone che fuggono da teatri di guerra e carestia e hanno diritto almeno alla richiesta di asilo politico.
L’Italia ha fatto e continua a fare la sua parte come è doveroso che sia: con l’operazione Mare Nostrum abbiamo salvato migliaia di vite umane. I governi Letta prima e Renzi poi, cogliendo anche l’occasione del semestre di presidenza italiana, hanno posto il tema nelle istituzioni dell’Unione ottenendo i primi, seppur timidi passi avanti: oggi l’operazione europea Triton esiste grazie all’impegno italiano.
Come si vede però è largamente insufficiente. Ci auguriamo che il Consiglio Europeo straordinario di giovedì dia il via a politiche nuove. L’Unione Europea ha il compito di esercitare una reale leadership per contribuire alla stabilizzazione politica in Libia; far terminare la guerra civile in Siria; sostenere Tunisia, Marocco, Giordania, nella costruzione di riforme democratiche. L’Unione deve combattere le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di esseri umani, stabilendo presidi di accoglienza anche in territorio africano e rendere effettivo il diritto all’asilo politico nei paesi che ne sono membri. Solo in questo quadro, se limitate e indispensabili, possono esserci operazioni di polizia internazionale sotto egida dell’Onu. L’Unione Europea non può tuttavia delegare a nessuno il compito di realizzare nel “suo” mare Mediterraneo solidarietà, stabilità, pace.